Era riuscita a sbloccare il Piano di Zona A4, di cui è stata presidente in carica fino alla cessazione del suo impegno di assessore alle politiche sociali del Comune di Avellino, nel luglio scorso. Oggi assiste all’ultimatum lanciato dalla Regione Campania ai sindaci dell’Ambito 4, per garantire con la scelta dell’Agenzia Consortile di salvare il lavoro fatto in questi anni di difficile ricucitura, dopo una lunga fase conflittuale all’interno della base istituzionale. Dell’aver fatto ripartire il Piano di Zona è fiera, spiega nell’intervista che segue. Lo considera un importante risultato al pari del riassetto di un settore delicatissimo, quello dell’Assegnazione Alloggi Pubblici. Cita anche il Maggio dei Monumenti e l’apertura del Museo di Villa Amendola come “obiettivi importanti che  rappresentano la cifra di un impegno portato avanti dal 2015 con sobrietà”, rimarca, in una compagine politica condizionata dalle liti tra i consiglieri.

L’assessore Teresa Mele (a sinistra) con alcuni colleghi in occasione del brindisi di fine anno il 31 dicembre 2016. Accanto a lei: Anna Carbone, Maria Elena Iaverone, il Sindaco Paolo Foti e Costantino Preziosi

Avvocato Mele, da Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Avellino, ruolo che ha svolto fino a pochi mesi fa, che cosa pensa della proposta di far nascere nell’Ambito 4 una azienda consortile?

«Si propone concretamente un obiettivo che personalmente avevo sostenuto fin dall’inizio del mio mandato nella Giunta guidata da Paolo Foti».


ARCHIVIO. AZIENDA CONSORTILE ULTIMATUM DELLA REGIONE SI SINDACI

Come Amministrazione sceglieste di riorganizzare e rilanciare il Piano di Zona Sociale, però. Perché?

«Mancavano le condizioni oggettive per unire tutti su quella linea. Quando ho assunto la delega il Piano di Zona Sociale era un campo di battaglia. La stessa capacità di dare risposte a livello cittadino risentiva di questa condizione di inagibilità».

Con quale obiettivo aveva assunto l’impegno di rappresentare Avellino al tavolo con gli altri Comuni?

«L’obiettivo era uno solo: superare lo stallo causato dallo scontro permanente tra i Comuni. Avellino capofila da un alto, Altavilla Irpina, Capriglia Irpina, Cervinara, Chianche, Grottolella, Montefredane, Petruro Irpino, Pietrastornina, Prata, Pratola Serra, Roccabascerana, Rotondi, San Martino, Torrioni, Tufo in ordine sparso dall’altro. Si doveva trovare una sintesi per far ripartire una programmazione decisiva per dare risposte a numerose famiglie in attesa di servizi efficaci, tempestivi e concreti».

L’assessore Teresa Mele in Consiglio comunale
Alla fine la quadra si è trovata. Ma non quella la soluzione che auspicava Lei…  

«Il mio mandato in prima battuta riguardava il superamento dei contrasti, garantendo slancio alla attività del Piano di Zona. Sono lieta di esserci riuscita, incassando peraltro i complimenti dell’assessore regionale Lucia Fortini, con il sostegno del Consiglio comunale. Ma c’era la consapevolezza che un’azienda speciale avrebbe potuto fare anche di più».

Perché considera il modello organizzativo del Piano di Zona meno adatto?

«L’azienda speciale consente di responsabilizzare una gestione indipendente dalle amministrazioni comunali, che con il Piano di Zona sono parte dell’assetto. Trattandosi di servizi alla persona, assistenza e prestazioni a ceti deboli, a fasce disagiate o in difficoltà, non è poco».

La decisione maturata in queste ore cancella quanto realizzato durante il periodo del suo assessorato.

«Al contrario, ne completa lo sforzo. Posso dire che oggi questo importante campo della amministrazione locale è stato rimesso in moto. Per i cittadini è certamente un’ottima notizia, per il Comune si tratta di un obiettivo centrato in pieno».

Con quali prospettive oggi?

«Questo ora dipende dai Comuni e dall’Amministrazione di Avellino, naturalmente. Spetterà a loro mantenere gli impegni assunti, consentendo di giungere effettivamente al traguardo di lungo percorso che ora può consentire una svolta».

Ritrova qualcosa del suo lavoro nella prospettiva concreta di una azienda consortile?

«Oggi i Comuni sono chiamati a crearla. Senza il mio accordo sulla convenzione per il Piano di Zona ci sarebbe stato un commissariamento, ma non solo».

Cioè?

Molte risorse sono da confermare, altre da ottenere, ma anche noi abbiamo fatto la nostra parte. La convenzione siglata ha permesso nel corso del 2017 di approvare una programmazione licenziata nel gennaio 2018 che ora genererà i suoi frutti anche con il nuovo soggetto consortile. Ho lasciato un Piano di zona pronto per procedere senza intoppi, con un dibattito aperto sul modello».

L’assessore alle Politiche sociali della Regione Campania, Lucia Fortini
Quel dibattito è stato chiuso a Napoli dall’Assessore regionale Lucia Fortini. Nelle ultime settimane prima della campagna elettorale si era polemizzato circa la tempistica dei bandi, in sovrapposizione alla chiusura della consiliatura e alla scadenza del voto. Che ha pensato in quei giorni?

«I tempi del Piano di zona, della sua programmazione che stabilisce e regola bandi, servizi e attività, vanno misurati esclusivamente sulla necessità di dare risposte ai cittadini. In un Paese come l’Italia dove si vota frequentemente, lo dico con orgoglio, governo e amministrazioni non possono funzionare ad intermittenza. Occorreva andare avanti».

Il Segretariato Sociale non poteva attendere…

«I tempi di oggi sono figli della gestazione che ha portato alla convenzione prima, alla programmazione poi. Si tratta di un servizio essenziale, peraltro vincolato al Comune di Avellino, non rinviabile alla luce della necessità oggettiva di dare risposte immediate. In questo settore si era atteso anche troppo per la dotazione di assistenti sociali e l’inserimento di psicologi e di un sociologo».

Ci sono stati altri bandi?

«Il cronoprogramma prevedeva il bando per la specialistica in partenza da settembre, ad esempio. Ricordo la ludoteca, i servizi per la prima infanzia e il centro polifunzionale per disabili già assegnati. E mi piace sottolineare che avevamo previsto servizi per gli affetti da autismo, con borse lavoro, in particolare».

L’assessore Teresa Mele nel suo ufficio di piazza del Popolo
Il tema della povertà, il disagio sociale dei giovani e delle famiglie, sono al centro del dibattito pubblico. In attesa di vedere quali nuove misure saranno decise dal Governo e dal Parlamento, come si sta muovendo Avellino?

«Con la riforma attuata quest’anno, non ci sono limiti di età per ottenere il Reddito di inclusione, il cosiddetto REI. Prima di andar via dal Comune avevamo ricevuto oltre 600 domande per altrettanti nuclei familiari, ma è una cifra parziale, non definitiva»

Ritiene efficace questa misura?

«Soprattutto con la nuova formulazione, quella attivata dal primo gennaio 2018. Sostituendo il SIA, il ‘Sostegno per l’inclusione attiva’ e l’ASDI ‘Assegno di disoccupazione’, il REI offre sì un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica, ma nel quadro di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa che non assiste la povertà, ma punta a superarla».

Ci sono anche altre tipologie di sostegno?

«Come Servizi Sociali sono disponibili i bonus luce, diamo i contributi a chi non può pagare l’affitto, ma abbiamo anche promosso accordi per intensificare i controlli sul reale disagio: le risorse in questo campo sono preziose, occorre garantire che vadano a chi ha davvero diritto e bisogno. La trasparenza è un presupposto irrinunciabile».

Esiste anche la povertà estrema. Su questo tema in passato non sono mancati dibattiti in occasione di fatti di cronaca.

«I senzatetto sono un fenomeno diffuso nel Mezzogiorno e nel Paese da sempre. I mutamenti sociali repentini di questo ultimo decennio hanno fatto crescere il fenomeno. Il caldo forte estivo e il freddo polare al culmine dell’inverno mettono a rischio la vita delle persone. Il dormitorio d’emergenza attivato all’Istituto Rubilli quest’anno ha aiutato».

A proposito di politiche per la famiglia, cresce la domanda di asilo per i bambini e di assistenza per gli anziani. Quale è stata la risposta?

«Siamo intervenuti in questo ambito con misure specifiche. Rimodulando orari, organizzazione e investimenti, abbiamo creato altri 23 posti nei nidi. C’è già un nuovo bando pronto in quest’ambito. Ne approfitto per ricordare anche quello per il trasporto scolastico riservato ai disabili. Quanto agli anziani, con il Servizio Civile garantiamo assistenza alle persone con maggiori difficoltà. Mi permetta di sottolineare il patrocinio dato alla Misericordia per il servizio di collegamento ospedaliero, grazie ad un pulmino acquistato dalla associazione. Questo servizio coprirà l’intera città».

Con la ripresa economica di questi ultimi anni è migliorato a livello statistico il grado di accesso della donna al lavoro, ma resta il divario con gli uomini. Cosa si è fatto? 

«Anche qui abbiamo predisposto bandi, giunti ormai alla fase conclusiva dell’iter, per migliorare l’occupabilità femminile e l’accesso al mercato del lavoro. Nel contempo, con il programma ‘Svolte’, offriamo un centro per fornire assistenza alle donne vittime di violenza fisica o anche solo psicologica».

Perché non si è candidata ad entrare nel prossimo Consiglio?

«Ho svolto il mio ruolo centrando gli obiettivi stabiliti dall’incarico ricevuto dal Sindaco Paolo Foti, che ringrazio per la fiducia accordatami. Ho ritenuto giusto lasciare spazio a nuove energie in questa fase».

La non candidatura rappresenta un disimpegno anche dalla politica sul piano generale?

«L’amore per la mia città in particolare, per la mia terra sul piano più generale, non si esaurisce nel mandato di assessore, né termina con la scelta di non candidarmi. Ho sempre inteso l’impegno civile come un dovere per tutti».

Ha fatto parte per tre anni di un’amministrazione spesso nel mirino del fuoco amico. Le polemiche non hanno risparmiato la giunta, né gli assessori singolarmente. Lascia portando con sé più soddisfazioni o amarezze?

«Amministrare non è facile per nessuno, anche quando il contesto politico risulta apparentemente più calmo. La dialettica politica, anche quella più aspra, fa parte del gioco. Tuttavia, sono soddisfatta di aver contribuito a spianare la strada a chi verrà in diversi ambiti delicati».

Il dramma casa è l’altra faccia del disagio sociale. Come titolare anche di questa delega si è trovata a fronteggiare un settore caldissimo nell’ultimo quinquennio… 

«Il settore della casa è stato condizionato a tutti i livelli sia dalla crisi sociale, che dalla riduzione di risorse per gli investimenti. Ad Avellino c’era in più il problema di rifinanziare un programma di sostituzione edilizia reso più complicato dal diritto di molti assegnatari che avevano deciso di esercitare il diritto di riscatto. Inoltre, occorreva risolvere la questione della manutenzione…».

Come si è regolata? 

«Abbiamo dato impulso al Piano di spostamento dell’inquilinato nell’ambito del programma di sostituzione edilizia laddove sono state reperite nuove risorse per procedere. Abbiamo fatto confluire le quote condominiale nei fitti, per colpire l’evasione e garantire liquidità alle spese gestionali interne ai condomini pubblici, introducendo anche un Fondo di solidarietà per chi ha difficoltà economiche, il cui regolamento è in attesa di essere esaminato e approvato dal Consiglio».

L’assessore Teresa Mele accanto al Sindaco di Avellino, Paolo Foti, in occasione della presentazione alla stampa del Museo di Villa Amendola
Complessa si è rivelata la partita sugli sfratti per morosità o per occupazione illecita. 

«Procedimenti avviati, dopo aver fatto controlli serrati. Nonostante poco personale, è stato fatto un lavoro importante di monitoraggio, che sta producendo e produrrà i suoi effetti».

Nella prima fase del suo impegno in Giunta aveva ricoperto altri incarichi. In particolare quello alle Pari Opportunità e alla Cultura. Nel primo caso si è trovata a interpretare un ruolo difficile mentre il Parlamento italiano stava cambiando con le regole anche equilibri consolidati. 

«L’adesione del Comune di Avellino alla ‘Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni
Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere’ consente ad Avellino di allinearsi a quelle amministrazioni locali e regionali che hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale delle persone omosessuali e transessuali, tutelando questi cittadini dalle discriminazioni. Ad Avellino i cosiddetti Lgbt nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa hanno un riferimento preciso a cui guardare».

Su questo tema si era spesa anche prima di diventare assessore, ma proprio da componente della Giunta ha potuto recepire le nuove norme sui diritti per la diversità. 

«Come per altri temi importanti, sono lieta che anche in questo caso la nostra città abbia saputo dimostrare apertura e sensibilità».

Da assessore alla Cultura quale risultato porta via con sé?

«Il Maggio dei Monumenti del 2016, un accordo con la Curia, la Provincia e la Soprintendenza che ha consentito di aprire chiese, luoghi di culto e di sapere alla fruizione dei cittadini, promuovendo libri, musica e convegni…».

E poi? 

«La consacrazione di Villa Amendola come la sede di un Museo della Città e la sua affermazione come simbolo di un Capoluogo ritrovato. Aggiungo la cittadinanza onoraria a Ettore De Conciliis, l’autore del Murale della Pace, emblema avellinese nel mondo».

Ettore De Conciliis ad Avellino sul palco del Teatro Carlo Gesualdo alla inaugurazione della stagione 2015-16
Cosa porterà con sé di queste iniziative. 

«Ne serberò un ricordo bellissimo. Gli affanni della giornata non ci lasciano vedere i tesori che Avellino custodisce nelle sue corti, dentro chiese e monumenti».

Cosa consiglia a chi assumerà la responsabilità di amministrare il Capoluogo? 

«Aprire Avellino alla gente, rinsaldarne il dialogo con Napoli e le altre città della Campania, è fondamentale per garantire un futuro alle nuove generazioni. Dobbiamo ricordare a noi stessi e agli altri la storia della nostra città, prima di programmarne la valorizzazione. Oltre duemila anni alle spalle hanno lasciato tracce importanti, che vanno trasmesse a beneficio dei nostri figli».

La torre dell’orologio, simbolo medievale della città di Avellino

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