Biodigestore, la Valle del Sabato
in corteo dice no alla Regione che ora apre

Un corteo di trattori guidati da agricoltori del settore enologico, produttori vitivinicoli, rappresentanze sindacali, ambientali e sindaci, ma anche tanti cittadini hanno marciato per chiedere di non costruire nel cuore del Distretto del Greco l'impianto. Tra i presenti anche il Sindaco di Avellino

Dopo l’imponente manifestazione del comitato, di alcuni sindaci, di diversi produttori del vino Greco di Tufo, la Regione ha aperto un canale di dialogo per postare la ubicazione del previsto biodigestore.

Attraverso il Vicepresidente con delega all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, il Governo regionale ha chiarito tre punti. È tempo che l’Ato locale assuma la responsabilità di operare sul territorio, stabilendo di concerto con le comunità locali dove fare gli impianti; deve dotarsi rapidamente di un piano industriale condiviso, ma solido nella sua programmazione delke infrastrutture e dei servizi; deve sciogliere il nodo del nuovo gestore.

In questo senso, il Governo regionale chiede alle autorità locali che hanno partecipato al sit-in di produrre una istanza di delocalizzazione, suggerendo soluzioni alternative. Si tratta di una posizione anticipata in qualche modo dalla Presidente del Consiglio Regionale Rosa D’Amelio, che alla vigilia della manifestazione aveva già aperto alla mediazione.

LA GIORNATA. Il corteo degli agricoltori, dei produttori, dei .sindaci e di tanti cittadini residenti nella Media Valle del Sabato aveva chiesto alla Regione Campania di non costruire il Biodigestore a Chianche.

Una manifestazione pacifica, quella organizzata  partire dallo svincolo autostradale di Avellino Est, che ha colmato la distanza tra Altavilla Irpina e Avellino Est, tagliando l’intero comprensorio del Greco di Tufo, lungo il percorso che dovrebbero seguire i comparatori carichi della frazione organica qualora fosse realizzato l’impianto.

Ieri mattina alla testa di settanta trattori i manifestanti hanno marciato scandendo slogan in difesa dell’areale del Greco, bocciando l’ipotesi di un impianto industriale a ridosso della zona dove da anni crescono i vigneti dedicati ad una radice da cui proviene uno dei pochi vini bianchi che si presta all’invecchiamento, un DocG conosciuto in tutto il mondo.

Il corteo ha raggiunto la zona altavillese del Ponte dei Santi in tarda mattinata, dove un palco ha ospitato alcuni dei protagonisti di questa iniziativa, promotori di una protesta che non riguarda un impianto di compostaggio in quanto tale, ma punta a preservare le zone dedicate alla coltivazione delle uve da attività diverse.

La marcia dei manifestanti tra i vigneti
Teresa Bruno, amministratrice della Petilia di Altavilla

La presenza dei produttori, a cominciare dalla giovane amministratrice della Petilia, Teresa Bruno, per proseguire con il Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia, Stefano Di Marzo è stata significativa. Accanto al Coordinamento di lotta contro l’installazione del biodigestore di Chianche #NessunoTocchilIrpinia rappresentato da Ranieri Popoli, vignaioli, cantine vitivinicole, trasformatori, sindaci, cittadini dell’area interessata e della Valle del Sabato, Coldiretti, Cia, associazioni ambientaliste e di tutela della filiera agro-alimentare, e Pro Loco.

Secondo Di Marzo, oltre all’impatto del traffico dei mezzi pesanti, il vero danno per il Distretto del Greco sarebbe d’immagine.

Il palco di Altavilla Irpina dove produttori e sindaci si sono confrontati con cittadini e manifestanti chiedendo lo stop alla programmazione dell’impianto

Il corteo era partito all’onsegna dell’ottimismo. Il primo risultato per i manifestanti era errivato ancora prima della marcia. Venerdì sera la Presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio aveva già aperto alla possibilità di una delocalizzazione dell’impianto, ma sottolineando la necessità delle comunità di farsi carico con responsabilità della necessità di collaborare, salvo favorire una nuova stagione emergenziale in Campania. «La Regione ha sempre sostenuto che ci vogliono i biodigestori. Non possiamo pensare che non si costruiscano gli impianti a casa nostra e che i nostri rifiuti vadano altrove. Gli impianti se fatti bene sono un’opportunità. La Regione ha scelto Chianche perché il Comune aveva offerto la disponibilità. Anche l’amministrazione di Conza della Campania aveva mostrato interesse, ma quando è venuto meno, non se ne è fatto più nulla».

DOSSIER Biodigestore.

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