Il Moscati di Avellino ha il reparto Covid-19 nella cosiddetta Palazzina Alpi, da qualche ora reso operativo dal Direttore Generale Renato Pizzuti. Nel pomeriggio avviato il trasferimento dei degenti fino ad ora ricoverati nello spazio progressivamente allargato all’interno della città ospedaliera. Con questo investimento, il San Giuseppe Moscati diventa un riferimento d’eccellenza in Campania, in grado di soddisfare il proprio fabbisogno attuale, ma anche di reggere i numeri drammatici che hanno investito questo ospedale al culmine dell’epidemia, un paio di settimane fa. In una provincia che ha contato finora 402 contagiati. Da oggi Avellino e l’Irpinia possono contare su un Covid-Hospital in grado di accogliere e curare pazienti con diversa condizione patologica conseguenza del coronavirus. Il complesso dispone di una Tac dedicata di ultima generazione.
UN’AREA DI ECCELLENZA ATTREZZATA PER I PAZIENTI DEL CORONAVIRUS IN IRPINIA. Il Moscati di Avellino ha il reparto Covid-19 con potenzialità da sfruttare in caso di emergenza. La struttura era stata progettata per assorbire oltre 120 pazienti tra degenza ordinaria, terapia intensiva e sub intensiva. Al momento il fabbisogno globale è sotto il 60 per cento delle capacità garantite da un ospedale che ha acquisito anche nel settore epidemiologico (anche considerando il laboratorio Covid-19) una status di rifermento nel Mezzogiorno d’Italia. Il programma annunciato dall’Unità di crisi prevedeva di aggiungere ai 14 posti di terapia intensiva altri 90 posti letto tra sub-intensiva e degenza per la gestione dei pazienti Covid. Nella palazzina Alpi sono disponibili 14 posti letto di terapia intensiva, 10 sub intensiva e 26 di degenza per Covid-positivi. Il totale dei 50 posti letto reso operativi è ulteriormente espandibile in caso di emergenza.
A questo punto si supera anche ogni considerazione sulla necessità di recuperare vecchie strutture dismesse da tempo «con buona pace di chi immaginava di recuperare strutture non a norma, né dal punto di vista della normativa antisismica né dal punto di vista dei requisiti minimi di organizzazione sanitaria per questa fase».
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