Beni archeologici, pochi soldi disponibili
Il patrimonio resta sotto l’Irpinia

Nonostante non manchino segnali di considerazione per i tesori sepolti, servirebbero risorse per portare alla luce interi ambiti urbani dell'epoca romana. Ecco la situazione a Conza, Mirabella, Carife ed Atripalda

Beni archeologici, sotto l’Irpinia c’è un patrimonio. Ma sono ancora troppo pochi gli investimenti. Attenzione al passato nel territorio irpino. Non mancano segnali di considerazione, tutela e rivalutazione dei siti archeologici, dei borghi antichi e di tutto quanto possa essere tracciato per tessere la maglia antica della nostra provincia. Nuovo progetto di scavo per l’antica “Compsa”, attenzione costante al parco archeologico Aeclanum con un’amministrazione comunale pronta ad investire attingendo alle proprie casse per completare il restauro del pavimento in mosaico. Ammonta infatti a ventiduemila euro circa, la somma messa a disposizione dal gruppo di maggioranza eclanese a supporto dei lavori relativi al recupero della prestigiosa pavimentazione rinvenuta in quel del parco archeologico. Fermenti positivi anche a Carife. Si legge dunque una generale e rinnovata sensibilità rispetto al patrimonio archeologico e culturale. Segno di spiccato senso civico, responsabilità e intraprendenza dove un ruolo importante è svolto dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino.

IL TESORO INTATTO DI COMPSA. Conza della Campania si rialza ancora una volta sulle fondamenta della sua antichità. L’Istituto Centrale per l’Archeologia ha pubblicato on line le richieste di concessioni di ricerca 2018. Tra i beneficiari spicca il nucleo antico di Compsa. Ente concessionario, l’Università di Tubingen (Germania). Direzione dei lavori affidata a Christiane Nowak – Lipps. Autorizzazione regolarmente protocollata. Nuova luce dunque sui resti del paese tante volte vittima di terremoti.

Il primo il 25 ottobre 990. A seguire, Conza ha subito scosse negli anni millequattrocento e ancora nei secoli successivi fino a contare l’inquietante numero di circa otto fenomeni tellurici di entità considerevole. Le macerie del sisma del 1980 si sono sovrapposte ai resti della storia del luogo. A quei reperti che simbolicamente (e non solo) hanno sempre dato man forte ad una comunità più volte costretta a rialzarsi e ricominciare. Dal mattone e da una vita nuova. L’ateneo tedesco di Tubingen è stato fondato nel millequattrocento e ha ospitato genialità di riconosciuta fama, tra cui i filosofi Hegel e Schelling. L’Università “innovativa, interdisciplinare e internazionale” approda così alle radici di Conza per avanzare nello scavo di reperti. Il funzionario referente, indicato dal documento delle concessioni 2018, è la dottoressa Silvia Pacifico, responsabile del settore archeologico della Soprintendenza per le province di Avellino e Salerno. Attualmente il sito del “nucleo antico” è appannaggio del Comune che ha consegnato alla Pro Loco “Compsa” la gestione dell’area. Nel 1978 la Soprintendenza Archeologica avviò una campagna di ricerche nell’ambito di tutto il territorio comunale, durante la quale fu individuata una necropoli risalente al VI – V secolo avanti Cristo e furono recuperati nove corredi tombali. Ad oggi sono stati ritrovati il foro, l’anfiteatro romano e l’impianto termale. Inoltre, in località Fonnone è stata rinvenuta una Necropoli. «Come a Cairano e a Oliveto, anche a Conza le deposizioni risultavano piuttosto rade, mancando la comunità di un sistema di organizzazione dello spazio sepolcrale, che si traduceva in una disposizione e in un orientamento delle tombe generalmente casuale». Così nella descrizione della pagina web della Pro Loco. Milletrecento residenti circa, la località sede di un’oasi WWF, si appresta a vivere una nuova stagione. Il significato della nuova campagna di scavi è duplice: intanto il valore intrinseco della ricerca sarà dato dall’apporto di nuovi tasselli nella ricostruzione storica del sito; poi l’arricchimento socio-culturale della comunità rappresentato proprio dalla messa in opera di nuovi lavori di scavo. Dall’arrivo cioè di studiosi e ricercatori al servizio della storia che sta lì ad aspettare per restituire in chiaro la definizione di un’identità e di una cultura. L’area è stata oggetto di numerosi studi nonché di tesi di laurea. Ha suscitato nei visitatori stupore positivo al punto da essere censita e fortemente suggerita dai maggiori portali di turismo di qualità.

Un fregio appartenente presumibilmente di edificio pubblico rinvenuto nell’area dei nuovi scavi di Aeclanum nell’estate del 2016
Gli studenti britannici al lavoro nell’area dei nuovi scavi di Aeclanum. La foto risale all’estate 2016

SULLE RIVE DEL CALORE SI TORNA A SCAVARE. Buone nuove per il Parco Archeologico di Aeclanum. Richiesta di rinnovo concessione protocollata. Con postilla però. Ovvero “richiesta di precisazioni” prima del placet ufficiale. È quanto leggiamo dal documento on line dell’Istituto Centrale per l’Archeologia. I rumors sono positivi. Le premesse per il prosieguo degli scavi ci sono tutte. Il piano di studio è denominato “Apolline Project” e, nelle scorse stagioni, oltre all’Università di Edimburgo, ha visto il coinvolgimento diretto del Comune di Mirabella Eclano e della Soprintendenza. Le informazioni pubbliche dell’ “Apolline Project” rendono testimonianza di «un interesse speciale per Aeclanum, perché il modello ambientale costruito per i dintorni del Vesuvio indica certi gradi di interdipendenza economica tra le pianure campane e le montagne del Sannio. È un sito rappresentativo per la regione, e quindi le conclusioni che ricaviamo dai suoi scavi hanno impatti di vasta portata. La presenza della Via Appia, che attraversa Aeclanum stessa, ha reso questa regione altamente connessa».

Un momento degli scavi recenti ad Aeclanum

NEL CUORE DELLA VALLE UFITA UN MUSEO ARCHEOLOGICO. Nel silenzio della Baronia di Vico, Carife sta avanzando nei lavori di riqualificazione dell’edificio destinato da sempre ad ospitare un museo. A darne notizia, tra commenti, dubbi e qualche sottile malizia, i residenti che assistono con spirito interrogativo i cantieri aperti. Da queste parti la vicenda museo ha sempre rappresentato una speranza e un cavallo di battaglia per storici ed esponenti amministrativi. Tutto lascia intendere sia la volta buona. Da più parti ritenuta la capitale dell’archeologia irpina, Carife ha un background di tutto rispetto. Così la descrizione ufficiale del sito: «gli scavi archeologici hanno portato alla luce due necropoli sannitiche nelle località Piano la Sala e Addolorata. Le sepolture fin qui rinvenute sono riferibili ad un periodo che va dalla metà del VI e gli inizi del III secolo a.C. Tra gli oggetti ritrovati all’interno delle tombe, spiccano alcuni tipi di vasellame in argilla (crateri, coppette, olle) e numerosi oggetti in bronzo, per la maggior parte di provenienza etrusca. Attualmente è visitabile la località Addolorata».

Planimetria del parco archeologico di Abellinum

AD ATRIPALDA SI ATTENDONO TEMPI MIGLIORI. Scavi fermi dal 2010 per l’antica Abellinum. Tutto riposa sotto un manto vegetale di noccioleti e altri arbusti. Si tratta di uno dei più importanti centri dell’antica Irpinia conquistato dai Romani nell’89 a.C. L’area è aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 08:00 alle 14:00 e dalle 14:30 alle 19:30. Chiusa nei giorni festivi. Per le visite guidate è necessaria la prenotazione al recapito telefonico 0825-784265. «Dell’antica Abellinum sono ancora visibili importanti resti, tra cui, l’anfiteatro e le terme di età augustea e parte della cinta muraria.
L’area urbana, che coincide con la località oggi chiamata Civita, aveva una superficie di circa 25.000 mq, racchiusa entro una cinta muraria, quasi integralmente conservata, realizzata nel III secolo e profondamente rimaneggiata durante le epoche successive, soprattutto nel I sec. a.C. Degna di nota, per la ricchezza dell’apparato decorativo, è una domus scoperta nell’area nord-orientale della città, appartenuta a Marcus Vipsanius Primigenius, liberto di Vipsanio Agrippa, genero di Augusto». L’auspicio da più parti palesato è quello di stipulare convenzioni con Università come fatto per Aeclanum e Compsa.

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