Nel bene e nel male la politica (e l’antipolitica) è stata protagonista nel 2018. Un anno intenso, ricco di appuntamenti elettorali e di colpi di scena, che però non è stato in grado di rilanciare il rapporto tra le istituzioni ed i cittadini.

Le elezioni del 4 marzo hanno modificato radicalmente gli equilibri in Irpinia, come nel Paese: la debacle annunciata del Pd, che si è rivelata più netta del previsto, ma anche di Forza Italia, che in provincia di Avellino però è riuscita ad arginare la frana, ed il successo travolgente del Movimento Cinque Stelle, che ha fatto cappotto, insieme al soddisfacente esordio della Lega al Sud.

Dei parlamentari uscenti soltanto il berlusconiano Cosimo Sibilia, passato dal Senato alla Camera, ed il grillino Carlo Sibilia, sono stati confermati. Tutti gli altri eletti, o piuttosto nominati, come sarebbe più giusto dire, sono alla prima esperienza in Parlamento e in diversi casi alla prima esperienza politica ed istituzionale in assoluto. Si tratta del senatore Ugo Grassi e dei deputati Michele Gubitosa, Maria Pallini e Generoso Maraia, che vanno a rinfoltire la delegazione dei Cinque Stelle, che poi incasserà anche la nomina di Sibilia a sottosegretario agli Interni.

In realtà, anche un altro esponente politico irpino è stato confermato a Montecitorio: il segretario nazionale di Rivoluzione Cristiana ed oggi presidente della rinata Dc, Gianfranco Rotondi, candidato nella lista di Forza Italia in Abruzzo.

La sonora sconfitta del Pd, secondo qualcuno, è stata ancora più netta anche a causa delle candidature esterne, risultate poco gradite alla base: l’ex Udc, Giuseppe De Mita, e l’ex Scelta Civica, Angelo D’Agostino. Insomma, una sommatoria di elementi e di fragilità avrebbero contribuito a lasciare a secco i Democratici ed anche gli alleati.

Differente la dinamica, ma non l’epilogo delle elezioni amministrative del Comune di Avellino. Il centrosinistra sbanca al primo turno, superando con le liste il 50% dei votanti (precisamente il 53%), e raccogliendo la maggioranza dei seggi del consiglio, ma il candidato sindaco, Nello Pizza, resta dietro, fermo al 43%. Un risultato, comunque, buono che gli consente di staccarsi notevolmente dal candidato del M5S, Vincenzo Ciampi. Ma al ballottaggio gli equilibri mutano e la vittoria, per quanto monca, è appannaggio dei Cinque Stelle, sostenuti ufficiosamente da una parte del centrodestra e delle civiche.

La nuova esperienza amministrativa si è distinta più per le polemiche e per gli scontri, ponendosi su questo versante in continuità con il passato, che non per gli atti amministrativi.

Il nodo principale, rimasto sostanzialmente ancora irrisolto, è la difficile situazione finanziaria dell’ente. Il governo cittadino regge però soltanto cinque mesi. Ciampi viene sfiduciato da un ampio schieramento politico ed il Comune affidato nelle mani del commissario prefettizio Giuseppe Priolo. Le polemiche non terminano nemmeno in questa fase. L’attenzione sull’attività istituzionale resta alta e la questione di un’eventuale dichiarazione di dissesto, con tutte le implicazioni politiche della vicenda, sono la causa delle dimissioni di ben due subcommissari.

In un solo anno, il Comune di Avellino ha vissuto la fine del mandato del sindaco Pd, Paolo Foti, la breve esperienza targata Cinque Stelle con Ciampi ed il successivo commissariamento.

Prima della fine anticipata dell’amministrazione Ciampi, però, ancora un altro test elettorale. Questa volta non sono i cittadini ad essere chiamati alle urne, ma i sindaci ed i consiglieri comunali, per designare il presidente della Provincia ed i rappresentanti dell’assemblea di Palazzo Caracciolo. A sorpresa vince il candidato del centrodestra, che preferisce presentarsi come un esponente fuori dagli schemi: il sindaco di Avella, Domenico Biancardi (che un anno prima aveva partecipato alle primarie del Pd, sostenendo Orlando), che ha la meglio sul candidato del centrosinistra, il sindaco democratico di Solofra, Michele Vignola. In fin dei conti, il copione si ripete. Già quattro anni prima a farne le spese dei conflitti interni al Pd e al centrosinistra, ma anche dei tatticismi sempre in voga, era stato Foti, battuto da Domenico Gambacorta, sindaco di Ariano Irpino e dirigente di Forza Italia.

Che per il Pd sarebbe stato ancora un anno movimentato, lo si era capito dall’esito del congresso provinciale, tenuto in primavera, che ha fatto registrare una profonda spaccatura tra le componenti interne, con la mancata partecipazione dei franceschiniani, guidati dall’ex senatore Enzo De Luca, e dell’area del deputato Umberto Del Basso De Caro. Dall’altra parte, un composito schieramento con in testa la presidente del consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, ed il consigliere comunale di Avellino, Gianluca Festa, che ha sostenuto il segretario, Giuseppe Di Guglielmo.

Ma gli assetti dello scorso congresso appaiono già superati e ci si prepara per le assisi regionale e nazionale del partito.

 

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