Franco Arminio: così le aree interne si ripopoleranno

Lo scrittore pronto per un tour attraverso il Mezzogiorno e gli Appennini con il Ministro Provenzano. «Verso una fuga dalle città nei prossimi anni»

Franco Arminio si prepara ad accompagnare il Ministro per il Sud Peppe Provenzano nel tour dell’Italia cosiddetta minore, per offrire il suo contributo di idee alla Strategia Nazionale per le Aree Interne: da Bisaccia nell’Alta Irpinia – paese natale dello scrittore – un viaggio nell’Italia meridionale interna per arrivare fino ad un piccolo paese della Sicilia – borgo natale del titolare del Ministero del Sud.

Il poeta Franco Arminio

Il Ministro e il poeta cammineranno sullo stesso binario, per incontrare persone, dialogare, contaminarsi di ciò che arriva dai territori, per poi “scrivere” una prospettiva comune. Niente a che fare con una prospettiva “meridionalista”, che Franco Arminio rifugge per superare le logiche di contrapposizione. L’idea è aprire una stagione propositiva per frenare la fuga dei giovani dando una dimensione a questi preziosi luoghi. La visita a Bisaccia e ad Aquilonia, unitamente alle puntate di “Che ci faccio qui” programma di Rai Tre con Domenico Iannaccone dedicato all’Italia minore (in replica sul canale Rai) e la registrazione con Alessandro Gaeta di uno speciale Tg1 che andrà in onda ad ottobre, portano le aree interne della Campania al centro del dibattito mediatico nazionale. “La strategia nazionale delle aree interne dovrebbe osare di più e offrire spazio ai giovani: ci vuole coraggio, questo è il momento di osare per innovare e devono essere i giovani a rendersi protagonisti” ha commentato Arminio.

La sede dell’Europarlamento a Strasburgo

RECOVERY FUND. Franco Arminio, consigliere del Ministro sui paesi e lo spopolamento, ma soprattutto scrittore e poeta, è anche in vetta alle classifiche nazionali con il suo ultimo lavoro “la cura dello sguardo” edito da Bompiani, giunto alla quarta ristampa. Alla luce della programmazione sul Recovery Plan che attende il Governo e delle spinte culturali, il Mezzogiorno può ambire alla costruzione di un nuovo paradigma di sviluppo, che sia in grado colmare i ritardi con il resto dello stivale (e quindi dell’Europa), ma anche di riequilibrare la vivibilità nell’Italia profonda e nelle terre di mezzo. “L’Italia è l’unica nazione in Europa che ha al suo interno una discrepanza economica così profonda: sanare la crepa è un obiettivo radicato, quasi un fatto naturale, ma spetta al Parlamento adoperarsi per questo. Non credo che il dibattito culturale possa alimentare la contrapposizione fra Nord e Sud: il meridionalismo oggi deve capire realmente quali investimenti bisogna realizzare in entrambi le macrozone geografiche. Il meridionalismo deve essere pragmatico, non di rivendicazione ma deve indicare dove intervenire e quali investimenti realizzare, per frenare la pesante ondata migratoria dei giovani dal Sud” argomenta. Nessun vittimismo dunque, ma un rinnovato slancio, che potrebbe derivare dalla cultura, dall’immagine che il Meridione vuole raccontare a se stesso. “Ci vuole un rinnovato slancio, l’eros che contagia la politica e le politiche in generale. C’è bisogno di un nuovo atteggiamento diffuso fra i giovani che vogliono viaggiare per arricchirsi ma fare ritorno per creare spazi nuovi” continua. La “questione meridionale” per Franco Arminio appartiene al ‘900. “Oggi abbiamo la rete internet che ci sottrae alle logiche del passato e le tendenze sono favorevoli: anche con le disattenzioni il Sud non è morto e il patrimonio delle aree interne è suggestivo per il mondo interno, con tutte le sue facce. Il ritardo della modernità gioca a nostro vantaggio: ha favorito la conservazione degli ambienti naturalistici mentre altrove è stato tutto cementificato. Quello che abbiamo ovviamente non basta e c’è ancora tanto a fare, ma il nuovo governo degli eventi non può appartenere ai notabili, ad una classe dirigente che intercetta finanziamenti senza una logica positiva. A 40 anni dal terremoto dell’Irpinia non vedo nessuna svolta, e auspico ben altro approccio nella gestione del potere locale. Anche chi resta ha le sue colpe però, perchè vive nella soggezione senza rivendicare l’ingiustizia di non poter aprire dinamiche nuove” polemizza Arminio.

Il Ministro Provenzano ad Avellino con i vescovi delle Aree Interne. Conferenza sul Lavoro

IL TEMPO DEL CAMMINO. Il paesologo intanto si prepara al viaggio in qualità di consigliere del Ministro Provenzano.  “La seconda tappa dopo l’Irpinia sarà la Puglia; visiteremo tutte le regioni e i territori interessati dalla Snai, per confrontarci sulle idee” continua il paesologo. “Darò il mio contributo per mettere a punto ulteriori misure della strategia -che in questo momento è lenta-, unitamente ad altre iniziative per il Sud. Si annunciano mesi intensi e il mio sarà un lavoro di mero accompagnamento. Ritengo che i sindaci, come anche le istituzioni regionali debbano essere più spregiudicati perchè peggio di così non può andare: bisogna creare gli strumenti e mettere alla prova i giovani. Non c’è bisogno di ‘progettifici’, i cui risultati sono davvero pochi (e non solo in Irpinia); si registra poca partecipazione su un’attività che invece dovrebbe coinvolgere attivamente le persone. La strategia è una stimolazione sociale che crea interesse, mentre i sindaci sono passivi”.

Bisaccia, il centro storico

DOPO IL COVID LA RISCOPERTA DELL’ENTROTERRA. Arminio parla da motivatore. Una posizione che gli consente di incoraggiare tanto gli amministratori quanto i giovani e tutta la popolazione locale. “Sono fiducioso nel lavoro del Ministro Provenzano, che oltre a Fabrizio Barca rappresenta una figura di riferimento per la coesione. Dopo il Covid i paesi possono avere una nuova opportunità e rappresentano una nuova frontiera della vivibilità. Ritengo che nei prossimi 20 anni ci sia un pieno ritorno ai piccoli borghi, e questa tendenza è stata inaugurata proprio questa estate, anche grazie alla spinta del Governo, che ha assecondato lo sguardo ai paesi. Dovremo essere noi ora, a saper diversificare la nostra capacità di accoglienza: meta di vacanze prolungate, vivere per lavorare, vivere da pensionati. L’obiettivo deve essere quello di favorire la residenza più lunga possibile per generare economie, ma soprattutto dare ai giovani tutte le strutture inutilizzate, dai palazzi nobiliari agli edifici fatiscenti, per dare loro l’opportunità di creare laboratori, sale lettura, di registrazione, informatica. Così si riattiva una comunità e si crea socialità; lo spazio pubblico non può essere il bar che ammazza la noia, ma deve essere un luogo in cui nascono idee e accadono cose”. La sua “cura dello sguardo” infatti è uno strumento per dare fiducia al mondo esterno “come se fosse una farmacia: il corpo è pronto per una nuova alleanza con le piante e gli animali e la poesia diventa una medicina”. Il testo – che non è un romanzo, nè una raccolta di poesie – guida le classifiche nazionali. “Il mio successo vuole testimoniare anche che anche vivendo e lavorando a Bisaccia si possono ottenere grandi risultati. Il lavoro paga sempre e vorrei che fosse un incoraggiamento per gli altri. Non abbiamo più scuse: basta indugiare nel pessimismo, basta scoraggiatori militanti. Stiamo male ma possiamo farcela” conclude.


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