Il Teatro Gesualdo di Avellino compie 20 anni nel segno di Mozart (in una città distratta)

Le Nozze di Figaro come nel 2002 (quando inaugurarono il palcoscenico ritrovato dopo 77 anni) figurano nel cartellone. Ma il Capoluogo ignora l'anniversario

Il 21 dicembre 2002 il nuovo Teatro Gesualdo di Avellino fu inaugurato dall’opera buffa di Wolfgang Amadeus Mozart, “Le Nozze di Figaro”, messa in scena per l’occasione dal regista Josè Carlos Plaza e dal direttore Claudio Desideri. Venti anni dopo, con qualche giorno di ritardo, sarà ancora il “Figaro” del genio musicale salisburghese a risuonare nell’ovale del Teatro Gesualdo di Avellino, famoso in Italia per l’acustica eccellente conferita all’impianto dall’Istituto Ferraris di Torino. Se la produzione due decenni orsono fu delle Istituzioni teatrali di Avellino (sotto l’egida dell’Assessorato comunale) e Cento (Ferrara), quest’anno sarà l’Istituzione di Alta Formazione Artistica e Musicale Domenico Cimarosa, il Conservatorio del Capoluogo, a portarla in scena il 14 gennaio 2023 alle ore 21, onorando degnamente il ventennale nella continuità dell’immortale tema musicale mozartiano.

Antonio Di Nunno, sindaco dal 1995 al 2003, promotore della nuova cittá progettata al termine della lunga fase di ricostruzione seguita al terremoto del 23 novembre 1980

AVELLINO DISTRATTA E SMEMORATA. Ieri mattina è stata presentata con una conferenza stampa la stagione 2022-23 dal Sindaco Gianluca Festa. Nessuno ha ricordato i vent’anni del teatro di Avellino, nonostante i tanti significati e rimandi storici dell’anniversario. Il sipario del Comunale – dopo 77 anni di silenzio – fu aperto il 21 dicembre 2002 dal Sindaco Antonio Di Nunno, scomparso nel gennaio 2015. Gremito nei 1200 posti della sua massima capienza, quella sera il Teatro Carlo Gesualdo attirò su Avellino l’attenzione dell’intera Campania e di Napoli, città riconosciuta tra le capitali europee e mondiali della musica e della prosa. Incuriosita dalla inedita novità culturale proposta in Irpinia, per Napoli in qualche modo tornava l’eco di una tradizione antica, quella straordinaria stagione avellinese delle arti e della cultura che i principi Caracciolo, a poche centinaia di metri dal Teatro Gesualdo, nel prospicente castello medievale oggi in rovina, crearono nel XVII secolo. Con il loro mecenatismo riuscirono a competere con la regia Corte partenopea, come ricorda Benedetto Croce in “Uomini e cose della vecchia Napoli”, imponendo Avellino all’attenzione dei grandi casati meridionali e italici del tempo. All’inizio del nuovo millennio, fu personalmente Di Nunno – innamorato di Avellino e delle sue tradizioni, conoscitore attento della sua storia – a volere per il Comunale il nome del madrigalista Carlo Gesualdo, araldo ideale di un messaggio evocativo di una vicenda ultrasecolare. Quella dell’allora Sindaco di Avellino fu una scelta ponderata. Non volle solo onorare il Principe dei Musici vissuto nel ‘600, ma anche perpetuare la memoria e la vicenda del primo teatro avellinese, sorto ad inizio ‘800 in piazza Libertà, nel cuore della città appena divenuta capoluogo, nei pressi di quello che era il Largo dei tribunali. Quel palcoscenico, demolito nel 1925, per decenni aveva portato il nome di Carlo Gesualdo, un secolo prima che Igor Stravinsky imponesse il principe dei musici in Germania e in Europa negli anni ’60 del ‘900,  avendolo riscoperto tra i precursori della grande tradizione musicale classica continentale. Vent’anni fa, affollando il foyer del Teatro ‘Gesualdo’, gli avellinesi ritrovarono l’orgoglio della propria città, dopo aver da poco superato ben altro ventennale, quello del terremoto, che nel 1980 aveva piegato ma non spezzato il Capoluogo e l’Irpinia. Messo in cantiere nel 1991, completato nel 2001, inaugurato nell’ottobre del 2002, il teatro simboleggiava la rinascita morale del centro storico avellinese, con la sua nobile identità storica, iniziata proprio in quel luogo duemila anni prima, all’arrivo dei reduci del console romano Silla, coloni dell’espansione verso occidente dell’antica Abellinum (che si avvicinava a Napoli).

Teatro Gesualdo di Avellino, oltre il vetro il foyer

LA NUOVA STAGIONE. L’epoca d’oro del nuovo Teatro Carlo Gesualdo è finita a metà del decennio scorso, prima che le alterne vicende della Istituzione comunale prima, le conseguenze della pandemia sulla cultura e lo spettacolo poi, compromettessero il cammino iniziato vent’anni fa. Il Comune di Avellino prova a rinverdire quei fasti quest’anno con un nuovo cartellone, costato oltre mezzo milione di euro. Il programma propone sedici appuntamenti scelti dal direttore artistico Enrico Provenzano. La prima è fissata per il 13 novembre, quando inaugurerà la stagione il cantautore Roberto Vecchioni. Il Comune di Avellino, come già vent’anni fa, gestirà direttamente l’organizzazione, valendosi dei fondi regionali e dei proventi che arriveranno dalla vendita degli abbonamenti e dei biglietti. Il Sindaco Festa crede nella sfida di riportare la città nel foyer del Gesualdo. È una speranza che condividono tutti gli avellinesi che amano la città, da due secoli legata indissolubilmente alla storia del suo teatro.


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