Con l’ecotassa del Governo Conte la Fca lascerà l’Italia. Il carico fiscale sulle auto di lusso e i Suv introdotto in Italia su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico mette in discussione il piano di investimenti da 5 miliardi annunciato solo a novembre dal Ceo Mike Manley. Tornano in discussione soprattutto gli stabilimenti destinati alla produzione Diesel, da Pratola Serra a Cento. Gli impegni della Fca cambiano, perché quello presentato a Torino era un Piano concepito prima che si decidesse una tassa di questo tipo, ha spiegato il manager del Gruppo. L’annuncio di Mike Manley arriva dal Salone di Detroit, durante un collegamento con Cnbc. Non è confermato il piano 2019-21 da 5 miliardi, quindi nemmeno l’obiettivo della piena occupazione. Ancora una volta la tassa ecologica sarà pagata in termini di occupazione e prospettive di sviluppo industriale dell’Italia in un settore strategico e fondamentale come quello tradizionalmente d’eccellenza per il Belpaese come l’automobile.

La Fca di Pratola Serra

CONFERMATI I TIMORI DEL SINDACATO. Proprio mentre le organizzazioni sindacali lanciavano allarmi sul ritardo della Fca nella predisposizione dei piani di riconversione per gli stabilimenti, soprattutto per quelli votati alle produzioni Diesel, ora la doccia fredda, che conferma la volontà del Gruppo di portare i miliardi previsti in Italia altrove. Il riferimento è al mercato americano, dove il Governo statunitense dettasse chi produce e assume nel suo territorio federale. Esattamente in linea con le previsioni fatte dalla Fiom Cgil in queste ore, riprese da nuovairpinia.it, Pratola Serra e Cento sono i primi stabilimenti della lista in predicato di saltare nel caso in cui fosse confermato il disimpegno. L’ecotassa, del resto, colpisce la produzione di veicoli alimentati da carburanti tradizionali e la multa multimilionaria che la Fiat Chrysler Automobiles pagherà per l’accordo con gli Stati Uniti finalizzato ad archiviare il cosiddetto dieselgate (intese raggiunte con il Dipartimento di Giustizia, l’agenzia per l’ambiente e alcuni Stati dell’Unione, con un esborso di 700 milioni di euro), non consente alternative al gruppo italoamericano, di fronte al salasso imposto in Italia sulle vendite. Manley ha annunciato a Detroit un investimento corposo in due nuovi modelli nuovi modelli Jeep, spiegando che l’incidenza dell’ecotassa riduce le risorse a disposizione degli investimenti italiani. Dopo aver esordito a Detroit al fianco di John Elkann, Manley si è mostrato ottimista sulle prospettive di Fca, per la quale il caso italiano non inciderà sulle prospettive di crescita. Gli investimenti sottratti al Belpaese si trasferironno oltre Oceano. Come dire, da Giuseppe Conte a Donald Trump.

Michele Di Palma, Segretario della Fiom Cgil

L’ALLARME DELLA FIOM CGIL. Nei giorni scorsi la Fiom Cgil aveva avvertito il Governo di un pericolo imminente. La filiera dell’auto tradizionale è in picchiata in Italia e «anche gli stabilimenti Fca di Pratola Serra e Cento sono a rischio chiusura», aveva dichiarato il Segretario della Fiom Cgil, Michele De Palma, commentando i dati diffusi dall’Anfia sulla filiera dell’Auto in Italia. Secondo i dati diffusi dall’Anfia, il calo delle vendite in un solo mese da ottobre a novembre ha fatto registrare un -27 per cento, che su base annuale significa -9 per cento (nel 2018 rispetto al 2017). De Palma aveva spiegato che senza un intervento pubblico vero a sostegno della riconversione verde, l’eco tassa non potrà fungere da stimolo in un mercato globalizzato dove le produzioni si spostano istantaneamente da Continente a Continente. Non potrà far passare l’anno solo con gli ammortizzatori sociali, che già colpiscono Pratola Serra, ma anche le fabbriche destinate al polo del lusso, come Pomigliano d’Arco e Torino, aveva sottolineato. Per Fiom Fca è in crisi perché non ha proposto modelli ecologici e sollecitava un intervento da parte del Governo, proprio per gli effetti della ecotassa. In realtà è proprio il balzello ad aver frenato Fca, che sugli altri fronti internazionali continua ad annunciare modelli nuovi. Fiom chiede un tavolo per discutere il Piano cosiddetto ‘green’ per l’Auto, rilanciando la proposta già avanzata a metà ottobre, prima che Mike Manley annunciasse gli obiettivi di Fca. Occorre dotare il sistema nazionale di un programma di riconversione verde, che dovrà essere aiutato dallo Stato, in questa partita coinvolto direttamente per l’impatto sull’economia che l’Auto avrà in negativo con l’attuale trend, in positivo se si guarderà avanti. Se in gioco ci sono il futuro dello stabilimento di Pratola Serra e le fabbriche del Gruppo nel Mezzogiorno, «è importante attuare una conversione sistemica e interna dello stabilimento. per garantire la produzione ad un impatto ambientale ridotto o nullo», ha spiegato alla fine di ottobre il leader della Fiom Cgil, in una intervista a nuovairpinia.it. Quelle parole riacquistano peso nel momento in cui «occorre ingranare la marcia dell’elettrico e dell’intelligenza artificiale applicata alla mobilità». Per De Palma, spiegò allora ribadendolo oggi, «il motore diesel si spegne pian piano e se contestualmente non si attiva il comparto elettrico, si rischia che dalla nuova sfida si esce vinti anzichè vincitori».

Colonnini per il rifornimento di energia ai veicoli elettrici

RIFORNIMENTO ELETTRICO, ECCO I COLONNINI. Da allora sono passate poche settimane, ma sono cambiate molte cose proprio nel settore dei servizi destinati ai veicoli elettrici. Alla vigilia di Natale il colosso dell’Enel specializzato in energia digitale, Enel X, ha annunciato l’installazione e l’attivazione presso l’area di servizio Q8 di Rho Sud, della prima stazione di ricarica lungo il tratto autostradale in Italia. L’accordo siglato da Enel X e Q8 consente agli utenti di viaggiare su auto elettriche tra Torino e Milano, con la possibilità di alimentare il veicolo esattamente come con i mezzi tradizionali.

La sede della Commissione Europea a Bruxelles

IN EUROPA. In questa logica in Europa, la Gran Bretagna sta chiedendo a voce alta un sostegno dello Stato per l’infrastruttura di ricarica (punti di fornitura energia elettrica), segno che nella partita, i britannici sono molto avanti. La Norvegia invece detiene il primato europeo di auto elettriche con oltre centomila veicoli elettrici in un paese di soli cinque milioni di abitanti. Qui il boom della costruzione di colonnine è stato mosso soprattutto dall’iniziativa governativa che ha finanziato parte degli investimenti, da sponsor privati di alberghi, negozi, supermercati e Comuni che sono destinazioni preferite dei turisti. I norvegesi hanno iniziato a promuovere, sponsorizzare e sovvenzionare l’acquisto e l’uso di auto elettriche fin dagli anni Novanta. In sostanza quel che si impone anche da noi è anche un cambio mentalità dei cittadini, del mercato e quindi del sistema industria. È evidente che il ruolo dello Stato è decisivo perchè si tratta di un cambiamento epocale.


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