Biodiogestore di Chianche, i Sindaci ricorrono al Consiglio di Stato

Impugnato l'esito del primo grado di fronte al Tar di Salerno, gli amministratori locali sollecitano l'Ato Rifiuti di Avellino ad adottare le norme contenute nel Pianod'ambito della Provincia, mai revocato

I sindaci sul palco dopo la marcia dei trattori contro la realizzazione di un biodigestore a Chianche, nell'area del vino DocG (settembre 2018)

Contro l’ubicazione del Biodiogestore a Chianche, i Sindaci dei Comuni ricadenti nel perimetro del cosiddetto Distretto vitivinicolo del Greco di Tufo, hanno impugnato la prima decisione del Tar che li aveva visti sconfitti.

«I comuni di Altavilla Irpina, Ceppaloni, Montefusco, Petruro Irpino, Prata P.U., Santa Paolina, Torrioni e Tufo, attraverso il patrocinio legale dell’avvocato Carla Silano, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato a seguito della non condivisione della sentenza del T.A.R Campania del 28 luglio scorso», scrive il referente del Comitato “No al biodigestore, sì al Greco di Tufo”, Ranieri Popoli.

In attesa dell’udienza camerale, che discuterà l’istanza di sospensione dell’esecutività della predetta sentenza, i Sindaci e il Coordinamento continuano il proprio impegno perché prevalgano altri criteri per la scelta delle aree ove ubicare le infrastrutture della filiera ambientale. Il riferimento alla normativa e alla pianificazione urbanistica vigente, «che non corrispondono per nulla ai criteri utilizzati per il biodigestore a Chianche», si legge ancora.

In sostanza, gli amministratori locali ritengono di dover proseguire con i ricorsi fino a quando non sarà definitivamente scongiurata l’ipotesi della ubicazione a Chianche di quello che è un impianto di compostaggio dei rifiuti, proponendo che si scelga una nuova sede, rispettando quanto stabilito nel Piano tuttora vigente approvato dal Consiglio provinciale.

«In vista della prossima Assemblea generale dell’A.T.O. Rifiuti Avellino abbiamo già sottoposto all’attenzione del Presidente Valentino Tropeano» la richiesta di «utilizzare i criteri contenuti nel Piano d’Ambito della Provincia, per individuare il sito più idoneo per ospitare tale impianto. L’obiettivo é non ripetere quello che Popoli definisce l’errore fatto con l’avviso pubblico regionale. Secondo il Comitato l’avviso, non recependo le prescrizioni e le indicazioni del Piano della Provincia, avrebbe affidato una questione delicata «allo spontaneismo o al protezionismo campanilistico».

In questo quadro, i ricorrenti parlano di «battaglia di civiltà contro il biodigestore». Non si tratta di una contrapposizione «ideologica né corporativa, ma vuole essere un esempio di unitarietà per l’intera provincia perché al territorio irpino, di pregio e non, sia riservato da parte delle Istituzioni il rispetto che esso merita, prospettando un modello di sviluppo sostenibile». La battaglia prosegue, si conclude la nota,. «perché tutti i Sindaci e le Amministrazioni comunali la sentano come loro, senza cedere ai dannosi richiami dell’indifferenza e dell’autarchia localistica».


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