Elezioni provinciali in Irpinia il 31 ottobre, ma voteranno solo sindaci e consiglieri in carica. La Corte Costituzionale ha dichiarato non legittimo il provvedimento con cui la Regione Sicilia aveva decretato il ritorno al suffragio universale nell’isola, superando la legge Delrio. In pratica, è stata impedita la riclassificazione dal secondo al primo livello dell’ente intermedio, che era stato depotenziato in attesa della sua cancellazione prevista dalla legge costituzionale firmata dall’allora Ministro Maria Elena Boschi. La Sicilia aveva agito in conseguenza della mancata soppressione bocciata nell’ambito del referendum del dicembre 2016, ritenendo di poter ripristinare l’elezione diretta alla scadenza naturale del mandato attuale di presidente e consiglio. Ma per la Consulta è inammissibile un’azione a carattere locale su una materia di competenza nazionale.

L’ex Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni Silveri

Il tentativo della Sicilia era stato favorito dal Governo, che a giugno aveva rinunciato ad impugnare la Finanziaria regionale proposta dal Governatore Musumeci, nella sostanza lasciando passare il ritorno alla elezione diretta in Sicilia e, per conseguenza, nel Paese. Proprio su questo punto l’Alta Corte è intervenuta, chiamata in causa dal Governo precedente, quello presieduto da Paolo Gentiloni, che aveva contestato nel merito una norma locale diretta a sabotare la semplificazione avviata a livello nazionale dal Legislatore con la legge Delrio. La Consulta e il precedente Governo hanno quindi impedito una cancellazione de facto della riforma approvata nel 2013, restituendo al Parlamento il compito di decidere il futuro assetto degli enti locali.

Gerardo Capozza con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte nei corridoi di Palazzo Chigi

LO SCENARIO POLITICO. Le conseguenze sul piano politico di un ritorno alla elezione diretta su tutto il territorio nazionale sarebbero state notevoli. Con gli attuali valori in campo, una elezione diretta dei nuovi presidenti e consigli provinciali avrebbe con ogni probabilità portato ad uno stravolgimento degli equilibri politico-amministrativi a vantaggio della maggioranza giallo-verde, che oggi rappresenta nei sondaggi sei italiani su dieci, come confermano le rilevazioni degli istituti principali.


ARCHIVIO. Elezione diretta per le Province: il caso siciliano apre nuovi scenari

CONFRONTA. Il sondaggio Swg per La7 del 24 luglio 2018


Se si fa riferimento ai risultati del sondaggio realizzato da Swg per La7 il 24 luglio scorso, la Lega al 30,7 e i Cinque Stelle al 29,3 per cento intercettano un ampia fetta dell’elettorato nazionale, circa sei cittadini aventi diritto su dieci, con un Centrodestra tradizionale oltre il 42 ed un Partito Democratico fermo al 18,1, incapace di trainare una eventuale coalizione di Centrosinistra al di sopra del 23 per cento.

PROROGA DELLE CARICHE «…MA SERVE UNA RIFORMA». Nel testo del decreto mille proroghe, illustrato oggi a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si è stabilita la proroga del mandato dei presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali in scadenza viene al 31 ottobre anziché al 14 ottobre. “La norma specifica anche che le elezioni per il rinnovo delle cariche provinciali in scadenza si terranno il 31 ottobre “contestualmente alle elezioni del rispettivo consiglio provinciale o presidente di provincia, qualora sia in scadenza per fine mandato entro il 31 dicembre 2018”, si legge nell’ultima bozza del testo, anticipata dal sito della Conferenza delle Regioni. A questo punto il Governo provvede a garantire la continuità amministrativa degli enti intermedi, in attesa di una riforma compiuta, al momento difficilmente realizzabile senza mettere mano ad un riassetto generale dell’intero settore degli enti locali, a partire dalle funzioni e dalle relative coperture finanziarie. Lo ha spiegato in queste ore Massimo Sertori, responsabile federale degli enti locali per la Lega e Assessore Regionale alla Montagna nella giunta lombarda guidata dal Governatore Fontana, intervistato da “La Provincia di Sondrio”. Spiegando che non basta cancellare la Legge Delrio per ridare forza e ruolo agli intermedi, perché «le Finanziarie, svuotando le casse, hanno privato di senso il lavoro delle amministrazioni provinciali», ha sollecitato l’Esecutivo Conte a chiamare in causa il Parlamento: «Bisogna trovare la soluzione migliore per andare oltre la Delrio, bisogna ragionare con calma su come procedere anche nell’ottica – e parlo per la Regione Lombardia – del processo di autonomia avviato». Se ne saprà di più nelle prossime settimane, quando il decreto approderà nelle aule di Camera e Senato per la conversione. In quella sede verranno fuori l’orientamento delle forze politiche e della maggioranza.

Domenico Gambacorta, sindaco di Ariano e Presidente della Provincia, nella foto ripreso durante una seduta del Parlamento Europeo dedicata al confronto con le autonomie locali sull’economia circolare

IN IRPINIA NUOVE ALLEANZE. In attesa della ennesima riforma degli enti locali, ad Avellino la scadenza del 31 ottobre mette in moto il confronto sulle alleanze. Nel 2014 i dissidi interni al Partito Democratico, con riferimento particolare alla rappresentanza in seno al Consiglio comunale del Capoluogo, impedì all’allora sindaco di Avellino un’elezione che appariva sicura. I franchi tiratori, come furono ribattezzati i consiglieri del Centrosinistra che sostennero il candidato rivale, portarono alla elezione per un mandato quadriennale di Domenico Gambacorta, sindaco di Ariano e in quella fase vicecoordinatore regionale di Forza Italia. Oggi il sindaco è un esponente del Movimento Cinque Stelle, ma il meccanismo del voto ponderato consente alle varie anime del Centrosinistra e dell’area Popolare di proporre una candidatura almeno sulla carta in grado di ottenere la guida di Palazzo Caracciolo. Per l’uscente Gambacorta, il cui mandato di sindaco scade il prossimo 30 aprile, l’obiettivo è riorganizzare il campo del Centrodestra, visto che la limitazione della candidabilità a Presidente di Provincia dei Sindaci con meno di 18 mesi di mandato non gli consente di ripresentarsi.

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