Sabino Aquino: vi spiego l’accordo sull’acqua Campania-Puglia

LA LETTERA APERTA. L'analisi del docente di Geologia Applicata, già Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini, che bloccò per dieci anni la costruzione della Galleria Pavoncelli

Sabino Aquino da Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini (tra il 2005 e il 2010), guidò l’opposizione degli enti locali irpini alla costruzione della seconda galleria idrica di valico a Caposele, la cosiddetta Pavoncelli bis. Già Direttore del Processo Depurazione e Dirigente presso la società Alto Calore Servizi (dal 1980 al 2015 prima nell’ente interprovinciale poi nella spa dopo la trasformazione), ex Presidente del Parco Regionale del Partenio (tra il 2010 e il 2012), oggi docente di Geologia Applicata, Sabino Aquino analizza le ragioni dell’Accordo. Lo fa nelle ore che precedono l’arrivo dei vertici regionali ad Avellino, dove annunceranno l’accordo di Programma. Alle 12 presso la sede della Provincia di Avellino il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, illustrerà l’Accordo di Programma per il trasferimento delle acque Irpine in Puglia. “Data l’estrema importanza della tematica trattata in rapporto allo sviluppo socio-economico della Irpinia, ritengo opportuno ricordare in sintesi la battaglia contro lo ‘scippo dell’acqua irpina’ sostenuta dallo scrivente”, scrive Aquino, spiegando le ragioni della sua lettera aperta. Di seguito il testo.


ACCORDO SULL’ACQUA TRA LA CAMPANIA E LA PUGLIA, VI SPIEGO COME È NATO

Lettera aperta di Sabino AquinoDocente di Geologia Applicata, già Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini

Sabino Aquino, docente di Geologia Applicata, già Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini

Nel ruolo di Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini (2005/2010), fui promotore di alcune azioni giudiziarie contro la realizzazione della galleria “Pavoncelli bis” (lunga circa 10 chilometri che da Caposele convoglia le acque irpine in puglia), denunciando la carenza della valutazione di impatto ambientale del progetto e la necessità di salvaguardare il deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua e assicurare al comprensorio Irpino-Sannita una maggiore aliquota idrica destinata al consumo umano. L’autorizzazione dell’opera fu annullata con sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche n. 123 del 13 luglio 2007, integralmente confermata dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza 27528 del 23 settembre 2008. Tuttavia il progetto della nuova galleria, al fine di superare i giudicati favorevoli all’Irpinia, con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 novembre 2009, fu dichiarato lo stato di emergenza nel territorio delle Regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della Galleria Pavoncelli. Con questo stratagemma fu vanificata dal Governo la vittoria per la tutela delle acque irpine. La Galleria Pavoncelli-bis, dal costo di oltre centocinquanta milioni di euro è in grado di trasportare fino a diecimila litri al secondo di acque irpine in Puglia, mentre l’esistente Pavoncelli può trasportare massimo seimilacinquecento litri al secondo. La nuova galleria costituisce, a mio parere, uno spreco di risorse economiche che potevano essere invece più oculatamente utilizzate, magari sostituendo gli attuali fatiscenti acquedotti che disperdono più della metà dell’acqua che trasportano. Basti considerare che la originaria Galleria Pavoncelli, dall’epoca della sua inaugurazione nel 1915 a oggi, non sia stata mai messa fuori esercizio. Né il progetto della galleria Pavoncelli Bis conseguiva realmente ai danni provocati dal terremoto del 1980, visto che lo stesso era stato in realtà presentato diversi anni prima alla Cassa per il Mezzogiorno per il finanziamento. Inoltre, la tesi secondo la quale, anche se sovradimensionata, in quanto progettata per trasportare una portata idrica di 10.000 litri al secondo, la galleria avrebbe trasportato solo l’attuale portata derivata dalle sorgenti di Cassano Irpino e Caposele, pari a circa seimilacinquecento litri al secondo, è smentita dai documenti. Infatti, nella relazione tecnica del progetto della galleria, datata 15 maggio 2003, a pagina 9, si rilevava che il progetto è finalizzato, tra l’altro a “convogliare con la nuova galleria le portate di supero delle sorgenti di Caposele e Cassano”. Ricordo ai non addetti ai lavori che le portate di supero sono le acque sorgive allo stato non captate che si sversano nei corsi d’acqua del Sele e del Calore permettendo la vita nell’ecosistema fluviale. L’esistente galleria Pavoncelli poteva essere sicuramente sottoposta a lavori di manutenzione straordinaria e adeguamento funzionale. Non era necessario realizzare la Pavoncelli-bis. L’azione dell’Ente Parco continuò con la chiamata in causa della Commissione Europea che, con nota del 17 marzo prot. 2006 SG – D/358 a firma del segretario Maria Isabel Alvarez Cuartero, avviò l’istruttoria per verificare l’inosservanza delle norme del diritto comunitario ambientale scaturente dal progetto. Così la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente, nonostante il suddetto Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dichiarava lo stato di emergenza nel territorio delle Regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della Galleria Pavoncelli, con proprio parere n. 587 del 3/12/2010, subordinò l’entrata in esercizio della Galleria Pavoncelli bis, alla stipula di un Accordo di Programma tra Regioni finalizzato alla regolazione del trasferimento interregionale di risorsa previo effettuazione degli studi afferenti il  rilascio minimo vitale e redazione del Bilancio idrico di distretto”. Da questa prescrizione nasce la necessità di stipulare l’accordo tra le Regioni Campania e Puglia prima che la già ultimata galleria Pavoncelli Bis entri in esercizio. Le azioni previste in tale accordo saranno determinanti per lo sviluppo socio-economico dell’Irpina. Infatti, dopo oltre 100 anni dalla captazione delle acque irpine e dal loro utilizzo per l’approvvigionamento della Regione Puglia (Sorgenti di Caposele e di Cassano Irpino oltre 7.000 litri al secondo in media annua), si presenta forse l’ultima occasione per poter rimettere in discussione tali derivazioni idriche. In questa fase, occorre necessariamente riequilibrare il rapporto tra le aliquote idriche che, allo stato, sono disponibili per le provincie di Avellino e Benevento con quelle emergenti in Irpinia e destinate alla Regione Puglia. In particolare, l’attuale disponibilità idrica pari a 600 l/sec., concessa al comprensorio irpino-sannita e derivata dal gruppo sorgivo di Cassano Irpino, non è più sufficiente a soddisfare la domanda idropotabile. Pertanto, l’accordo dovrebbe adeguare tale aliquota idrica. Inoltre, i ristori in favore dell’Irpinia non dovrebbero avere carattere meramente economico, ma dovrebbero costituire compensazioni ambientali finalizzate a migliorare la gestione del ciclo delle acque al potenziamento ed efficientamento delle infrastrutture igienico-sanitaria (acquedotti, fognature ed impianti di depurazioni). Dopo molti anni, l’Irpinia saprà se l’accordo di programma compenserà realmente lo scippo dell’acqua in favore della Puglia.


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