Nadia Arace, capogruppo di 'Si può' durante la discussione di un ordine del giorno in materia di compatibilità e sostenibilità ecologica

Una sinistra di governo alternativa al Pd, oltre che alla destra e ai movimenti demagogici. E’ questo l’obiettivo al quale sta lavorando Si Può, per le elezioni amministrative del capoluogo, puntando soprattutto sull’aggregazione delle forze sociali della comunità locale, come sottolineato dalla consigliera comunale uscente di Avellino, Nadia Arace.

Come procede il percorso organizzativo e di ascolto del territorio dell’associazione Si Può?

«Dopo aver chiuso la fase fondativa, l’associazione Si Può ha aperto un ciclo di assemblee pubbliche per discutere di città, acqua, politiche di genere. In sinergia con le altre forze politiche della sinistra siamo in prima linea a sostegno della gestione pubblica dell’acqua, a cominciare dalla raccolta firme per il referendum consultivo cittadino sul futuro della risorsa idrica. (Leggi l’articolo)Il nostro percorso mira a valorizzare la volontà di partecipazione civica per costruire in maniera condivisa proposte concrete sulle questioni che ci stanno più a cuore, nel  tentativo costante di mobilitare intelligenze, energie, disponibilità e generosità, ma tenendo sempre fermo il nostro punto di vista sulle cose e sul mondo. Siamo un’associazione che non ha bisogno di mascherare sigle politiche o di far dimenticare contraddizioni e trascorsi imbarazzanti, ma che ha scelto di darsi gli strumenti per far vivere una sinistra diffusa, più larga delle comunità politiche che la compongono».

Quale idea di città intendete portare avanti?

«L’idea di città è tutta nel prezioso patrimonio di proposte, mozioni, interrogazioni che il gruppo consiliare Si Può ha costruito, pezzo per pezzo, in questi cinque anni di opposizione in consiglio comunale. Abbiamo centrato l’ultima assemblea pubblica sul tratto che Calvino assegna alle sue città invisibili: “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. Ecco, noi pensiamo che la forma di Avellino dovrebbe essere quella di una città che si oppone alle disuguaglianze sociali, alle povertà, al taglio dei servizi pubblici, alla privatizzazione della cultura, della sanità, dell’acqua, al degrado ambientale, alla disgregazione dei rapporti umani, alla rinuncia come abitudine quotidiana. Questo è il deserto a cui ci opponiamo».

Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale aumenta il numero di liste civiche, almeno in teoria, pronte a scendere in campo. Che ne pensa?

«Io trovo nel civismo esasperato la spia della degenerazione della politica. E’ un po’ come il “vestito buono” da indossare nella grandi occasioni elettorali e poi si passa il resto dell’anno aspettando la svendita. C’è sicuramente il tema dell’insufficienza e della fatica che fanno i partiti tradizionali in un’epoca disintermediata, dove basta l’opinione pubblicata su facebook per risolvere la complessità del tempo che viviamo. Lo sforzo da fare, invece, è di segno opposto: serve aprire luoghi reali dove costruire pensiero politico e serve la generosità di renderlo, poi, vero nella pratica. Ma sopra ogni cosa è necessario avere una visione. Noi abbiamo scelto di metterci all’altezza degli ultimi. Negare di avere un punto di vista o, peggio ancora, non averlo proprio, non solo è una spregiudicata operazione di maquillage, ma non è utile alla comunità».

In alcuni settori del Pd si registrano segnali di attenzione nei confronti della sinistra. C’è ancora un margine di confronto con Via Tagliamento?

«Più che segnali di attenzione, dal Pd per il momento vengono segnali di fumo. Non mi pare di aver sentito alcun sussulto, alcuna reazione politica seria né dopo la fallimentare esperienza Foti, né  dopo la debacle che ha bocciato l’accozzaglia delle scorse amministrative. Oggi, a qualche mese delle elezioni, non vedo nessuna novità che faccia immaginare un cambio di rotta rispetto alle politiche sbagliate di questi anni e rispetto al vero tema del rinnovamento della classe dirigente. Insomma, mi sembra obiettivamente difficile parlare di margini di fronte all’assenza di qualsiasi iniziativa di rottura. Dopodiché, è l’autonomia il tratto che ci ha visti in questi anni distanti e alternativi al fallimento del Pd e alla logica dell’indistinto con cui tiene insieme tutto e il suo contrario, solo per occupare potere. Del resto, non c’è ragione di dubitare che sarà esattamente quella stessa logica a muovere di nuovo il Pd anche in occasione delle prossime amministrative. Noi continueremo a muoverci nel solco della coerenza di questi anni, lavorando con le energie civiche e democratiche che vivono in città senza concedere, però, alcuno spazio all’ambiguità. Tra l’altro, trovo sia sciocco attendere Godot, perché alla fine non è mai arrivato».

In che modo pensate di costruire un’alternativa politica ed amministrativa nel capoluogo e soprattutto di riuscire a raggiungere il non facile obiettivo di aggregare nuove energie?

«L’alternativa non è che ce la dobbiamo inventare ogni volta e ad ogni elezione e sciupare via il patrimonio che abbiamo costruito in questi anni. L’alternativa sta nella nostra storia, nelle proposte che abbiamo offerto alla città dai banchi del consiglio e fuori, nella costante e attentissima cura a tenere vive le relazioni con il tessuto civico con cui in questi anni abbiamo lavorato. E’ in questo quadro che Si Può ha aperto un dibattito pubblico in città, mettendo a disposizione il lavoro svolto e le tantissime energie che ci sostengono e che hanno sottoscritto il progetto associativo. Siamo sempre stati convinti della necessità di costruire dal basso e non nelle stanze le nostre proposte ed è da questa evidenza che è nato il progetto associativo. Non sono poca cosa le iniziative che fioriscono in città da parte di nuove associazioni, sono segnali importanti, è una volontà diffusa di mettersi in moto che registriamo ed è con queste energie, innanzitutto, che vogliamo confrontarci, muovendoci nel solco della coerenza di questi anni e senza concedere alcuno spazio all’ambiguità».

Non è immaginabile l’ipotesi di un candidato sindaco donna, giovane, con esperienza amministrativa ed una visione del futuro, che si metta a disposizione di un centrosinistra in grado di fare autocritica e lanciare una nuova sfida per il governo della Città? Nadia Arace sarebbe disponibile a mettersi in gioco?

«La vocazione ad allargare lo spazio politico resta l’ambizione di una sinistra che voglia essere di governo e che ha tutte le carte in regola per amministrare, e bene, la città di Avellino. Allargare il campo per parlare prima di tutto alle persone però, perché questo è lo spirito con cui è nato Si Può. Noi ripartiamo da qui. In questi anni, non mi sono mai sottratta all’impegno politico e alla rappresentanza, e devo dire che essere stata indicata come la sintesi della sinistra cittadina, per guidare Si Può alle scorse amministrative, è stato per me un grande onore, che ho provato a far vivere in consiglio, con il rispetto che riservo ai valori e alle istanze di quanti mi hanno sostenuto. Il mio futuro è un fatto marginale, non lo è invece l’impegno a mettere la stessa passione, la dedizione, la voglia di cambiare concretamente la città in cui vivo a sostegno di quella che sarà la proposta di Si Può».

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