Rischio coronavirus nell’industria irpina, allarme della Cgil: lettera al Prefetto

Appello del segretario provinciale Franco Fiordellisi, che elenca alcune fabbriche di Avellino, dell'Alta Irpinia e dell'Ufita dove ritiene insufficienti le misure di protezione. La nota

Ennesimo allarme della Cgil sul rischio coronavirus nell’industria irpina. Ancora una lettera aperta rivolta al Prefetto di Avellino, a pochi giorni dalla scadenza dello stop alle aziende imposto dall’ordinanza regionale. Dal 14 aprile sarà direttamente il Governo a decidere attraverso un provvedimento atteso a breve. Ma il segretario Franco Fiordellisi elenca una serie di aziende delle aree industriali di Avellino, Morra De Sanctis, Ariano Irpino, Nusco, Vallata e Lacedonia, dove a suo giudizio sono insufficienti le misure di sicurezza. Nella nota si preannuncia la possibilità di attivare iniziative sindacali. Di seguito il testo.

La sede della Camera del Lavoro di Avellino

Rischio coronavirus nell’industria irpina, intervenga il Prefetto

di Franco Fiordellisi | Segretari provinciale della Cgil

La targa della Cgil all’ingresso della Camera del Lavoro di Avellino

«A un mese e mezzo dalla decretazione dello stato di emergenza per l’epidemia del coronavirus, e dopo varie riunioni fatte sulla sicurezza dei lavoratori, continuano ad arrivare segnalazioni di gravi criticità e prese di posizioni unilaterali da parte di svariati “imprenditori” della nostra provincia: CoFreN (Avellino), Aurubis (Avellino), Ims (Morra de Sancitis mai fatto ciclo continuo), Lmp (Avellino), Vitillo Group (Ariano Irpino e Lacedonia), Targetti (Nusco), Irpinia Zinco (Lacedonia); poi per la filiera che segue la Omi ovvero Lfi (Vallata e Lacedonia), Hpd (Lacedonia), Redam (Lacedonia) e tutto il “mondo” PoEma che non è stato affrontato nella discussione Ema». «In particolare denunciamo la mancanza di sicurezza per lavoratrici e lavoratori, la mancata costituzione in ogni azienda del Comitato per le Regole di sicurezza che veda la partecipazione pro-attiva del sindacato e dei delegati aziendali. In molte realtà la distanza di sicurezza non è rispettata, così come la pulizia sistematica degli strumenti o luoghi di lavoro usati da più lavoratori, così come i prodotti di protezione individuale (mascherine, guanti, occhiali, tute, camici, ecc., conformi alle norme) non sono verificati o disponibili».

Franco Fiordellisi, segretario provinciale della Cgil di Avellino

«Le sollecitazioni a confrontarsi fatti dalla scrivente O.S., prima di adire ad azioni sindacali o denunce, anche penali, sono dettate dalla convinzione che nel confronto, vero e preventivo, si possa far capire che il contrasto alla diffusione del virus è fondamentale, che quindi la rimodulazione dei livelli produttivi, con la parziale o totale sospensione delle attività non indispensabili è possibile solo con il coinvolgimento delle Oo.SS. e dei delegati/lavoratori perché le aziende le vivono, ed in esse rischiano se non ci sono tutte le condizioni di sicurezza, rischiano i lavoratori ma anche la collettività, e questo è inaccettabile». Muovendo da queste premesse e a fronte dell’impostazione del Ministro della Salute, rispetto alle norme di sicurezza e di ripresa graduale, la Cgil di Avellino chiede una convocazione al prefetto di Avellino Paola Spena con l’obiettivo che la rappresentante territoriale del governo si attivi per una verifica puntuale e stringente per la sicurezza dei lavoratori chiamati a produrre, ma per i quali nessuna, o poche, misure di tutela sono attivate. «La discussione e quanto definito con Ema non può essere una mosca bianca, ma la regola per tutte le aziende che intendono produrre o che stanno producendo difformemente da quanto previsto dalle regole di buon senso e di sicurezza per tutti. In considerazione di ciò sarebbe opportuno predisporre le verifiche necessarie, e se del caso, in accordo con i sindaci e la Protezione civile prevedere la sospensione temporanea delle produzioni per le aziende inadempiente del Protocollo di sicurezza».


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