Pastificio Graziano al Cibus, il Ministro Di Maio nello stand

L'azienda di Manocalzati ha preso parte al forum sull'agroalimentare italiano nella difficile fase dell'emergenza sanitaria. L'amministratore D'Urso: rafforzare la tutela del made in Italy priorità per il settore

Il Pastificio Graziano al Cibus per partecipare alla più grande manifestazione Food and Beverage promossa all’indomani del lockdown per l’emergenza sanitaria. L’impresa di Manocalzati ha preso parte alla due giorni di esposizioni e dibattiti dedicati ai nuovi scenari dell’industria agroalimentare italiana, per delineare una valida strategia di marketing in tempo di emergenza sanitaria. Tra i temi, l’impegno per la tutela del Made in Italy nel mondo, come ha sottolineato l’amministratore delegato del pastificio di Manocalzati, Alfonso D’Urso.

Pastificio Graziano al Cibus, il Ministro Di Maio ha visitato lo stand. Nella foto da sinistra: il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’amministratore del Pastificio Graziano di Manocalzati, Alfonso D’Urso

«Cibus Forum ci permette di riprendere il percorso di promozione interrotto a causa dell’emergenza sanitaria. Nonostante i consumi nel nostro comparto non abbiano risentito la crisi economica, il Pastificio Graziano crede fortemente nell’importanza delle relazioni umane», si legge in una nota. «A causa del Covid sono mancate le principali iniziative fieristiche occasione di dibattito e di confronto, utili per essere sempre al passo con le ultime tendenze di mercato e spesso anticipandole come nel caso delle trafile al platino e all’argento che noi stessi abbiamo brevettato. Cibus non è una semplice fiera ma il trait d’union tra professionisti della Gdo, istituzioni, buyers e giornalisti. Di certo, d’ora in avanti sarà fondamentale un’ efficace comunicazione e l’impegno di tutte le parti in causa».

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Secondo l’A.d. di Pastificio Graziano, «la situazione che stiamo vivendo a livello globale ci fornisce un’ulteriore occasione per riflettere su quanto sia fondamentale creare sinergie nell’interesse della tutela del Made in Italy troppo spesso vittima dell’Italian Sounding». L’imprenditore solofrano ne ha parlato al Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio, ospite nello stand della sua azienda.

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«L’agroalimentare italiano sta vivendo stagioni di crescita importanti sui mercati esteri. Risultati significativi che tuttavia non devono farci allentare la presa sull’obiettivo», ha detto D’Urso. «Servono campagne mirate per salvare la reputazione dei prodotti enogastronomici, difendere il territorio, l’economia e far conoscere una filiera che è la più grande ricchezza del Paese. Mi riferisco ad esempio all’Italian Sounding in cui cade ingannevolmente il consumatore di fronte a prodotti che crede siano autentici italiani, quando in realtà di italiano hanno poco, o nulla». Ed ecco il riferimento. «Noi siamo produttori di pasta 100% italiana, certificata e garantita dai laboratori di Chimica e Biologia dell’Università di Salerno, ma subiamo la concorrenza sleale di aziende che acquistano materie prime di provenienza estera a un costo inferiore e che poi lavorano in Italia, o di aziende italiane rilevate da aziende straniere che sfruttano il brand legato ad esse per promuovere maggiormente le vendite. Si tratta di un falso Made in Italy un rischio che compromette la reputazione del comparto. Per questo ben vengano le fiere come Cibus che ci consentono di entrare in relazione diretta con i buyers internazionali e far testare la qualità del prodotto». La riflessione ha trovato d’accordo Luigi Di Maio, si legge ancora nella nota. Il Ministro «ha si è detto pronto a sostenere con convinzione gli eventi fieristici, fondamentale veicolo verso il mercato internazionale e strumento strategico di promozione del Made in Italy». Alfonso D’urso ha espresso un contento apprezzamento per il Sindaco di Parma, «una città che deve essere d’esempio all’Irpinia e alla Campania per la cooperazione che è riuscita a creare tra pubblico e privato». In particolare, «Parma ha dimostrato che il cibo non è solo un prodotto commerciale, ma è il simbolo di una comunità, il risultato di un processo identitario che esprime la creatività tipica del Made in Italy». Per questo, «la collaborazione tra Istituzioni pubbliche, imprese del settore alimentare e ristoratori ha permesso alla città emiliana di essere riconosciuta come la prima Città Creativa Unesco della Gastronomia. Una strategia importante da prendere d’esempio per lo sviluppo economico e turistico dell’Irpinia e per permettere a noi tutti, insieme, di guardare con fiducia al futuro».


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