La Comunità del G.A.M a Solofra per evangelizzare i giovani dell’Irpinia

Dal 2020 la Gioventù Ardente Mariana opera nella chiesa di Santa Maria delle Selve e Convento San Francesco per riconquistare le famiglie e le scuole alla parola di Dio riscoprendo i valori cristiani

La Comunità del G.A.M a Solofra opera per riconquistare le famiglie e le scuole, quindi soprattutto i giovani dell’Irpinia, alla parola di Dio, riscoprendo i valori cristiani. Dal 2020 nella chiesa di Santa Maria delle Selve e Convento San Francesco, rilevata dai Frati Cappuccini dal 9 gennaio 2020, operano due Padri: P. Marco Maria Carluccio e P. Fabio Maria Atorino. Attraverso la pagina Facebook pubblicano le varie iniziative all’indirizzo: Comunità Consacrati GAM.

La Comunità del G.A.M a Solofra nella chiesa di Santa Maria delle Selve e Convento San Francesco, rilevata dai Frati Cappuccini dal 9 gennaio 2020

LA COMUNITÀ DEL G.A.M, MOVIMENTO GIOVANILE DI ISPIRAZIONE EUCARISTICA, MARIANA, ECCLESIALE.  «Il G.A.M. è un Movimento giovanile di ispirazione eucaristica, mariana, ecclesiale » (P. Carlo De Ambrogio). I giovani aderenti si chiamano SABRA: sabra è una pianta del deserto resistente alle intemperie e alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. L’apostolato dei Sabra non consiste nell’esporre grandi idee, ma nel far riscoprire alla gente il gusto di Gesù Cristo e del futuro di Dio e un grande amore alla Mamma Celeste. Il fine generale del Movimento è la santificazione dei suoi aderenti e la costruzione della civiltà dell’amore, nella piena obbedienza alla Chiesa. I fini particolari sono: lanciare i giovani nell’evangelizzazione, entusiasmandoli e innamorandoli della Parola di Dio e dell’Eucaristia e rendendoli (come si augurava Paolo VI) i migliori apostoli della gioventù; far riscoprire e amare la stupenda preghiera del S.Rosario; far riscoprire a tutti, ai giovani in particolare, la confessione come sacramento della gioia; diffondere in tutti gli ambienti i cenacoli di preghiera “con Maria, la Madre di Gesù”; riconquistare le famiglie e le scuole con i cenacoli; dare ai giovani un futuro, il futuro del Regno di Dio, e far loro amare il paradiso; portare i giovani alla fedeltà eroica alla persona e al magistero del Santo Padre.

LA FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ DEL G.A.M.  Il G.A.M. nasce nella notte di veglia del 24 maggio 1975 presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino grazie all’ispirazione del salesiano Don Carlo De Ambrogio, definito dal Card. Corrado Ursi come « messaggero dello Spirito e ministro fiamma di fuoco». Sempre il Cardinale lo accolse amorevolmente e volle incardinarlo nell’Arcidiocesi di Napoli nel 1977, dando poi il primo riconoscimento ufficiale al Movimento nel 1981, e alla Comunità Consacrati del G.A.M. nel 1984. Il G.A.M. è dunque un movimento ecclesiale composto da una forte spina dorsale di laici (giovani, bambini, famiglie) e religiosi (consacrati e consacrate) che si impegnano a vivere radicalmente il comando di Gesù: « Andate in tutto il mondo e annunciate il vangelo ad ogni creatura » (Mc 16,15). Gioventù perché l’ala trainante sono i giovani, chiamati “sabra” (sabra è una pianta del deserto resistente alle intemperie e alle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte); Ardente per l’amore allo Spirito Santo e al Vangelo, che i giovani si impegnano ad annunciare in ogni ambiente e ad ogni livello, con coraggio e semplicità; Mariana per l’amore filiale e la consacrazione alla Mamma Celeste, via privilegiata per arrivare a Cristo. Il 22 settembre 2022 con l’Arcivescovo Roberto Repole, si è conclusa la fase diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione di Don Carlo. Ora tutta la documentazione è passata alla Congregazione dei Santi a Roma.

ATTIVITÀ PASTORALI. L’evangelizzazione è per il GAM uno “stile di vita” a cui sono tutti chiamati, bambini, famiglie e giovani in particolare. Sono essi l’ala trainante del Movimento, secondo l’intuizione del suo fondatore che diceva: « I giovani sono i più generosi, non razionalizzano, non calcolano. Sanno credere e abbandonarsi perché credono in Colei che è Tutta Fede. Vogliono essere protagonisti del vangelo, e si lanciano nell’evangelizzazione agli ordini della Condottiera, Maria ». Per fare questo il GAM si serve di missioni popolari nelle parrocchie, predicazioni, cenacoli di preghiera sulla Parola di Dio e con il S. Rosario nelle scuole, ospedali, luoghi pubblici, famiglie … , apostolato via internet, incisioni musicali , diffusione capillare della Parola di Dio stampata secondo il metodo della semina evangelica: la Parola di Dio su tutti i terreni senza calcoli umani, con una grande fede nella forza creativa del seme divino.

LA COMUNITÀ DEL G.A.M E I GRUPPI PRESENTI. Il G.A.M. è presente in quasi tutte le regioni d’Italia ed è organizzato in una Federazione che comprende tre aree (nord, centro, sud). In Campania, oltre alle diocesi di Aversa e di Benevento, dove è particolarmente presente e attivo, è presente in varie percentuali anche in altre 15 diocesi. Nell’Arcidiocesi di Benevento, Salerno, Ischia, Agrigento e Alba sono presenti anche tre comunità di Sacerdoti Consacrati e tre comunità di Consacrate, a sostegno e animazione del Movimento e a servizio della Chiesa.


La sede

La chiesa Santa Maria delle Selve sorge in un punto naturalistico di grande interesse turistico per lo stupendo panorama che si gode dal suo belvedere, e per l’ambiente montano da cui è circondato, mentre la chiesa e il convento continuano a vivere sotto la guida della Comunità Consacrati del G.A.M., qui presente dal 9 gennaio 2020. Alcuni versi di un sonetto di Carmine Troisi fotografano bene quest’oasi di pace: “Precinto d’un silenzio sovrumano,| vigile fin dall’ora mattutina,| s’annida un pio convento francescano”. Di seguito un approfondimento dei luoghi.

  • LA CHIESA SANTA MARIA DELLE SELVE E CONVENTO SAN FRANCESCO. La chiesa Santa Maria delle Selve sorge a 543 metri s.l.m. in una zona con selve di castagni e cerri, a mezza costa sulle pendici del monte Vellizzano. Era una chiesa dei casali Vicinanzo e Sorbo, definita, all’inizio del XVI secolo, “di antica origine”. Tra le numerose chiese del territorio solofrano questa è senza dubbio la più significativa, poiché richiama un antico passato e perché la sua collocazione la pone tra i vari punti religiosi, e per di più mariani, a protezione della conca. Il suggestivo nome non si riferisce solo all’ambiente montano che la circonda, ma al valore che le selve avevano per i pastori che vi traevano il sostentamento, dal pascolo, dalla legna, dai frutti, dalla concia delle pelli che proprio nelle selve è nata. Fu sede della Confraternita di S. Maria delle Selve, eretta nel 1576, che tra le sue opere pie prevedeva il sostegno agli “ammalati, poveri, vedove, pupilli, prigionieri”, il sostentamento alle ragazze orfane in vista del matrimonio, la sepoltura dei poveri e dei confratelli, le processioni e altre attività. Due erano le feste principali che in quel periodo vi si celebravano: il martedì di Pasqua e a metà di agosto. Poiché in queste occasioni c’era un grande afflusso di fedeli e la stagione lo permetteva, si allestiva all’esterno un altare con un grande crocifisso.
  • L’EDIFICIO. La facciata dal maestoso aspetto, è semplice e lineare, in risalto rispetto a quella del convento, con ampio arco a tutto sesto d’ingresso al pronao e torretta campanaria sovrastante. Il portale modanato, realizzato con blocchi squadrati in pietra, riporta scolpito sull’architrave l’anno in cui fu terminata la costruzione del convento (1585).
    L’interno, a forma rettangolare allungata con porta ad occidente, è a navata unica, preceduta dal pronao d’ingresso, fiancheggiata da due altari laterali e con il lato a sud interrotto da una cappella con porta autonoma. Il soffitto con volta a botte è semplicemente intonacato. Un fornice a tutto sesto, decorato con stucchi, divide la zona presbiteriale dall’aula di culto. Il coro è situato sul soppalco sopra il portone, delimitato da una balaustra in legno. Nella cappella che si apre sul lato meridionale, di jus patronatus della famiglia Ronca dominante nel casale Sorbo, si può ammirare una copia della tela della Madonna della Purità fra i Santi Antonio e Francesco, la cui opera originale è attribuita dalla critica al napoletano Pacecco de Rosa (1607-1656). Dopo la ristrutturazione del post-terremoto le opere d’arte sono state trasferite altrove. La tradizione più recente ci tramanda della partecipazione della chiesa al concerto di campane che si scatenava il Sabato Santo, quando in quel giorno si celebrava la Risurrezione (sparo della gloria), e che iniziava con il campanone di San Michele, proseguendo secondo un preciso ordine con le altre chiese, fino a raggiungere la comune esplosione finale. Si ricorda anche una festa che si celebrava accompagnando la raccolta delle castagne, una vera ottobrata solofrana, che vedeva la gente radunarsi nello spiazzo dinanzi la chiesetta per riposarsi dalle fatiche di quell’attività e rinfrancare lo spirito.
  • IL CONVENTO. Nella seconda metà del XVI secolo fu edificato accanto alla chiesa un fabbricato adibito a convento su un fondo testamentario della famiglia Landolfi (notaio Giovanni Santo Garzillo, 26 marzo 1577) dominante nel casale Vicinanzo e con il concorso della Universitas e del Capitolo della Collegiata (primicerio Agostino Garzilli). Eretto nel 1582, con bolla dell’Arcivescovo Marsilio Colonna e completato nel 1585, fu sede dei padri Cappuccini fino al 1809, quando fu adibito ad Asilo di Mendicità, e poi, nel 1830, restituito agli stessi. Nuovamente soppresso dal governo piemontese nel 1861-66, fu riaperto in modo stabile nel 1905. Tra le figure particolarmente care ai solofrani c’è quella di Padre Venazio, antico e fedele custode.

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