Alla Provincia rispunta l’elezione diretta del presidente. Per ora è solo una ipotesi, che potrebbe concretizzarsi entro l’autunno con un provvedimento del Governo.

Un segnale lo ha fornito il caso della Sicilia, Regione a statuto speciale, che aveva cancellato la riforma voluta dal governatore Crocetta. Quel provvedimento ha ripristinato l’elezione diretta e riqualificando nei poteri un ente declassato dal Parlamento in attesa di essere definitivamente soppresso.

Il rilancio degli enti provincia in Sicilia ha ottenuto il via libera anche dal Consiglio dei Ministri, che nell’avallare la Legge di Stabilità della Regione Sicilia, ha deciso di non impugnare, tra le tante norme, quella che riguarda la possibilità di tornare a votare tra il 15 ottobre e il 15 dicembre.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Il precedente apre la strada ad un provvedimento nazionale che superi la cosiddetta ‘Legge Delrio’, ripristinando le amministrazioni previste dalla Costituzione come punto di mediazione tra Regioni e Comuni. Al di là delle posizioni espresse dalle diverse forze politiche in questi anni di forte spinta ‘abolizionista’, l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 impegna il Parlamento a intervenire per salvaguardare le Province.

Sulla questione mancano per ora impegni ufficiali del Governo, che potrebbe risolvere la questione con una norma dopo l’estate,  quando si annuncia la scadenza delle attuali amministrazioni di secondo livello, elette dalla platea delle autonomie locali.

Per garantire un approccio ordinato al voto, in una cornice di certezze finanziarie e giuridiche a garanzia della rifunzionalizzazione di enti che dovranno tornare a dare risposte al cittadino, il Legislatore potrebbe prorogare di qualche mese presidenti e consigli in carica, fissando la scadenza in primavera.

Si potrebbe andare al voto in contemporanea con le comunali, a cavallo con le consultazioni previste per rinnovare il Parlamento europeo.

In attesa di una decisione finale, la possibilità di un ritorno degli enti provincia sembra trovare consensi trasversali e diffusi tra partiti e movimenti, anche in Irpinia.

La perdurante crisi di governabilità del Comune capoluogo soprattutto sui temi della programmazione, nonostante il voto del 10 e 25 giugno, fa ritenere che il luogo del confronto istituzionale non sarà il Consiglio di Avellino almeno per qualche tempo.

Sostenitori del candidato Nello Pizza al Corso Vittorio Emanuele per l’appello al voto

LO SCENARIO. La politica irpina non è mai stata così divisa su gestione e modello organizzativo dei servizi pubblici locali, riprogrammare gli investimenti, individuare una governance in grado di esprimere una visione complessiva.

Nelle ore che precedono l’insediamento ad Avellino del nuovo sindaco, cresce l’incertezza sul futuro dell’intera provincia, che oggi appare fuori controllo.

La cosiddetta balcanizzazione del Partito Democratico, iniziata in Irpinia nel 2008, priva il sistema politico del suo perno, nel momento in cui manca un’alternativa forte abbastanza da assumere la guida dei processi amministrativi nelle istituzioni locali.

Il deputato penta stellato Michele Gubitosa accanto al sindaco Vincenzo Ciampi

L’avanzata dell’M5s nel ballottaggio di Avellino per ora non basta a determinare nuovi equilibri. La clamorosa affermazione ottenuta nelle elezioni politiche non si è ripetuta al Comune, dove le liste del Centrosinistra hanno conquistato la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, dimezzando l’autonomia effettiva del nuovo primo cittadino, che in Consiglio conta soltanto su cinque dei diciassette voti necessari a garantire i pieni poteri, soprattutto in materia finanziaria.

In questo modo, pur rappresentando il principale riferimento istituzionale sui temi, l’ente capoluogo non sembra in grado di guidare il suo naturale comprensorio.

Il Palazzo degli uffici in piazza del Popolo

Dallo sviluppo agli investimenti, dalla riorganizzazione dei servizi alle partecipate, il Sindaco non può assumere iniziative al di fuori di una difficile trattativa con i gruppi, in un’aula già tradizionalmente fucina da alcuni anni di maggioranze a geometria variabile.

Per ora la preoccupazione espressa dalle rappresentanze sociali, dal sindacato alle organizzazioni datoriali, resta sullo sfondo di una complessa crisi istituzionale tutta da decifrare alla luce degli sviluppi attesi in città.

Un treno Frecciarossa, simboli dell’alta velocità ferroviaria

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