Sergio Nappi assolto: «Finisce un calvario. Ero finito tra gli impresentabili»

Depositata la sentenza che assolve l'ex Consigliere regionale dai reati di abuso d'ufficio, concussione e attentato ai diritti politici dei cittadini

L’ex consigliere regionale Sergio Nappi è stato assolto dai reati di abuso d’ufficio, concussione e attentato ai diritti politici dei cittadini «perché il fatto non sussiste». Ne dà notizia l’interessato, diffondendo anche una copia della sentenza. Il dispositivo è stato depositato ieri, 6 aprile, dalla seconda sezione penale del Tribunale di Avellino. Il collegio era presieduto dal Dott. Luigi Buono. Le motivazioni della sentenza entro 90 giorni.

Sergio Nappi

«Dopo sette anni, finisce così, con un’assoluzione con formula piena, il calvario giudiziario di Sergio Nappi, medico, consigliere regionale della Campania dal 2010 al 2015 e più volte sindaco di Monteforte Irpino», si legge in una nota. «Nel 2014 il Tribunale di Avellino lo aveva rinviato a giudizio per i reati di concussione, attentato ai diritti politici dei cittadini e abuso di ufficio», si ricorda nel comunicato. «In ragione di quest’ultimo procedimento, l’allora consigliere regionale, difeso dall’avvocato Annibale Schettino, era finito nell’elenco degli impresentabili, stilato e reso pubblico dalla Commissione parlamentare antimafia nel 2015, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del parlamentino di Santa Lucia. L’ex consigliere regionale si era candidato con la lista Caldoro per ottenere un secondo mandato». Sergio Nappi ricorda la sua disavventura con amarezza. «La mia faccia e il mio nome sono stati sbattuti sulle prime pagine dei quotidiani locali e nazionali e dei telegiornali di tutta Italia, come se fossi un malfattore. Tale esposizione mediatica mi ha arrecato un danno di immagine che mi è costato non solo in termini di consensi mancati, ma anche e soprattutto sul versante della mia vita privata e professionale. Spero che il legislatore riveda il meccanismo non poco singolare e certamente ingiusto che ha portato me e non solo me ad essere esposto al pubblico ludibrio come impresentabile prima che venga pronunciata una sentenza di condanna».


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