La sede del Comune di Avellino e la Torre dell'Orologio, simbolo della citta capoluogo

Al Comune di Avellino in queste ore si ragiona sui tempi per la presentazione della mozione di sfiducia al Sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi. Considerato il margine imposto dal regolamento, nei prossimi giorni i consiglieri comunali decisi a procedere per la scadenza dell’attuale amministrazione devono sottoscrivere gli atti necessari. Per poter arrivare in aula a novembre, subito dopo il voto delle provinciali, si dovranno raccogliere nei prossimi giorni almeno altre tre delle tredici firme necessarie previste dall’articolo 51 terzo comma: “La mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei Consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il Sindaco. Essa è messa in discussione non prima di dieci e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione al Segretario Generale. Se la mozione viene approvata, si procede allo scioglimento del Consiglio ed alla nomina di un commissario ai sensi delle leggi vigenti”.

Enza Ambrosone, capogruppo consiliare del Pd. Già vicesindaco della città di Avellino. Dal 1995 siede tra i banchi consiliari della città di Avellino.

Dal momento del deposito agli atti, il Presidente del Consiglio comunale Ugo Maggio dovrà calendarizzare la seduta per la discussione e la votazione della mozione entro dieci fino ad un massimo di trenta giorni. Il gruppo dei Democratici in questa fase ha la responsabilità di stabilire quando aderire, ma non avrà i numeri sufficienti per procedere alla sfiducia senza l’apporto di tutti e sei i suoi consiglieri, al netto della posizione di Davvero guidato da Gianluca Festa.

L’accelerazione “mediatica” impressa in queste ore dal consigliere Livio Petitto, sembra diretta a provocare un confronto interno proprio alla compagine dei Democratici, che hanno stabilito all’unanimità di non procedere fino a dopo lo svolgimento delle elezioni provinciali. Proporre una discussione consiliare prima del 31 ottobre, data in cui si svolgeranno le elezioni di secondo livello (cioè riservate ad amministratori locali) a Palazzo Caracciolo, significherebbe aprire una frattura tra i firmatari di quell’accordo decisi ad onorare l’impegno assunto in via Tagliamento, sotto l’egida dei rappresentanti istituzionali Rosa D’Amelio e Umberto Del Basso De Caro.

Pur messa in calendario, va ricordato, la mozione di sfiducia avrà successo solo se almeno diciassette voti favorevoli arriveranno dopo il dibattito in sede di una votazione che avviene per appello nominale.

Oltre ai dieci firmatari già certi, servirebbe il voto di tutti e sei i componenti del Pd. Anticipare la discussione prima delle provinciali potrebbe presentare dei rischi per chi oggi ha numeri abbondanti per poter chiudere l’esperienza di Vincenzo Ciampi alla guida della amministrazione comunale di Avellino, dopo la vittoria nel ballottaggio del giugno scorso.


LA MOZIONE DI SFIDUCIA | Cosa prevede lo statuto comunale

Articolo 51 – Mozione di sfiducia
I. Il voto contrario del Consiglio comunale ad una proposta del Sindaco o della Giunta non comporta obbligo di dimissioni.
II. Il Sindaco e la Giunta cessano contemporaneamente dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio comunale.
III. La mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei Consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il Sindaco. Essa è messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione al Segretario Generale. Se la mozione viene approvata, si procede allo scioglimento del Consiglio ed alla nomina di un commissario ai sensi delle leggi vigenti.


Archivio. L’INTESA RAGGIUNTA IL 17 SETTEMBRE DAI GRUPPI PD E DAVVERO

Pd e Davvero pronti a sfiduciare il sindaco Ciampi, ma non subito

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