Elena Iaverone, ex vicesindaco di Avellino ed assessore al Bilancio dell’amministrazione Foti, sta per cominciare un nuovo percorso politico, insieme ai colleghi di giunta Arturo Iannaccone ed Ugo Tomasone. In questi giorni, però, il tema che tiene banco a Piazza del Popolo è quello finanziario, sul quale potrebbe essersi consumato lo strappo tra i dirigenti del Ministero degli Interni, chiamati ad occuparsi del Comune capoluogo.

Iaverone, anche per il commissario Giuseppe Priolo la questione economica dell’ente resta la priorità da affrontare. Ritiene che il dissesto sia ancora all’ordine del giorno?

«La proposta di dissesto avanzata dalla giunta Ciampi è irricevibile, perché non ci sono i presupposti per darle seguito. Non è un caso che il Ragioniere capo del Comune di Avellino ha espresso un parere difforme al provvedimento, che in ogni caso andava approvato dal consiglio».

Attorno alla relazione dei revisori dei conti si è creata una grande attesa, anche se poi l’organo di controllo non è entrato nel merito della strategia da adottare per la gestione del disavanzo, non rientrando nelle sue competenze.

«I revisori non potevano che fare una fotografia dell’esistente, non di certo esprimersi sulle soluzioni possibili. Hanno preso atto del Consuntivo del commissario ad acta Tommasino, che registrava un discostamento rispetto alla precedente stesura del documento contabile».

Secondo lei perché l’amministrazione uscente ha fortemente insistito su questa ipotesi?

«E’ stata solo propaganda politica, una spregiudicata speculazione politica. Il dissesto è un atto tecnico, che per l’adozione richiede la sussistenza di determinati parametri di legge. Non si possono sottovalutare le ricadute che questa misura avrebbe sui cittadini e sull’ente: dal blocco dei fondi europei, all’innalzamento delle tariffe dei servizi a domanda individuale, al congelamento dei crediti dei fornitori. Si rischia la paralisi per dieci e più anni. L’amministrazione delega la gestione dei conti ad una commissione interministeriale, scaricandosi di tutte le responsabilità».

Come va inquadrata, dunque, la situazione contabile del Comune di Avellino?

Nella foto Elena Iaverone, con alcuni colleghi in occasione del brindisi di fine anno il 31 dicembre 2016. Alla sua destra Teresa Mele ed Anna Carbone. Alla sua sinistra il sindaco Paolo Foti e Costantino Preziosi

«Non ho mai negato che vi fossero problemi, ma negli scorsi anni abbiamo messo in campo una serie di misure per fronteggiare le difficoltà. La situazione è però sicuramente meno critica di altri capoluoghi della Campania, come Benevento e Caserta. Non siamo di fronte ad un quadro disastroso, ma al contrario recuperabile con un piano di rientro adeguato, usufruendo anche del piano di rotazione previsto dal governo».

A chi sostiene che le precedenti amministrazioni abbiano osteggiato l’opzione del dissesto perché temevano l’accertamento di eventuali responsabilità, cosa risponde?

«Per quanto ci riguarda nessun timore. Abbiamo sempre gestito i conti con il massimo rigore, dando seguito alle indicazioni della Corte dei conti del 2013: riconoscimento dei debiti fuori bilancio, verifica e recupero dell’evasione fiscale, transazioni con i creditori, ma anche con gli enti che non avevano corrisposto al Comune i tributi dovuti. Ovviamente non avevamo la bacchetta magica. Ma di sicuro il disavanzo non è frutto di irregolarità. Adesso, piuttosto, sono io a porre un interrogativo».

Quale?

«Durante l’amministrazione Ciampi sono trascorsi cinque mesi senza che alcun intervento fosse avviato. Così la situazione è migliorata o si è aggravata? Spero, dunque, che il commissario assuma quanto prima i provvedimenti che più riterrà idonei».

Parliamo di politica. Dopo l’esperienza nel Pd, adesso è pronta ad avviare un nuovo percorso. Cosa è successo?

«Sì, è proprio così. L’esperienza in giunta è stata molto intensa, ma anche delicata e complicata. Ci saremmo aspettati il pieno sostegno del partito. Invece, siamo rimasti soli. Anzi, siamo stati addirittura ostacolati. Insieme ad altri colleghi, Arturo Iannaccone es Ugo Tomasone, abbiamo deciso di archiviare quella fase e dare vita ad una nuova avventura politica: la Rete civica per l’Italia».

Di cosa si tratta?

«E’ un movimento civico meridionale, costruito con amici siciliani, calabresi, pugliesi e campani. Il progetto ha l’obiettivo di rilanciare una politica strettamente legata al territorio, in grado di dare risposte concrete ai problemi e creare una prospettiva di lungo termine».

Si è vociferato che fosse in atto una trattativa con la Lega. Pensavate forse ad un patto federativo con il partito di Salvini?

«No, nulla di tutto ciò. Avevamo semplicemente organizzato un convegno con la partecipazione, tra gli altri, del deputato Gianluca Cantalamessa, coordinatore regionale della Lega. Un semplice confronto politico. Il nostro è un movimento trasversale. Intendiamo partire dalle proposte, attorno alle quali aggregare persone competenti, pronte a spendersi. La linea prenderà forma sulle cose da fare».

La locandina del convegno promosso dalla Rete Civica

Sarete presenti alle prossime scadenze elettorali?

«Sì, certamente. Presenteremo la lista alle amministrative di Avellino, ma anche in altri Comuni».

Chi sarà il candidato sindaco del capoluogo?

«Lo sceglierà la base del movimento. La nostra sfida è anche cambiare metodi. Prima dei nomi, verrà il programma. Proprio per questo, l’esordio in Irpinia di Rete civica per l’Italia avverrà con un convegno su un tema importante, che vedrà la partecipazione di autorevoli relatori: “Sviluppo ed occupazione. Quale ricetta per l’Irpinia e per il Sud”».


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