«Irpinia assente sul Recovery Fund», allarme di Controvento

L'associazione lancia un appello ai centri di ricerca, alle associazioni e alle forze sociali: «Servono luoghi e momenti di confronto sul tema della programmazione»

L’Associazione Controvento di Avellino denuncia la mancanza di strategia, visione e iniziativa sulla programmazione economica di rilancio oltre la pandemia e parla di «Irpinia assente sul Recovery Fund». Con l’allarme, lancia un appello ai centri di ricerca, alle associazioni e alle forze sociali perché si individuino «luoghi e momenti di confronto sul tema della programmazione». In sostanza, chiede alla «politica assente in Irpinia sul Recovery Fund» di destarsi dal suo torpore.


Mobilitare l’Irpinia finora assente sul Recovery Fund

Documento dell’Associazione Controvento

Generoso Picone, Presidente della Associazione “Controvento”, già Vicesindaco e Assessore del Comune di Avellino nelle Giunte presiedute da Antonio Di Nunno

Ora che il piano del cosiddetto Recovery Fund è stato approvato dall’Unione europea, e l’Italia si trova a dover predisporre e realizzare progetti per un totale di 209 miliardi di euro in un arco di tempo che non potrà superare il 2026, l’associazione “Controvento” chiede in che modo Avellino e l’Irpinia si stiano preparando ad affrontare una fase di assoluta importanza storica. C’è da chiederselo scontando già in partenza un ritardo grave dovuto all’assenza totale di un dibattito sulle strategie da adottare e sugli obiettivi da raggiungere nel quadro della programmazione di azioni e interventi che dovrebbero segnare la ripresa dopo l’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19. C’è da interrogarsi con urgenza su questo vuoto silenzioso che avvolge l’intero territorio di fronte a una sfida epocale. Perché quanto si sta definendo nelle sedi europea e nazionale non appartiene assolutamente a un mondo distante dall’Irpinia e perché la gestione dell’intero pacchetto dovrà poi essere affidata agli enti locali considerati soggetti attuatori del piano. Di tutto ciò pare non esserci la benché minima consapevolezza.

La bandiera della città di Avellino accanto a quelle d’Italia e dell’Unione Europea

L’associazione “Controvento” qui indica alcune delle questioni che dovrebbero costituire le priorità di una discussione pubblica da sviluppare immediatamente in città e in Irpinia. Se l’emergenza da Coronavirus ha colpito l’Italia nel suo complesso le conseguenze sono state più devastanti nelle aree il cui tessuto sociale, economico e di servizi ha rivelato la sua congenita debolezza. Cioè nel Mezzogiorno e, segnatamente, nelle sue zone interne. Proprio il meccanismo di calcolo dei fondi del Recovery Fund attribuisce alle aree depresse del Sud la parte prevalente di quei fondi. E’ quindi un preciso diritto che il Sud debba avere la parte prevalente di quei fondi, a prescindere da cosa voglia fare il governo, e non soltanto il 34 per cento delle risorse. Non è forse questa l’occasione storica per colmare un gap e realizzare un nuovo equilibrio territoriale? Come le forze politiche e sociali anche della provincia di Avellino intendono misurarsi con questa esigenza?

Provincia di Avellino. La sede di Palazzo Caracciolo

LA SFIDA DEL TERRITORIO È SUL ‘NEXT GENERATION’. Il piano del Recovery fund, ovvero del Next generation Ue, indica questi capitoli che immediatamente hanno a che vedere con l’Irpinia: collegamento con l’Alta velocità da Napoli a Bari, ristrutturazione del sistema della sanità in relazioni a crepe sempre più drammatiche nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura, interventi contro la povertà educativa cioè implementazione di istruzione e formazione, definizione degli ecosistemi di innovazione, varo delle aree economicamente speciali. A questi si aggiungono l’attenzione alla rete di infrastrutture materiali e immateriali da riqualificare e in molti casi addirittura rifondare guardando alla fase virtuosa della prima esperienza della Cassa del Mezzogiorno e immaginando una cabina di regia della Regione, il ridisegno di una politica della mobilità e dei collegamenti che risponda a criteri di funzionalità e rispetto per l’ambiente, le operazioni su casa, trasporti e assetto del territorio in termini di sicurezza idrogeologica e di recupero dell’abitabilità dei centri spopolati. Sono titoli di dossier che dovranno essere riempiti di contenuti e così declinati secondo le esigenze delle varie zone. Come Avellino e la sua provincia si stanno preparando? Chi, dove e quando sta mettendo mano a idee, proposte e progetti? Il Recovery fund impone un salto di metodo nelle procedure amministrative: nel rapporto con l’Europa, alla cui sintassi ci si dovrà presto adeguare se è vero che oggi soltanto il 30 per cento dei fondi strutturali viene utilizzato; nella riorganizzazione totale delle amministrazioni pubbliche, la cui debolezza qualitativa e quantitativa ormai è drammaticamente evidente. C’è qualcuno in Irpinia che si sia posto questi problemi? Il Recovery fund deve davvero nascere dall’ascolto delle esigenze dei territori. Utilissima la lettura di quanto Fabrizio Barca e Mario Monti hanno scritto l’altro giorno sul “Corriere della sera” sottolineando un metodo per non sbagliare. Nella sonnacchiosa Irpinia alle prese con le balbuzie di una politica spenta c’è chi ne abbia preso visione?

Una vista dall’alto della città di Avellino

L’associazione “Controvento”, temendo che la lezione del dopoterremoto e dell’utilizzo dei fondi per la ricostruzione, sia stata dimentica o poco appresa, lancia un appello ai centri di ricerca – il “Dorso” innanzitutto -, alle associazioni, alle forze sociali affinché definiscano luoghi e momenti di confronto sul tema de Recovery fund. Troppo importante per essere lasciato a chi sta mostrando la sua incapacità a gestire finanche l’ordinaria amministrazione, straordinariamente decisivo per le sorti dell’Irpinia.


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