“Gli invernali” di Luca Ricci

Un tempo – non tempo che viene scandito in 24 ore, in cui si affollano sentimenti repressi, mascheramenti della realtà e dubbi imprescindibili che animano le tempeste interiori delle coppie che si scontrano in silenzio, tenendo dentro di sé i propri sentimenti

“Gli invernali” di Luca Ricci. Un tempo – non tempo che viene scandito in 24 ore, in cui si affollano sentimenti repressi, mascheramenti della realtà e dubbi imprescindibili che animano le tempeste interiori delle coppie che si scontrano in silenzio, tenendo dentro di sé i propri sentimenti. Il coacervo di personaggi che circonda le coppie è costituito da “intellettuali”, editor, critici, che hanno nelle terrazze di una Roma decadente e malinconicamente inadeguata, in cui si ravvisa “lo sfacelo della cultura”, il loro teatro in cui rappresentare le loro schermaglie ipocrite, elemento cardine della crisi coniugale della coppia, in cui fedeltà e infedeltà,
dolcezza e cinismo si mescolano fino a crearne un ritratto, tratteggiato talvolta con una sorta di sarcasmo.

Elemento fondamentale di questa narrazione, che fa parte di una quadrilogia, iniziati con “Gli autunnali” e “Gli estivi”, è il dissidio tra la realtà virtuale e quella reale e la sua dominanza nel mondo odierno, in cui i rapporti tra le persone si esplicano attraverso i social e ne esaltano spesso la falsità. Caratteristica stilistica del testo è la presenza frequente dei dialoghi, che spesso si sovrappongono, quasi a definire il problema dell’incomunicabilità.
Tra i vari spunti che scaturiscono dalla lettura di questo interessante ed originale libro, vi è il concetto del tempo che fugge, della paura della vecchiaia incombente, che si delinea attraverso l’accenno a turbamenti erotici, ma anche al contempo, dell’incapacità di crescere interiormente, poiché la gente non crede più al mito dell’età adulta e si tende a sfuggire dalle proprie responsabilità.

L’elemento della neve in città, sta a definire qualcosa che non è mai successo, che si ricollega in un certo senso al carattere virtuale della realtà e all’attesa di qualcosa di etereo. All’interno della società si riscontra stranamente una maggiore presenza di scrittori rispetto ai lettori e frequente è il risentimento da parte di molti di loro per i romanzi rifiutati, per
la difficoltà di scrivere qualcosa che incontri il gusto dei critici, all’”amarezza dinanzi alla pagina bianca”. Il trionfo dell’ego e un profondo narcisismo portano spesso alla fragilità dei legami, mentre profonde sono le ambizioni sfrenate e il senso di ambiguità, per ottenere la gratificazione della pubblicazione immediata. Lo scrittore è ossessionato dalle recensioni del romanzo di esordio, anche se vi è in lui il desiderio di rompere con le convenzioni e affermare se stesso, al di là dei giudizi degli altri.

E’ importante il potere di chi scrive la recensione, attraverso le cui parole si annida un latente sentimento di vendetta, anche per questioni personali. Significativo è personaggio di Nora, una scrittrice caduta in disgrazia che cerca di ritrovare un proprio ruolo
attraverso il sostegno a un suo “protetto”, attraverso cui si delinea il senso di ammirazione fine a se stessa e l’assenza di amici nella propria esistenza, ma soprattutto il senso profondo di fallimento e una sorta di umiliazione a cui si espone. E sarà proprio Nanni, lo scrittore esordiente, che si distinguerà dagli altri per l’evoluzione del suo percorso interiore e per la forza immane che caratterizza la sua personalità.

L’autore propugna la necessità, per lo scrittore, di rappresentare la realtà, in cui si vive, ma anche della difficoltà di farlo in modo adeguato. Tra i personaggi rappresentati, è evidente che nessuno di loro è felice e vi è una ricerca continua di una soddisfazione interiore, vissuta tuttavia anche attraverso una profonda ipocrisia che caratterizza le relazioni personali.

A cura di Ilde Rampino

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