Il segretario nazionale del Partito Democratico, Maurizio Martina al Forum milanese del Pd (archivio)

In Campania, Calabria e Sicilia i risultati del voto tra gli iscritti del Pd sono ancora ufficiosi. La pioggia di ricorsi sul lavoro delle commissioni elettorali getta un’ombra, costituisce un vulnus per un partito che non sembra aver colto il messaggio degli italiani quasi un anno fa, quando sono fuggiti in massa verso l’antipolitica.

L’ombra non riguarda tanto i ricorsi, ma che siano a senso unico. Si contestano stravolgimenti del dato emerso dal conteggio fatto nei circoli che hanno avuto come risultato la riduzione della forbice tra Nicola Zingaretti e Maurizio Martina. Inoltre, per ammissione del partito nazionale, le verifiche contabili sull’avvenuto pagamento delle iscrizioni, dicono che a un mese dalle primarie il Pd non dispone di una anagrafe certa dei suoi iscritti. Questa circostanza non ha precedenti, ma soprattutto rappresenta un colpo alla credibilità del processo democratico.

Vista dall’esterno, si potrebbe concludere che si è voluto impedire al Governatore del Lazio di arrivare al 50 per cento, riducendo la platea dei votanti abilitati. Più in generale, il sospetto delegittima l’operato di organismi dirigenti che, a torto o a ragione, da arbitri diventano dei giocatori agli occhi della pubblica opinione.

Il prezzo lo sta pagando il partito. A due settimane dal voto nei circoli non ci sono ancora i risultati definitivi, tra verifiche contabili delle tessere e accreditamento delle quote. Eppure si sta parlando di meno di 200mila iscritti da verificare e scrutinare, una platea certo non particolarmente impegnativa, se si considerano le esperienze dei vecchi partiti.

Solo domenica prossima alla Convenzione nazionale del Pd, convocata all’Hotel Ergife, si dovrebbe avere il quadro definitivo.

In questo contesto, contano i numeri e non le argomentazioni offerte per giustificare il cambio di dati da una settimana all’altra. In Irpinia lo schema si è ripetuto come nelle maggiori regioni del Sud. “Voglio sgombrare il campo da polemiche inutili e strumentali e riportare il discorso alla sua dimensione reale. Nessun annullamento, nessun favoritismo”, ha affermato Fabio Galetta, Presidente della commissione provinciale per il congresso del Partito Democratico. Una tesi rispettabile, che in queste ore stanno ripetendo tanti dirigenti locali nel Mezzogiorno. Lo scenario complessivo nelle regioni del Sud dipinge una realtà diversa, almeno nelle tre regioni.

LE CONSEGUENZE POLITICHE AD  AVELLINO. I ricorsi a senso unico un risultato lo hanno provocato ad Avellino. Le significative assenze nella Convenzione provinciale di ieri tra i sostenitori di Zingaretti certificano forse già ora la fine della possibile unità del partito, che sembrava ad un passo. In attesa delle primarie, si tratta di un campanello d’allarme in vista delle scadenze che contano, quelle elettorali.


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