Sarà ricordato il Natale 2020 come uno dei più sentiti dai fedeli. Nei giorni della sofferenza collettiva che accomuna l’umanità assediata dalla pandemia, il significato della nascita di Gesù si rende più immediato e manifesto. Nei messaggi di auguri per il Natale 2020 rivolti alle comunità delle Aree interne, i Vescovi Pasquale Cascio e Sergio Melillo spiegano che con l’avvento del Bambino, con la nascita di Gesù, si rinnovano luce e speranza per uomini e donne, per l’umanità afflitta dalle contingenze. Di seguito il videomessaggio dell’Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia e, a seguire, l’intervento pubblicato dal Vescovo di Ariano Lacedonia per il Natale 2020.

La Sacra Famiglia nel Presepe originale donato al Papa dai Benedettini di Montevergine

Natale 2020

L’avvento di Gesù per vincere le tenebre

di don Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia




Nell’umanità del Bambino è custodito tutto il genere umano

di don Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Lacedonia

Con il viso “rubizzo” dei bambini e lo sguardo acceso, a Natale si attendeva un sospirato “dono”. La “letterina di Natale”, con parole allineate su un foglio illustrato e luccicante, dai propositi declamati davanti al presepe, era diretta al padre, che, come san Giuseppe, custode della vita tra il lavoro e la casa. Con la complicità affettuosa della mamma, nel pranzo di Natale, veniva letta, come in un rito, impettiti e timidi, con sguardi lucidi.

Il Vescovo di Ariano Lacedonia Sergio Melillo, accanto alla statua di Sant’Ottone Frangipane, patrono di Ariano Irpino

Questi ricordi ridonano il senso di famiglia tra paure e solitudini in questo difficile Natale. La memoria ci sorregge tra luci ed ombre. Nel prologo del suo vangelo Giovanni dice: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe» (Gv. 1,9-10). Siamo all’incontro con il Salvatore, con lo stato d’animo di attesa, di un “dopoguerra”. Chiediamo al Signore di “fare luce” … perché è Lui la luce vera di cui abbiamo bisogno! Nell’umanità del Bambino, generato nel grembo verginale di Maria, è custodito tutto il genere umano, vita vera che rischiara le tenebre del mondo: «Appari Signore, perché tutto è molto faticoso quando si perde il gusto di Dio» (A. de Saint-Exupery) e … si è smarrita la via di casa… A Betlemme nella mangiatoia è deposto un Bambino, Vita donata nella notte, che ci attende, noi, pastori condotti dal chiarore della Stella. Il nostro è andare da Nazaret del “Sì” della Vergine, a Betlemme “casa del pane”, tra vecchio e nuovo, rottura e continuità, attesa e sorpresa. Quella notte si accese una luce tra le braccia della Madre e lo sguardo vigile di Giuseppe; il bagliore della Grazia illuminava quel travagliato presepe, come i tanti presepi della storia, dove abitano solitudine e povertà. A Natale celebriamo il Sacramento della povertà, dell’indigenza che ci accomuna. Scopriamo d’essere precari e che «nessuno può amare … se non può avvolgere con le sue braccia l’amato» (Fulton Sheen) Finalmente, «… l’alba si accende, ed ecco l’aurora, poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente a ritornare a me che la chiamo e l’imploro …» (Paul Verlaine). Nello scenario del mondo prorompe l’aurora, mentre le “cose” della fede apparentemente, sembrano perdere “smalto”. Ma non è così! Il Signore nella Sua provvidenza ritorna ad abitarci il cuore. Dio torna nell’umano: «Finché vivrò, non cesserò di invocare, per richiamare in me il Verbo: “Ritorna!” (Ct 2,17). E ogni volta che se ne andrà, ripeterò questa invocazione, con il cuore ardente di desiderio» (S. Bernardo di Chiaravalle).

Viaggio in Italia del Presepe napoletano. Iniziativa della Regione Campania. Nella foto: particolare di un presepe esposto nel museo del Santuario di Montevergine

In tempo di pandemia, di povertà di relazioni e di pane, spogli ed incerti, serve il coraggio della Santa Famiglia per andare “migranti” a Betlemme. In quella grotta – occasionale riparo – tra un bue ed un asino, si svela davvero il senso della Vita! Nella mangiatoia vi è il sospiro della Misericordia, il vagito, l’alito della creazione nuova e salvatrice di Dio, la visione di maggiore umanizzazione del mondo. «Il Verbo si fece carne» (Gv 1,14); il Volto di Dio, l’inconosciuto, assume il tratto umano da riconoscere con gioia nel Cristo Bambino, nei volti di casa e nei volti dei lontani, della gente, dei poveri. A Natale chiediamo a Gesù di tenere accese le stelle, di donarci il coraggio di rinascere.


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