“Vaccinarsi contro il Covid è un dovere” medici arianesi in trincea

Massiccia adesione alla campagna di immunizzazione iniziata ieri presso il presidio Asl "Frangipane". Per il personale ospedaliero si ritiene fondamentale per tornare alla normalità. Il clima nei reparti

“Vaccinarsi contro il Covid è un dovere” medici arianesi in trincea. Entro oggi si completa la vaccinazione degli operatori sanitari dell’area Covid del Frangipane. Anche nel nosocomio ufitano la campagna di immunizzazione è iniziata ieri per i medici, infermieri e operatori impegnati nei reparti più sensibili, che nei mesi precedenti hanno fronteggiato l’emergenza sanitaria. Grande senso di responsabilità fra tutti medici, che in questo momento preferiscono dedicarsi ai pazienti ogni giorno, ma sentono la necessità di far capire alle persone che il vaccino è l’unica via d’uscita da questa tragica esperienza dell’emergenza. C’è chi non si sottrae a raccontare l’esperienza personale in corsia ma preferisce mantenere l’anonimato. La somministrazione della prima dose ai sanitari è avvenuta secondo il protocollo stabilito dal Ministero e secondo le indicazioni pervenute dall’Unità di crisi Regionale, che l’Azienda sanitaria di Avellino ha declinato sui territori.

Ad Ariano Irpino si preannuncia una vaccinazione di massa fra gli operatori, e al momento non si registrano assenze. Il nosocomio ufitano ha salutato l’apertura del punto vaccinale come il primo passo verso un orizzonte di speranza. Le decine di decessi registrate nei mesi scorsi e la grave assenza di dispositivi di sicurezza registrati a marzo hanno indebolito e penalizzato la capacità degli operatori sanitari. La somministrazione della prima dose del vaccino arriva dunque come un carico di ossigeno per astronauti in assenza di gravità.

“La maggior parte dei colleghi si vaccinerà: è un atto dovuto da parte nostra e intendiamo testimoniare che è molto più rischioso non farlo” spiega un medico del presidio ospedaliero. “Credo fermamente nella scienza e non posso che accogliere questo momento come il primo segnale di speranza, dopo lunghi mesi di terrore e sconfitte”. In questo momento si considerano anche gli ipotetici effetti collaterali a lungo termine: ipotesi scientifiche che però non frenano le lunghe code davanti al punto vaccinale del Frangipane. “E’ stato raggiunto un traguardo importante” continua l’operatore. “Abbiamo ottenuto il vaccino in pochi mesi e si tratta di una vittoria per la scienza, mai verificata prima nella storia della medicina. Questo è senza dubbio un giorno nuovo”.

Il lavoro nelle corsie del reparto Covid è stato particolarmente impegnativo, e ha stravolto la quotidianità anche del personale specializzato attivo nel reparto di rianimazione e nelle sale operatorie. Chi già portava la mascherina chirurgica e igienizzava spesso le mani si è trovato comunque a gestire in modo completamente diverso il paziente. “Il Covid è una malattia complicata e abbiamo imparato sul campo a gestire una situazione a cui non avevamo mai immaginato di dover affrontare. La seconda ondata infatti partita a ottobre ci ha consentito di fronteggiare la situazione con maggiore consapevolezza”. Il contatto con persone affette dal virus ha stravolto la vita lavorativa e privata dei medici e degli infermieri, che in questi lunghi mesi hanno dovuto lottare per proteggere se stessi senza far mancare le cure e l’assistenza ai pazienti; ma anche proteggere gli affetti familiari fuori dal contesto ospedaliero.

Oggi al Frangipane c’è un solo paziente ricoverato in terapia intensiva, prossimo alla dimissioni. Ci sono pazienti in sub intensiva e nel reparto di medicina, ma la curva dei contagi appare sensibilmente ridotta rispetto a poche settimane fa. L’indice di positività però, insieme all’inizio della campagna vaccinale non consentono ancora di lasciarsi l’emergenza sanitaria alle spalle. Gli operatori che si sono sottoposti alla somministrazione della prima dose dovranno presentarsi nuovamente all’appuntamento fra tre settimane per la seconda dose. Tutti dovranno continuare a rapportarsi con le precauzioni finora adottate: distanziamento sociale, mascherina e igienizzazione delle mani. “Non possiamo dire di essere al sicuro ma in questo momento siamo sicuramente privilegiati rispetto al resto della popolazione- Questo ci consente di lavorare con uno spirito diverso, e di coltivare il desiderio e la speranza che tutto passi, confermando una grande fiducia nella scienza e nel progresso della medicina. Oggi sono felice perchè si chiude un cerchio” ha commentato l’operatore sanitario.

“Il nuovo anno inizia col piede giusto. Nessun collega, studente di medicina o medico anziani avrebbe mai immaginato di vivere quello che abbiamo vissuto, nè da medico nè da persona. Una tragedia simile è paragonabile soltanto ai racconti del terremoto o a quelli della guerra. E’ per questo che il negazionismo in questo momento non ha ragione di esistere. Bisognerebbe correggere il tiro sul significato di libertà e far comprendere che il Covid è un problema potenzialmente di tutti. la vaccinazione non è solo un atto di responsabilità nei propri confronti, ma soprattutto nei confronti degli altri. Anche se siamo disposti a correre il rischio di infettarci, non abbiamo il diritto arbitrariamente, di poter infettare altri” conclude.


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