Salvare i ‘paesi panda’, Monaco: sfida nel Sud che si spopola

"È L'ORA DI INTERVENTI STRUTTURALI PER RICONNETTERE BORGHI, AREE INTERNE E CITTÀ: UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO SUL TERRITORIO". Il coordinatore del Comitato tecnico della Strategia Nazionale per le Aree Interne Francesco Monaco interviene al primo seminario promosso dal Forum dei Vescovi per le aree Interne della Campania "Il Sud ci riprova" insieme a Monsignor Felice Accrocca, al direttore della Svimez Luca Bianchi e allo studente universitario Gabriele Uva

Salvare i ‘paesi panda’ è la prima sfida nel Sud che si spopola. Lo ha detto Francesco Monaco, coordinatore del comitato tecnico della Strategia Nazionale per le Aree Interne, intervenuto al Forum dei Vescovi campani. Al centro del grande tema del Mezzogiorno, c’è il problema di garantire la presenza della comunità su un territorio che soprattutto dai piccoli Comuni fugge, creando rischi sociali e ambientali. Il Piano per il Sud 2030 e l’Agenda Europea 2021-2027 sono gli strumenti di pianificazione a cui guarda il Forum dei Vescovi delle Aree Interne per invertire la tendenza. Ieri il Forum ha inaugurato il primo seminario del ciclo di incontri preparatori in vista dell’appuntamento della prossima primavera. “Il Sud ci riprova” è il tema che è stato affrontato da Monsignor Felice Accrocca della Metropolia di Benevento, dal Coordinatore Nazionale della Strategia Aree Interne Francesco Monaco, dal direttore della Svimez Luca Bianchi e dallo studente dell’Università del Sannio Gabriele Uva. Garantire una filiera del dialogo e aggregare l’intera dorsale appenninica è l’obiettivo che muove l’impegno dei Vescovi, che già si sono fatti portavoce presso il Quirinale prima e con l’ex Premier Conte poi, delle istanze delle le comunità “panda” ovvero al di sotto dei mille abitanti che chiedono di essere difese.

“Politiche strutturali per investire su servizi e lavoro nei paesi panda”

SALVARE I ‘PAESI PANDA’. “I piccoli paesi delle aree interne non sono musei del tempo perduto per visitatori distratti, ma macchine che possono produrre e realizzare ciò che sanno fare” è stato stabilito in premessa. “Servono servizi pubblici e lavoro per consentire una equa qualità della vita su tutto il territorio nazionale; quindi investimenti sulla mobilità, per connettere in un interscambio virtuoso le realtà metropolitane e i piccoli centri. “Come vescovi ci inseriamo nelle realtà sociali, incarnati in un territorio soggetto a decremento di popolazione, mancanza di lavoro, isolamento dal punto di vista delle comunicazioni, fuori dalla fibra. Su questa vertenza nazionale, sono presenti anche i vescovi del Molise, Abruzzo, Lazio, e Sicilia. Le zone disabitate e de-antropizzate sono ovunque: vogliamo riflettere su questo ma non vogliamo inserirci a gamba tesa in un ambito che non è nostro. Dobbiamo impegnarci a dare strumenti formativi e consentire agli amministratori di confrontarsi. Insomma vorremmo trasferire come si realizza un progetto, sollecitare l’introduzione di politiche di defiscalizzazione per convincere la gente a restare. Fare un cammino per dare strumenti utili, uscire dall’isolamento e fare coagulo per avere più forza” ha annunciato in premessa il vescovo della Metropolia di Benevento.

Francesco Monaco, coordinatore del comitato tecnico nazionale Snai

Francesco Monaco, coordinatore del comitato tecnico della Strategia Nazionale per le Aree Interne, ha sottolineato il lavoro svolto dal Ministro Provenzano nei mesi precedenti, come eredità da consegnare al nuovo Governo. “L’approccio non è quello di considerare le aree interne come luoghi ameni dove rilassarsi dopo la produzione che si svolge in città. Noi crediamo che questi siano luoghi vitali dove vale la pena costruire una famiglia e dare un contributo al Paese. Infatti lavoriamo sulle leve delle politiche pubbliche per mettere questi territori nel circuito delle politiche nazionali, per consentire di rilanciarsi” ha spiegato. Per trasformare lo stereotipo del luogo della lentezza a luogo in cui poter vivere, prevede interventi sui servizi alla cittadinanza e le occasioni di crescita, quindi di lavoro. La strategia è nata come sperimentale: un modello di intervento innovativo per affrontare i problemi di accesso, spopolamento e carenza di lavoro, ma si prepara a diventare politica strutturale. “Lavoriamo sulla filiera istituzionale: i sindaci rappresentano le esigenze delle istanze democratiche. La Strategia ha predisposto 140 indicatori che misurano le caratteristiche socio economiche dei Comuni, e abbiamo restituito una rappresentazione fedele dei numeri e le caratteristiche dei territori per costruire una visione per i progetti da individuare. dall’analisi puntuale è venuto fuori che l’amministrazione pubblica persegue una cultura dell’adempimento, ma non è proattiva e non si sforza di capire dove sono i problemi. Il campanile deve essere difeso ma anche superato, per questo è stato chiesto ai sindaci di concepirsi come sistema e hanno lavorato sulla gestione associata di servizi e funzioni”. Proprio alla luce dell’esperienza maturata e dello studio condotto sul campo, Monaco ha rilevato che “ci vogliono interventi strutturali nella politica ordinaria, per riequilibrare i rapporti e consentire di risolvere davvero i problemi. Medici e insegnanti per evitare di fuggire dalle aree interne devono avere una premialità, così come la densità di popolazione non può essere il range di riferimento uguale per città e periferie. A questo bisogna aggiungere che i programmi operativi regionali non trovano corrispondenza a livello locale: sarebbe utile provare a lavorare su progetti in base ai risultati attesi e non alla disponibilità finanziaria. Quindi la rigenerazione amministrativa nei comuni è necessaria. Bisogna consentire ai giovani delle aree interne di andare fuori sì, per la riscrittura di un nuovo patto. Devono viaggiare ed imparare, portare esperienze. Con il progetto dell’uso della terra con la Fondazione Ifel, nascono imprese innovative per un interscambio virtuoso, e l’obiettivo è ottenere la curvatura delle politiche ordinarie; mentre le risorse straordinarie servono a centrare l’obiettivo”. Di qui l’indicazione del Coordinatore del Comitato Tecnico Snai di collegare le risorse del Recovery Fund alle riforme strutturali “per liberare potenzialità e dare alle persone libertà di scelta, in una logica in cui il territorio si presenta non diviso dal punto di vista sociale, culturale e amministrativo” conclude. Salvare i paesi panda, in questo quadro, significa preservare l’identità preziosa dell’Italia più vera e autentica.


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