“Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby

Una sorta di libro autobiografico delineato attraverso le voci dell’autrice del libro e suo figlio George, che porta in sé una caratteristica che per gli altri costituisce una “diversità”, il suo procedere in carrozzina a causa della sclerosi multipla, mentre all’interno della sua famiglia, “nel loro mondo” è considerato la “normalità”

“Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby. Una sorta di libro autobiografico, delineato attraverso le voci della protagonista, l’autrice del libro e suo figlio George, che porta in sé una caratteristica che per gli altri costituisce una “diversità”, il suo procedere in carrozzina a causa della sclerosi multipla, mentre all’interno della sua famiglia, “nel loro mondo” è considerato la “normalità”. E’ il racconto di una vita, attraverso la storia di una famiglia in cui venivano descritte tante persone, ognuna con le proprie caratteristiche, talvolta definite come “strane e bizzarre”, anche perché ognuno aveva una storia difficile alle spalle, ma sempre con affetto e profonda vicinanza emotiva.

Pregnante è il senso di responsabilità e di protezione che tutti i membri della famiglia provavano l’uno nei confronti dell’altro, come la protagonista che adorava la sua sorellina pallida e magra e inventava qualsiasi cosa per farla mangiare. L’insegnamento che suo padre aveva trasmesso loro era il valore del rispetto che doveva essere dato ai parenti e soprattutto agli anziani: si considerava la diversità come un’impossibilità che non era sinonimo di inferiorità e se ne parlava solo se erano importanti nei giochi o nei rapporti sociali. Non si doveva crear loro imbarazzo o farli sentire emarginati. Molti disabili non erano in grado di lavorare o di avere un’attività: lei non aveva paura di loro, li accettava perché erano “nel suo mondo. Suo padre aveva una gamba malata ed egli la medicava con naturalezza anche davanti a lei: questa difficoltà non gli impediva di svolgere la sua vita, finchè dovette essere amputata, ma, anche in quella condizione, riusciva a “godersi la
vita”.

Piena di nostalgico affetto è la descrizione delle vacanze trascorse con i nonni a Mosè, nella loro casa di campagna vicino ad Agrigento e dell’accoglienza degli ospiti e degli altri parenti che ponevano a George che viveva a Londra sempre la stessa domanda: ”Ti senti più inglese o più italiano?”, a cui egli non sapeva mai rispondere. La vita sembra trascorrere serena, dopo il matrimonio e la nascita di un figlio, ma proprio in quel momento egli si rende conto che c’è qualcosa che non va. La sua difficoltà di camminare che peggiora
sempre più, i dolori lancinanti lo costringono ad innumerevoli visite mediche e a una prognosi infausta: egli soffre di sclerosi multipla, è una condanna senza appello. Dopo una fase in cui sembra non vedere una via d’uscita, a poco a poco matura una diversa consapevolezza: con l’aiuto di sua madre, che ha trovato nella scrittura un rifugio alla disperazione per le condizioni di suo figlio, si rende conto che ”tutti gli uccelli sanno
volare, ma nessun essere umano ci è mai riuscito, ma nella vita c’è più del volare e forse anche del camminare e lo avrebbero trovato”. E’ un insegnamento fondamentale per lui e per tutta la sua famiglia: la speranza e la voglia di vivere non l’avrebbe mai abbandonato, perché “avevano scelto la normalità”.

Inizia così un percorso di lotta e ribellione non contro la malattia, ma per migliorare in un certo senso le condizioni dei disabili, abbattere le barriere architettoniche, adattare gli ingressi e i bagni per loro. Insieme a sua madre, iniziano un viaggio da Londra alla Sicilia, terra natale di lei, per rendersi conto delle difficoltà che i disabili incontrano, le reazioni delle persone di fronte alla sedia a rotelle, i limiti imposti, ma anche l’accoglienza e la disponibilità di alcune persone che lo prendevano in braccio per sollevarlo, se non riusciva
a passare: un percorso fisico, ma anche interiore, spinto da un senso di sfida e di avventura e soprattutto dal desiderio e dal bisogno di non rassegnarsi, di lottare per i propri diritti: una data importante è il 3 marzo 2009, in cui vengono finalmente riconosciuti i diritti delle persone con disabilità. Un libro che fa riflettere, che ci pone davanti a una realtà che spesso non vogliamo vedere, a cui ci avviciniamo con indifferenza o con una sorta di pietismo e commiserazione, un mondo fatto di tante persone che non devono assolutamente “chiedere scusa di esistere”, ma essere rispettati e accolti.

A cura di Ilde Rampino

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