“La casa sull’argine” di Daniela Raimondi

La saga della famiglia Casadio è animato da una profezia. La scena si apre su un territorio di confine fra Veneto e Lombardia e la trama è un intreccio di storie e personaggi che si impegnano per evitare una tragedia

“La casa sull’argine” di Daniela Raimondi. Un argine che definisce un luogo, non solo fisico, ma anche metaforico, di una pendenza che lambisce l’acqua, una sorta di pericolo, di attesa di qualcosa di negativo che può avvenire. Le vicende della famiglia Casadio  si possono analizzare da questa prospettiva: la sinistra profezia di Viollca, la loro antenata gitana che influenzerà le vite di tutta una generazione, attraverso un filo rosso sotterraneo di sangue e di morte e che vedrà le figure femminili, dotate di un’incredibile forza e determinazione portare avanti le redini delle loro vite e di quelle degli altri. Il mondo dei vivi e dei morti si intrecciano con naturalezza e creano un ponte tra la realtà terrena e quella invisibile a cui molti personaggi hanno il dono di accedere.

Giacomo Casadio, dotato di un incredibile estro del visionario, costruiva arche che irrimediabilmente scendevano a picco sul fondale, ma era l’unica cosa che portasse un po’ di felicità in quel giovane malinconico. L’incontro casuale con quella zingara, nei cui confronti tutti provavano una profonda diffidenza, lo incatena irrimediabilmente in una rete di fascino e mistero e, nel momento in cui Viollca gli disse che lo aspettava e che sapeva che le loro vite si sarebbero unite,  egli prende la decisione di sposarla. La donna serberà sempre in sé le tradizioni della sua gente, come la preparazione di infusi utilizzando erbe e strane radici e credendo nella leggenda, secondo cui nelle fondamenta di ogni casa viveva un serpente buono dalla pancia bianca, ma se esso veniva ucciso, molte disgrazie si sarebbero abbattute sulla sua famiglia.

Il loro unico figlio verrà chiamato Dollaro, nome scelto da Viollca “così non avrebbe mai sofferto la fame”: egli era l’erede del misterioso universo della madre e poteva sentire le voci dei morti, come quella di una bambina nel cimitero,  che rideva sempre e lo consolava nei suoi momenti di tristezza. Col passare del tempo, neanche l’amore per la sua donna riuscì a rasserenare Giacomo: spesso egli fissava lo sguardo lontano e si sentiva troppo stanco per andare avanti e un giorno si impiccò. Dollaro si sedette accanto a suo padre e si rese conto che egli non era stato capace di vivere per tutta la malinconia che aveva dentro e cominciò a parlare con lui, ma non rivelò mai a nessuno il suo segreto. Viollca, dopo la morte del marito, bruciò i suoi vestiti; prese le carte dei Tarocchi che non aveva più usato e improvvisamente apparve quella del Diavolo. Ella comprese che sarebbe stata un’impari lotta contro il destino perché i Casadio avevano la follia nel sangue, seguivano sogni bizzarri e impossibili che avrebbero causato tante sofferenze e bisognava impedirlo ad ogni costo.

”Le passioni cieche sono catene che trascinano in un gorgo che uccide”, un elemento che si fa strada nelle vite dei protagonisti : Edvige ne fu vittima inconsapevole e il suo amore per Umberto, un uomo sposato, la portò a dimenticare ogni legame e la morte per annegamento dei due bimbi innocenti porterà alla pazzia della loro madre. Edvige si rinchiuderà in se stessa,”smise di vivere di sogni e iniziò a vivere unicamente di ricordi”, si vestirà sempre di nero e trascinerà la sua vita in solitudine, con l’unica compagnia delle persone morte, con cui intesse uno strano e sereno colloquio, come Viollca, che “sapeva vedere al di là delle cose, anche oltre la propria morte”e che lascerà un’antica scatola di legno intarsiato, con tutti i suoi ricordi, che rimarrà nascosta per tantissimi anni.

Un senso di mistero aleggia anche intorno al personaggio di Neve, chiamata così perché la sua nascita avvenne in un giorno di agosto, mentre fuori cadeva un’incredibile grandinata. Neve rimane paralizzata e viene miracolata dalla Santa. Diventata grande, deciderà di tagliarsi i capelli e ciò rappresenterà una ribellione, un affrancarsi dalle regole tradizionali della figura della donna.  Accoglierà l’amore del giovane Radames e si incontrano nel bosco dei pioppi accanto all’argine: quando lei rimane incinta, accetta di sposarlo. Avranno tanti figli, ma lei si sentiva invischiata in una rete di doveri, non si sentiva libera e cominciò ad allontanare il marito. Oppresso dalle difficoltà economiche, Radames va in Africa, ma subisce un incidente e rimane zoppo: saranno costretti a rinunciare a due dei suoi figli e proveranno per tutta la vita rimpianto e dolore. Divenuti ormai vecchi, troppo silenzio si è accumulato tra loro in tutti quegli anni. Neve prevede il giorno della sua morte e quando avverrà, Radames si stenderà accanto a lei, come per riallacciare un amore ormai spezzato.

Il destino infausto della passione coinvolge anche Adele, la sorella di Neve, che ha una relazione con un uomo sposato;  per sfuggire a quell’amore, accetta di sposare un uomo mai conosciuto e va a vivere in Brasile, nella fazenda di Rodrigo, sostenuta dalla domestica Nubia, che le sarà sempre vicina. A poco a poco Adele riscopre in se stessa una grande forza, si rimbocca le maniche e affiancherà il marito nella gestione della fazenda; impara tutto sulla coltivazione del caffè e andrà avanti nonostante sofferenze indicibili, come la morte dei suoi due bambini. Il rapporto con Rodrigo è difficile, segnato dallo sguardo carico di odio che egli le rivolge, appena la vede, di cui ella ignorerà sempre il motivo e che comprenderà solo alla fine quando, dopo la sua morte,  scoprirà che lei somiglia alla ex fidanzata che lo ha tradito con suo fratello, il cui dolore è rimasto sempre come una cicatrice nella sua anima. Adele a quel punto si rende conto di non avere più radici, decide di abbandonare il Brasile, ma poi rimane, perché comprende che deve farlo per Maria Luz, la loro figlia, la loro “luce nel buio”.

I fili del destino conducono in direzioni diverse le vite delle due cugine, Norma e Donata : il padre di Norma aveva rinunciato al suo sogno, il canto ed era diventato taciturno, “il dio muto”, come lo chiamava sua figlia. Donata al contrario ha in sé il germe della ribellione, trova per caso la scatola di Viollca e comincia a giocare con i tarocchi, una sorta di eredità della sua trisavola. Si accorge di riuscire a leggere i pensieri della gente e comincia ad interessarsi di politica, avvicinandosi a gruppi che volevano “cambiare il mondo”. La sua scelta politica estrema crea in lei una situazione di disagio e di pericolo, quando si innamora, ricambiata, di Stefano, figlio di un giudice; è costretta a lasciarlo con un biglietto di addio e a sposare un altro, un matrimonio voluto dal partito. Il destino, che si avventura sulle tracce di sangue porta alla morte di Stefano, un rimorso che le strazierà il cuore, fino a farle perdere il senso del tempo e di se stessa e si annega nel fiume. Il dolore sembra essere il pentagramma su cui risuonano tutte le vicende dei personaggi, ma forse è proprio la forza segreta dei sogni a tenere vivo il cuore delle persone e non bisogna mai rinunciarci.

A cura di Ilde Rampino

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