La targa all'ingresso del quartier generale della Fca

Il documento della Fiom Cgil che propone la battaglia unitaria del sindacato per evitare la fuga negli Usa della Fca, pronta a lasciare l’Italia, dopo la scelta del Governo di imporre una ecotassa.

Confronto subito per evitare la chiusura di tutti gli stabilimenti italiani della Fca

Documento Fiom Cgil 15.1.2019

L’amministratore delegato di Fca, accompagnato dalla proprietà, ha annunciato da Detroit che è in discussione il piano di investimenti, industriale e occupazionale in Italia. Al contrario, vengono annunciati nuovi investimenti negli Usa e un giudizio positivo sui risultati della vendita di Magneti Marelli, la performance finanziaria.

Per i lavoratori italiani le notizie da oltreoceano se confermate dall’azienda metterebbero a rischio l’occupazione. Gli stabilimenti italiani da anni sono in cassa integrazione perché i piani industriali dichiarati non sono stati realizzati e rinviati. Fino ad oggi la chiusura di interi stabilimenti è stata scongiurata grazie agli accordi di solidarietà e di cassa straordinaria firmati dalla Fiom per impedire i licenziamenti e arrivare alla piena occupazione.

La Fiom aveva ritenuto utile – ma insufficiente per la rioccupazione di tutti i lavoratori – l’investimento di 5 miliardi. Il piano presentato dal nuovo amministratore delegato è in ritardo sulla svolta ibrida ed elettrica rispetto ad altre case automobilistiche, anche alla luce delle innovazioni che sta attraversando il settore sia sulle piattaforme di condivisione dell’utilizzo che sul self drive. La Fiom ha valutato che la mancanza di nuovi modelli Maserati e di auto di massa non avrebbe certamente risolto il problema della piena occupazione. L’ibridizzazione dei modelli in produzione a marchio Jeep, Alfa e Maserati e il lancio della 500 elettrica sono un primo passo che se messo in discussione avrebbe effetti negativi sulla situazione già incerta.

La messa in discussione di quanto annunciato – insieme all’andamento negativo del mercato, alla riduzione dei volumi prodotti da Fca già nel 2018 in Italia, alla scadenza degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti (da Mirafiori a Grugliasco, da Pomigliano d’Arco a Nola) e alle politiche negative del governo sul mercato dell’auto – rende indispensabile l’apertura immediata di un confronto per impedire il rischio di un effetto domino su altri stabilimenti Fca già in crisi (Mirafiori, Grugliasco, Modena, Cento, Pomigliano, Nola, Pratola Serra) con il rischio sulle aziende della componentistica.

La Fiom aveva già manifestato la necessità di fare sistema per l’innovazione e l’occupazione: ora non possono essere i lavoratori a pagare il prezzo di decisioni sbagliate e prese senza tener conto dell’impatto sui lavoratori.

Il governo cambi strada e investa sulla transizione della capacità produttiva istallata, sulla formazione e valorizzazione delle competenze dei lavoratori dell’automotive che anche nel periodo più difficile della crisi hanno tenuto in piedi il settore.

La Fiom chiede alle altre organizzazioni sindacali l’avvio di un confronto unitario, perché non si può procedere divisi sul diritto al lavoro. Il governo convochi le parti per mettere insieme le proposte utili a rilanciare il settore.

La Fiom in assenza di garanzie per i lavoratori, deciderà nelle assemblee le iniziative da dover tenere per scongiurare i rischi sul futuro degli stabilimenti italiani.


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