Maria Donatiello: l’ospedale di Bisaccia va riaperto

La candidata al consiglio regionale nella Lista Davvero - Partito Animalista propone la qualificazione della struttura riclassificata nel 2012 «a beneficio di un vasto comprensorio oggi scoperto»

L’ospedale di Bisaccia vitale per il territorio e per questo va riaperto, afferma la candidata al consiglio regionale nella lista Davvero – Partito Animalista, Maria Donatiello. Con una nota ricorda il danno sociale provocato dal declassamento, ma nello stesso tempo elogia la funzione preziosa che l’attuale Struttura Polifunzionale della Salute svolge quotidianamente in un comprensorio lontano da altre strutture. Si tratta di un vasto territorio che va da Lacedonia ad Aquilonia, Monteverde, Andretta, Calitri, Vallata, Carife, con una popolazione che «oscilla fra i 15mila e i 20mila abitanti, se si considerano anche i paesi più piccoli confinanti con la Puglia e che hanno vie di comunicazione difficili per raggiungere gli ospedali della regione a noi vicina».


L’emigrazione giovanile e l’importanza dell’Ospedale di Bisaccia

di Maria Donatiello | Candidata al consiglio regionale nella Lista Davvero – Partito Animalista

Maria Donatiello, candidata al consiglio regionale nella Lista Davvero – Partito Animalista

Probabilmente l’emergenza sanitaria e i dati preoccupanti di questi giorni, riguardanti la crescita dei contagi da virus SARS-Cov-2, non ci hanno ancora insegnato abbastanza. Prima di tutto la necessità di avere strutture sanitarie e ospedaliere sui territori, non solo nei capoluoghi di provincia. L’ospedale di Bisaccia è un esempio lampante. Costruito alcuni anni prima del terremoto che colpì la nostra provincia, esso fu lasciato inutilizzato per un lungo periodo a causa di scelte scellerate del tempo. Si capì la sua importanza solo dopo il sisma del 1980. La struttura si rivelò fondamentale per l’assistenza sanitaria di tante vittime, non solo dei paesi vicini a Bisaccia. Allora ci si rese conto della necessità di rafforzare il nosocomio di “Bisaccia la Gentile”. Per circa trent’anni, non solo ha permesso l’assistenza sanitaria necessaria, ma ha consentito a tanti medici e infermieri irpini di mettersi al servizio dei cittadini della propria Terra, fino all’assunzione di decisioni scellerate nel 2012/2013, quando l’ospedale fu “declassato” a Struttura Polifunzionale della Salute.

La Sanità in Alta Irpinia ritrova l’ex ospedale di Bisaccia con le sue funzioni che lo riportano al rango di presidio sanitario strategico, hanno spiegato le istituzioni locali intervenute alla inaugurazione della Suap

Il lavoro che compie la struttura polifunzionale è sempre lodevole. Come tutti sappiamo, essa si occupa di anziani e di malati in stato vegetativo. Ma anche queste strutture sono sotto dimensionate. Lo sanno bene gli amministratori locali, che in questi anni hanno lottato per ridare dignità ai cittadini di Bisaccia e dei paesi limitrofi, nella speranza di restituire una struttura utile sia ad un eventuale trattamento di pazienti colpiti dall’emergenza sanitaria sia per i trattamenti sanitari ordinari. Il tutto, senza dimenticare l’importanza di avere un vero e proprio pronto soccorso, per tutti i paesi dell’area, a cominciare da Lacedonia, Aquilonia, Monteverde, Andretta, Calitri, Vallata, Carife, una popolazione che oscilla fra i 15 mila e i 20 mila abitanti, se si considerano anche i paesi più piccoli confinanti con la Puglia e che hanno vie di comunicazione difficili per raggiungere gli ospedali della regione a noi vicina. La riapertura dell’ospedale di Bisaccia rappresenterebbe anche un’occasione per i giovani medici e infermieri della nostra Irpinia. Il problema dell’emigrazione, che in questi ultimi anni sta di nuovo colpendo le nostre terre, riguarda tutti, anche il personale altamente specializzato in ambito sanitario. I nostri giovani vengono subito assunti negli ospedali del Nord Italia o all’estero. Altri si accontentano di lasciare la loro terra per fare le guardie mediche nei paesini di montagna o nelle valli più lontane. Sono certa che molti di loro sarebbero onorati di assistere i loro cari dove sono nati, dopo i tantissimi sacrifici che le loro famiglie hanno fatto per sostenere i loro studi. Questa è la sanità che immagino, #Davvero.


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