“Magnifica creatura” di Antonella Boralevi. Il libro della domenica

Viaggio tra i tormenti e i conflitti familiari scandito dal rapporto difficile tra due sorelle

"Magnifica creatura" di Antonella Boralevi

“Magnifica creatura” di Antonella Boralevi. Un tormentato rapporto familiare, spesso basato sull’apparenza e fatui convenevoli, è il tema di questo intrigante libro che ne indaga, con profonda accuratezza, le ombre e le luci, attraverso il rapporto difficile tra le due sorelle, Ottavia e Verdiana e la figura della loro madre Letizia, avviluppata nella rete di un sentimento doloroso di rassegnazione per l’atteggiamento di suo marito, il Dottore. Significativo è il fatto che non se ne pronunci mai il nome, come una presenza imponente e al contempo distante, che agisce, incurante delle conseguenze delle sue azioni e del dolore che provoca negli altri. Verdiana, a ventidue anni, non aveva né la luce né l’allegria e provava , nei confronti di sua sorella, un profondo senso di invidia e rabbia repressa per i suoi successi, la sua decappottabile nuova, i mobili e gli oggetti di lusso per le sue ville: quando lei si innamora di Ranieri, nella sua mente scaturisce una frase, cattiva, ma legata a un doloroso senso di amarezza: “se io non lo potevo avere, neanche lei lo avrebbe avuto”.

“Magnifica creatura” di Antonella Boralevi

L’ossessione di Verdiana era vivere la vita a posto suo, diventare in un certo senso lei, perché non si sentiva in grado di avere una propria vita, lei non aveva mai provato l’ebbrezza di esistere e conquistare un uomo, si sentiva invisibile e perseguitata ed era come avesse fatto “il rifornimento di cattiveria”. La felicità di Ottavia la feriva: Verdiana non riusciva a mascherare la sua frustrazione e si rendeva conto che la sua sofferenza non interessava a nessuno. L’invidia che riempiva il cuore di Verdiana coinvolge anche Diomira, la cameriera di Ottavia, poi divenutale amica, perché lei non vuole rassegnarsi al suo “amaro destino di zitella”: a quel tempo l’unico ruolo riconosciuto ad una donna era quello di sposarsi e il suo destino quello di essere moglie e madre. Anche Ottavia del resto era stata costretta a un matrimonio combinato, ma la sua inquietudine la spinge a sperimentare continuamente: si iscrive a medicina, ma poi non termina gli studi, dà continui ricevimenti e si dedica alla vita di società, perchè vuole sentirsi ammirata. Cesare, suo marito, lavora nella fabbrica paterna, ma senza alcuna mansione, non viene rispettato dai suoi dipendenti, è una figura sbiadita, quasi inesistente: solo dopo la morte del padre e del fratello, riesce a conquistare a poco a poco il suo ruolo. Tuttavia, l’antica passione per Ranieri non si è mai spenta e quando Ottavia si accorge di aspettare un bambino, immagina che sia lui il padre: la nascita di una bambina, Allegra, le regala molta felicità ma, appena nata, le dice: “Tu la tua vita la sceglierai da te”, contrariamente alle scelte che lei stessa era stata costretta a fare. Quando Ottavia, presa dalle sue varie iniziative, inviti e cene mondane, una crescente passione per l’arredamento, le affida sua figlia, Verdiana si sente felice e realizzata, diventa una ”vice mamma” per Allegra, che la chiama “mammina”. Verdiana all’inizio si sente in colpa, ma è talmente invischiata nel rancore nei confronti di sua sorella, che ha un rapporto sentimentale con Cesare e fa di tutto per rivelarglielo, per farla soffrire. La malattia della loro madre Letizia mette alla prova le due sorelle che reagiscono in modo totalmente opposto nell’affrontare la sua fine inesorabile: Verdiana le rimane vicina, mentre Ottavia sembra rimuovere quella sofferenza , comportandosi con una malcelata indifferenza: struggente è il momento in cui Letizia muore gridando tutto il suo dolore, che riscatta in un certo senso il silenzio angoscioso in cui era vissuta per anni, sopportando i continui tradimenti di suo marito. La rovina economica di Ottavia innesca uno strano cambiamento dei destini di tutti: Verdiana, che ha cominciato a ritagliarsi un proprio spazio, non rinchiudendosi più in se stessa, ma dedicandosi ai bisogni degli altri, come nel caso dell’alluvione a Firenze, riesce in qualche modo a riallacciare il rapporto con suo padre, nonostante sia consapevole che lei era “la sua figlia sbagliata”, prova ne è la scelta del Dottore di voler condividere gli ultimi giorni della sua vita solo con Ottavia, confessandole anche, in punto di morte, che egli aveva sempre avuto bisogno della sua approvazione. Attraverso le pagine del libro, si comprende che dentro ognuno di noi si trova il nostro vero essere, ma è necessario un lavoro di riconoscimento per farlo scaturire: ogni dubbio e ogni tempesta porta con sé una seconda possibilità, per poter scoprire la “magnifica creatura” che è nascosta in noi stessi e che chiede solo di poter essere ascoltata.

A cura di Ilde Rampino


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