‘L’Altirpinia si unisca per l’ospedale a Bisaccia’, monito dal territorio

«RILANCIARE UNA SANITÀ DEL TERRITORIO». Lettera aperta da Michele Frascione alle rappresentanze istituzionali del comprensorio ricadente nell'area pilota per una iniziativa comune a otto anni dalla declassificazione in Sps del Di Guglielmo

«L’Altirpinia si unisca per l’ospedale a Bisaccia», sostenendo l’iniziativa del Sindaco Marcello Arminio, che ha scritto una lettera al Governatore della Campania. Il monito arriva da un ex amministratore del Comune altirpino, Michele Frascione. Nella sua riflessione chiede che si corregga «l’errore commesso otto anni fa», quando si declassificò a struttura polifunzionale della salute un ospedale che rappresentava una risposta in termini di efficienza al centro di un territorio molto vasto dei difficile accessibilità. Nella sua lettera, infatti, Michele Frascione ritiene che l’emergenza coronavirus abbia dimostrato la necessità di decentrare per funzioni il servizio sanitario sul territorio, evitando che un’emergenza possa fagocitare un singolo ospedale, imponendo la sospensione dei reparti ordinari. Frascione chiede agli amministratori locali dell’Area Pilota di non lasciare solo il Sindaco di Bisaccia in questa rivendicazione. Riconoscendo all’attuale Governo e al Ministro Speranza di aver aperto una fase nuova sul decentramento sanitario, chiede che «l’Altirpinia si unisca per l’ospedale a Bisaccia». Di seguito il testo.


L’Altirpinia si unisca per l’ospedale a Bisaccia, meglio tardi che mai

di Michele Frascione | già amministratore locale a Bisaccia

La struttura polifunzionale della salute ‘Di Guglielmo’, primo Ospedale di Comunità della provincia di Avellino in base al nuovo piano ospedaliero

Dal 2012 al 2020. Ci sono voluti 8 anni per tornare al nodo vero che era allora e ritorna: ”il taglio di questo ospedale fu un errore” da correggere. Condivido gran parte dei propositi e delle riflessioni che in questa lettera nella sostanza appare giustamente segnata da una linea politica di giudizio giudizio dei tagli lineari che non creano risparmi, ma drammi umani. Mi permetto di osservare che la tragica vicenda del Coronavirus, ci ha detto anche altro. Gli accentramenti dovunque non reggono più, soprattutto quando capita come è “capitato” nel polo di Ariano. Un ospedale contagiato finisce per privarsi di una gran parte della sue intere funzioni. Un innovazione organizzativa nelle aziende sanitarie farebbe bene, ipotizzare una redistribuzione di funzioni dei Poli Sanitari in forme diffuse e dunque anche in altri ospedali del territorio. Per questa via si giustificherebbe anche la espansione dell’edilizia sanitaria nei piccoli presidi come risparmi oltre che come investimenti. Forse anche questo lo smart working, rivelatosi nuovo strumento di emergenza e suppletivo, potrebbe essere un servizio da potenziare in ogni aspetto di ricezione e
interconnessione. Si fa bene a richiamare gli annunciati investimenti nazionali nell’edilizia sanitaria, nella tragedia del Coronavirus, a partire dalle consistenti disponibilità di nuovi finanziamenti aggiuntivi derivanti dai fondi e dalle garanzie dell’Europa, promossi da questo Governo. Si tratta di continuare a tutti i livelli a
rivendicare la nuova politica di apertura all’avanzamento dell’Europa portata avanti da questa maggioranza parlamentare pur variegata e ampia e con un ministro della Sanità Speranza (di nome e nei fatti). Si può dunque rivendicare il ritorno dell’ospedale a Bisaccia anche nel titolo, visto che nella struttura urbanistica lo è sempre stato, semmai va ora ampliata.

La Sanità in Alta Irpinia ritrova l’ex ospedale di Bisaccia con le sue funzioni che lo riportano al rango di presidio sanitario strategico, hanno spiegato le istituzioni locali intervenute alla inaugurazione della Suap

Ma brevi cenni della storia serve ricordarla per riprendere con il piede veloce e giusto. Perché qui l’ospedale, con titolo, mica già c’è, si dice ancora solo che lo si vorrebbe. Non si è voluto vederlo ma fu uno scippo voluto per riempire il piatto dei “tagli” da
presentare al diverso governo nazionale del tempo, che trovava più facile e sbrigativo reperire cosi risparmi, sacrificando queste Comunità. E intanto restava l’ospedale di Solofra (quando si dice che si è del bottone) era ed è a 10 minuti dalla città ospedaliera di Avellino. Mentre 2 ospedali in Alta Irpinia dovevano essere dichiarati troppo vicini, e senza considerare nemmeno l’altipiano del Formicoso. Mentre ora nessuno a più alti livelli, dell’Alta Irpinia più vasta, si è espresso al riguardo. Poi bisogna anche ricordare a tutti che siamo sotto sotto le prossime elezioni regionali e, sotto le elezioni, ricordava una narrazione in un film, un politico promise di asfaltare il fiume Tevere per liberare Roma dal traffico. Va bene, si riconosce nella lettera che errore fu fatto nel 2012, ma si tratterebbe di iniziare una lotta. E non è sufficiente dire che i sindaci dei Comuni sono a supporto della lettera del Sindaco di Bisaccia. Che brutto costume si mantiene ancora da queste parti, si lascia intendere che le strutture sono dei sindaci dei territori dei Comuni che li ospitano, e cosi l’area industriale del Calaggio diventa di competenza di Lacedonia, il distretto sanitario di Calitri, i servizi di Giurisprudenza dell’Inps e il Vescovado di S. Angelo, l’ospedale di Bisaccia e il treno di Rocchetta. E cosi, in questa logica da retaggio medievale, ogni comune resta chiuso agli altri e fa del sindaco capofila quello che si interessa di un servizio a cui accede la Comunità della intera area. Il sindaco così sembra il re di un regno autonomo! E la separazione non fa la forza. Non era una lettera di un sindaco che bisognava inviare al Presidente della Regione, ma la preparazione di un documento partecipato e unanime e poi diffuso ad ogni livello. Un documento cosi divenuto completo, e deciso unanimemente, sottoscritto dai sindaci e dalle Maggioranze e Minoranze Consiliari di ogni Comune, sottoposto alla consultazione dai rappresentanti sindacali della sanità e impegnando i rappresentanti politici eletti e i responsabili di partiti e movimenti, dico, almeno di questa zona. Tanto per creare una forza popolare consistente e contundente. La emergenza e i fatti di questa portata non giustificano opposizioni irresponsabili ma nemmeno esclusioni volute magari per personali attestazione di benemerenza.


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