Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano. La lettura

La storia di un legame profondo e del cuore tra Mosè, cresciuto senza affetti, e Monsieur Ibrahim

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano è la storia di un legame profondo, un legame del cuore, tra Mosè, cresciuto senza affetti, con un padre che esprimeva la sua amarezza e il suo disagio di vivere con l’indifferenza nei confronti di suo figlio e Monsieur Ibrahim, “l’arabo” di una via ebrea, il cui negozio era aperto tutta la giornata, che apparteneva a un mondo diverso dal suo con cui faceva i conti in un periodo della sua vita in cui sentiva che tutto ciò che lo circondava veniva a poco a poco distrutto.

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano

Il ragazzo cominciava a rendersi conto che esisteva un prezzo da pagare per diventare uomo, mentre secondo suo padre “il denaro è fatto per essere conservato, mica speso “. La solitudine e i piccoli furti che egli compie rappresentano un modo di riconquistare un proprio posto nel mondo, una propria identità che si esplicava attraverso il suo rapporto con Monsieur Ibrahim, che parlava poco e sorrideva tanto; nella sua drogheria Momò, come lo chiamava lui, era sereno, avvertiva maggiore calore rispetto alla sensazione che provava le poche volte che era con suo padre ed è come se egli gli avesse di nuovo aperto gli occhi alla vita. Monsieur Ibrahim gli aveva insegnato un grande segreto: ”èil sorridere che rende felici”, riscopre in sé messaggi nuovi, risente nel suo animo parole mai conosciute che faceva sue con la forza dell’amore, lo spinge ad esprimere sempre i propri sentimenti : “quello che tu dai è tuo per la vita e quello che non dai è perduto per sempre”. Lo porta a Parigi, mostrandogli un nuovo modo di vivere e soprattutto nuove possibilità. Il loro rapporto, non risente della differenza di religione – Momò è ebreo – perché la religione che professa Monsieur Ibrahim è profonda, ma interiore e piena di riservatezza.

LA FUGA. La fuga improvvisa di suo padre che gli lascia un biglietto, in cui gli chiede di perdonare la sua incapacità di stargli vicino ed amarlo, gli fa provare un profondo senso di abbandono  e nei giorni successivi comprende che il suo rapporto difficile con lui era la conseguenza di una mancanza d’amore e comincia a vestirsi con i suoi abiti, a cucinare anche per lui. Seduto sulla sua poltrona legge il Corano che gli aveva regalato Monsieur Ibrahim, creando un ponte tra due figure di riferimento e quando il padre si uccide buttandosi sotto un treno, Momò avverte un senso di colpa e anche allora il vecchio gli è vicino.  Lincontro con sua madre, che è fuggita molti anni prima, lasciando il marito e il figlio, lo lascia all’inizio sorpreso e il rancore, misto a dolore, che ha riempito il suo cuore si rivela nel presentarsi a lei come Momò, la nuova identità che Monsieur Ibrahim gli ha regalato e in un certo senso prova pena per lei e le è grato perché concederà all’arabo di adottarlo. Il cuore di Momò finalmente trabocca di gioia, perchè “ero il figlio di colui che avevo scelto” e i due iniziano un lunghissimo viaggio in macchina verso il Medio Oriente perché Monsieur Ibrahim voleva vedere il “suo” mare e condividere la sua sensazione di gioia con il ragazzo. Gli insegna che “il segreto della felicità è la lentezza” e, assistendo alla danza dei dervisci Momòsente che il suo odio diminuiva un po’ per volta. Lo schiantarsi della macchina su cui viaggiava da solo Monsieur Ibrahim lo addolora profondamente: accorre al suo capezzale, accogliendo le ultime parole del vecchio : “sto andando a raggiungere l’immenso” . La sua vita cambia: egli gli ha offerto una nuova possibilità, lasciandogli il negozio, ma soprattutto i due fiori secchi nascosti tra le pagine del suo Corano che rappresentavano il modo di sorridere alla vita. Ormai egli ha preso il suo posto, è diventato “l’arabo” della strada”e aveva aperto il suo cuore al mondo, alle persone e anche un rapporto, quello con la propria madre, sempre osteggiato e mai recuperato diviene la via per avvicinarsi a lei con una nuova identità, ma senza più pregiudizi.


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