Bar e ristoranti restano chiusi in Alta Irpinia

PROTESTA DEGLI ESERCENTI A MONTELLA. Il sindaco Rino Buonopane chiede l'adozione di misure adattabili al contesto dei piccoli paesi, dove i volumi di affari sono sensibilmente ridotti rispetto alle città. E chiede aiuto all'Anci: senza gettito tributario il Comune è a rischio default

In Alta irpinia bar e ristoranti restano chiusi e rinunciano alla possibilità di lavorare con la consegna a domicilio: per il costo definito eccessivo della sanificazione giornaliera (che va da un minimo di 0,30 a 1 euro a metro quadro) e gli oneri del personale, che unitamente al costo delle spese vive non potrebbero mai competere con i volumi di affari. Così oltre ai numerosissimi bar e ristoranti del territorio, si aggiunge la disperazione delle aziende agricole e delle attività commerciali, che scrivono agli amministratori come ultima carta da giocare prima della chiusura definitiva. Le prime hanno dovuto rinunciare alle misure di compensazione della Regione Campania che tenevano in piedi le già fragili e precarie condizioni del comparto agricolo altirpino e ufitano in particolare; e le seconde perchè non riusciranno a bilanciare le spese con i mancati guadagni.

Rino Buonopane

A Montella intanto i titolari di bar e ristoranti organizzano una protesta per chiedere la possibilità di aprire le attività e trovare una soluzione praticabile per consentire loro di riaprire le saracinesche. Bar e ristoranti restano chiusi in Alta Irpinia e continueranno a non lavorare fino alla ripresa dell’attività diretta. “Ad oggi non c’è nessun interesse economico da parte degli esercenti, che dovrebbero riaprire con sanificazioni quotidiane, registri appositi che la certificano e in determinate fasce orarie, soltanto per garantire l’asporto. A Montella ha riaperto soltanto una pasticceria” spiega il sindaco Rino Buonopane. “Stiamo cercando di ragionare per capire se è necessaria la sanificazione da parte di un’azienda specializzata e iscritta al registro delle imprese, oppure se ogni esercente potrà acquistare prodotti certificati e provvedere autonomamente. Moltissime attività commerciali hanno provveduto a sanificare già prima della dichiarazione di pandemia” continua. Le uniche attività che hanno aperto per garantire l’asporto sono quelle a conduzione familiare, che non hanno un bilancio gravato dal costo del personale, “pur sapendo che il volume d’affari nei piccoli paesi come l’entroterra campano non possono paragonarsi alle città della costa, dove il volume d’affari è senza dubbio più conveniente” puntualizza il sindaco. “Le misure messe in campo per affrontare la fase 2 non sono adattabili al nostro contesto territoriale. Capisco le motivazioni del Governatore che ha compiuto delle scelte immaginando di adattarle a realtà densamente abitate, e capisco che non si potevano adottare decisioni per i singoli territori, ma chiediamo che la condizione venga discussa e che si tenti una soluzione”. Il Comune di Montella così come gli altri del comprensorio ha tamponato la nuova emergenza sociale attraverso il bonus spesa, con sostegni di carattere alimentare, e con lo slittamento del pagamento delle imposte comunali di due mesi. “Serve liquidità vera, perchè di questo passo il Comune non avendo entrate dai tributi non riuscirà a fornire i servizi essenziali: rischiamo il default” denuncia Buonopane. “Il meccanismo del circuito economico e sociale è saltato e il 98% delle entrate nelle casse veniva garantito dai tributi. Temo di non riuscire a garantire i servizi essenziali se non si interviene e chiederò all’Anci di farsi carico di questa istanza. La nostra era già una condizione di crisi e di grave difficoltà economica. Questa emergenza sanitaria ha messo in ginocchio le strutture produttive portanti dell’economia territoriale e non so come faremo a recuperare. Non possiamo fare fronte solo con i bonus, i prestiti fino a 25mila euro garantito dallo Stato e altre misure: ci manca l’ossigeno adesso e sono certo che molte attività non riapriranno più”.

Agricoltura

A questo bisogna aggiungere la mannaia che è stata annunciata dalla Regione Campania per il taglio del 75% delle misure compensative all’agricoltura per le zone montane. Una misura strutturale che ha consentito al comparto locale di resistere sul mercato e continuare a garantire la produzione, sia in Ufita che in Alta Irpinia. Nei giorni scorsi l’assessorato regionale all’agricoltura, ha diramato un comunicato, nel quale garantisce l’impegno a trovare le risorse finanziarie per sanare questa situazione, addirittura attingendo ai finanziamenti della prossima programmazione 2021-27. Ad oggi però, non hanno comunicazioni in merito. “In questo modo è stata messa in ginocchio buona parte della nostra economia e le 2mila e 500 aziende che godono delle misure compensative. Anche le aziende agricole minacciano di chiudere. La fase 2 va ripensata e chiediamo misure specifiche per le nostre realtà territoriali, altrimenti rischiamo una chiusura di massa” conclude.


LEGGI ANCHE:

Tamponi a tappeto in Campania e ad Ariano. Attivato l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno

Passeggiate e ristorazione in Campania, sì parziale da oggi. Misure per cantieri e concerie

 

ARTICOLI CORRELATI