La variante inglese del Coronavirus in Campania colpisce 1 positivo su 4

IL PROGETTO DI RICERCA 'GEONCOVID'. L'Unità di crisi ha comunicato l'esito dello studio di sorveglianza epidemiologica, condotto da Istituto Zooprofilattico, Tigem e Cotugno

La variante inglese del Coronavirus in Campania colpisce 1 positivo su 4. Lo riferisce l’Unità di crisi regionale, che rende noti i risultati dello studio effettuato sui casi di persone contagiate. Le verifiche sono state avviate con l’aumento improvviso dei contagi nelle scorse settimane.

Laboratorio d’analisi

«VARIANTE ‘INGLESE’ NEL 25% DEI CASI IN CAMPANIA». L’ESITO DELLA INDAGINE SULLE CARATTERISICHE DEL VIRUS. Con una nota l’Unità di crisi informa che «è stata avviata un’indagine mirata per l’analisi dell’aumento dei campioni positivi registrati in Campania nelle ultime settimane, in relazione a possibili varianti del virus». Lo studio di sorveglianza epidemiologica è stato condotto da Istituto Zooprofilattico, Tigem e Cotugno. La ricerca «prende in esame la diffusione territoriale del contagio attraverso il campionamento dei casi positivi, e ha già verificato che la percentuale di incidenza della cosiddetta ‘variante inglese’ in Campania, in media con quella nazionale, è attestata al 25%». La variante inglese del Coronavirus in Campania presente in un caso su quattro.

MONITORAGGIO IN CORSO SU TUTTE LE VARIANTI DI CORONAVIRUS. Il risultato di questa indagine medico scientifica «è la principale motivazione per mantenere altissima la guardia e per cui si richiede un lavoro ancora più intenso di controllo sui territori e sui contatti diretti dei positivi con variante inglese», scrive l’Unità di crisi. «È in atto un’azione di monitoraggio costante sulla diffusione di varianti, ed è ancora più urgente che vi siano a disposizione i vaccini necessari per continuare in maniera sempre più massiccia la campagna di vaccinazione in corso».

I PRIMI 6 CASI SCOPERTI IN CAMPANIA A FINE DICEMBRE.  Lo scorso 26 dicembre l’Unità di crisi annunciò di aver di aver scoperto i primi 6 casi di variante inglese del Coronavirus a Napoli tra i passeggeri arrivati da Londra, nelle ore successive alla sospensione dei voli da e per la Gran Bretagna. Furono individuati dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, in sinergia con Tigem e Ceinge. Nell’occasione, si annunciò l’inizio di ulteriori studi in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto Spallanzani. L’individuazione dei sei casi positivi fu diretta conseguenza della ordinanza della Regione con la quale si sono bloccati i voli provenienti dal Regno Unito immediatamente dopo la notizia della scoperta della nuova variante.

Laboratorio d’analisi

LA ‘VARIANTE INGLESE’ INDIVIDUATA A DICEMBRE IN CAMPANIA GRAZIE AL PROGETTO DI RICERCA ‘GEONCOVID’ DELL’ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DEL MEZZOGIORNO. I 6 positivi alla variante inglese del Covid-19 sono stati scoperti grazie al progetto Gencovid. Lo Studio Gencovid è partito dalla Regione Campania nei primi mesi della pandemia con l’obiettivo di studiare in maniera approfondita il virus attraverso la tempestività di campionamento sul territorio, l’identificazione dei focolai e la ricostruzione filogenetica del virus e della sua diffusione. Un boarding scientifico dei migliori enti di ricerca campani che, grazie alla sinergia dei ricercatori, ha consentito alla Regione Campania di individuare e sequenziare circa 2000 campioni nelle varie fasi della pandemia, dati che tra pochi giorni saranno pubblicati sulla piattaforma internazionale Gisaid e messi a disposizione della comunità scientifica internazionale. Gencovid nasce dall’Izsm che, con 400.000 tamponi analizzati nei laboratori di Portici e con unità operative specializzate, ha consentito interventi mirati e immediati nella gestione delle emergenze. Una volta estratto e preparato l’Rna, il Tigem eccellenza italiana per la biologia molecolare si è occupata del sequenziamento, una ulteriore aliquota di campione, in collaborazione con i ricercatori del CEINGE, è stata inoltre utilizzata per isolare i ceppi virali e testare sperimentalmente in vitro, su modelli cellulari, l’efficacia di diverse molecole con potenziale attività inibente della capacità replicativa del virus.


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