“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” di Luis Sepulveda

Il romanzo di uno degli scrittori più celebrati del '900 narra una storia breve che segue passo dopo passo il ritorno alla foresta del vecchio Bolivar, ed esplora il tema dell'eterno scontro tra uomo e natura

“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” di Luis Sepulveda. La natura della foresta amazzonica, con le sue leggi anche crudeli, dominata dagli animali che reagiscono in modo violento, solo se si sentono attaccati, soprattutto la femmina che vuole in ogni modo proteggere i suoi cuccioli, fa da sfondo alla vicenda del protagonista Antonio Josè Bolivar, un uomo sulla sessantina, vissuto in precedenza in un villaggio in condizioni molto povere, ma dignitose. Serba con sé la fotografia sbiadita di sua moglie Dolores, sposata a 15 anni, che aveva amato, ma che aveva sofferto molto, perché non era riuscita ad avere figli e ciò, per la superstizione degli altri era diventato il segno che la donna era preda del demonio. Erano stati costretti ad abbandonare tutto e a trasferirsi nella foresta Amazzonica, in un piccolo paese, El Idilio, che contava un centinaio di abitanti.

Costruiscono una capanna e tentano di coltivare i due ettari di terreno che erano riusciti ad ottenere, ma si trovano in estrema difficoltà a causa degli  uragani, circondate da bestie feroci e zanzare che con le loro punture provocano infezioni inguaribili, finchè devono rinunciarci e Antonio rimane solo, dopo la morte della sua Dolores, colpita dalla malaria. L’autore tratteggia in modo efficace i personaggi che vengono a contatto con il protagonista, come il dentista che leniva i dolori dei suoi pazienti e forniva loro dentiere per sostituire i denti marci o gli “Jibaros”, indigeni messi al bando poiché si erano adeguati ai costumi dei bianchi o il sindaco, che vuole distinguersi dagli altri e non beveva acquavite come la gente del posto. All’inizio Antonio Josè Bolivar ha difficoltà ad adeguarsi a quel mondo, a quella natura selvaggia, ma poi a poco a poco impara a fronteggiare le difficoltà di quell’ambiente infido e pericoloso, a destreggiarsi con le canoe per attraversare i fiumi.

Ha bisogno di essere accettato dagli Shuar, gli indios che vivono da sempre nella foresta e ne conoscono tutti i segreti. Egli trascorre la sua vita fino alla “vecchiaia” nella foresta partecipando alla loro vita diventando “uguale” a loro senza però poter diventare mai “uno di loro”. Essi lo accolgono nel loro mondo, gli insegnano tante cose, anche a difendersi dagli attacchi degli animali e quando verrà colpito dal morso di un serpente, lo cureranno con i loro unguenti e finalmente Antonio guarirà e diventerà immune al veleno. Il loro sostegno verrà meno tuttavia nel momento in cui egli violerà una delle loro leggi e ucciderà a sangue freddo con una freccia avvelenata l’assassino del suo amico Nushino: secondo la concezione degli Shuar quel suo gesto aveva impedito allo spirito di Nushino di andarsene in pace.

Antonio è costretto a partire e ad abbandonare tutto. Quando tornerà a El Idilio, scoprirà per caso, raccogliendo da terra il libro di un ecclesiastico, una nuova passione, quella della lettura: egli leggeva piano e così “si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine”. La sofferenza derivata dalla solitudine, dai ricordi dolorosi e dalla vecchiaia si stemperava attraverso le storie d’amore che leggeva, nei libri presi in biblioteca o donategli dalle persone con cui entrava in contatto. Egli preferiva non pensare, “lasciando aperti i pozzi della memoria per riempirli con le gioie e gli amori descritti” in quelle pagine, si lasciava andare ad immaginare i luoghi dove erano ambientate le storie: i suoi romanzi, che leggeva e rileggeva, parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana.

A cura di Ilde Rampino

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