Riaprire i tribunali soppressi per lenire il carico delle pendenze. L’aumento del carico di pendenze giudiziarie denunciato dai togati in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario si affronta riorganizzando la giustizia sul territorio. Lo ha confermato il presidente del Coordinamento nazionale per la riapertura dei fori soppressi, l’avvocato Giuseppe Agnusdei, pronto a confrontarsi con l’avvocatura, la magistratura e il Governo per supportare il dibattito odierno sulla riforma della giustizia proposta dal Guardasigilli Bonafede. “La chiusura degli uffici giudiziari ha comportato un aumento almeno del 5 per cento del carico di pendenze, sia per gli uffici di giudici di pace che per la giustizia di primo grado” ha spiegato. Questa sofferenza della macchina della giustizia denunciata dagli addetti ai lavori deriva anche dalla chiusura delle 220 sezioni staccate dei tribunali che conducevano un’attività di sollievo e defalcazione del lavoro dei tribunali circondariali, che ha ottenuto soltanto tre proroghe per Elba, Ischia e Lipari; e dalla chiusura di 30 tribunali circondariali, di cui 4 sono stati oggetto di una proroga per gli eventi sismici dell’Abruzzo del 2009. Fermo restando la disponibilità degli Enti Locali di supportare i costi delle utenze e dei locali, la riapertura dei tribunali potrebbe lenire la sofferenza denunciata dalla Corte di Cassazione. “La chiusura dei 26 tribunali ha prodotto un’arretramento della giustizia dal cittadino, con soppressioni effettuati su scala nazionale, con tagli che non hanno tenuto conto di criteri specifici, colpendo magari uffici di una certa dimensione e salvando altri fori più piccoli. Di qui una pesante discrasia che si è riversata poi sull’intero sistema” continua il presidente del coordinamento. “Alcune zone sono state depauperate di uffici grandi che garantivano la celerità dei procedimenti, e quindi le parti si acquietavano rinunciando ad appelli e ad ulteriori ricorsi. Oggi c’è bisogno di riaprire i tribunali soppressi con una revisione generale del sistema, perchè con il taglio lineare dei fori è stato prodotto un mero allontanamento della giustizia, con un maggiore carico per i tribunali accorpanti, con un notevole allungamento dei tempi” argomenta. Agnusdei sottolinea gli effetti della Riforma Severino a Foggia, dove è stato soppresso un tribunale e sei sezioni staccate, con un incremento del carico processuale su un unico ufficio, e la sofferenza per le lungaggini delle decisioni.
“Le statistiche parlano chiaro” ribatte Agnusdei. “In altre zone d’Italia gli accorpamenti che hanno prodotto carichi su strutture che non erano pronte, hanno avuto enormi disagi. In Campania la chiusura dei tribunali di Sant’Angelo dei Lombardi, Ariano Irpino e Sala Consilina ha visto ovunque nei presidi accorpanti un aumento dei tempi dei procedimenti. Il caso di Sala Consilina è ancora più drammatico, in quanto il presidio è stato accorpato a Lagonegro, in Basilicata, lasciando inalterata la Corte di Appello di Salerno. Anche il Tar di riferimento è quello della Campania, ed è facilmente dimostrabile come i disagi per operatori e utenti siano notevoli”. Agnusdei è stato ospite del consiglio comunale di Ariano Irpino qualche settimana fa, dove è stato invitato ad intervenire per illustrare alla cittadinanza arianese le motivazioni che spingono il coordinamento alla battaglia per la riapertura. “Si è discusso di riaprire i tribunali soppressi, avanzando anche ipotesi su una unificazione fra Ariano e Sant’Angelo per distribuire il carico processuale e l’avvicinamento delle utenze, con un alleggerimento dei carichi dei tribunali di Avellino e Benevento”.
Dai dati del 2013, si rileva che il tribunale di Avellino aveva un carico 17mila procedimenti annui, e il tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi un carico di 4mila procedimenti. Avellino è passata dunque dal 51° posto nella classifica dei fori per numero di procedimenti, al 35° posto. Il tribunale di Benevento alla stessa data presentava un numero di 21mila procedimenti, mentre quello di Ariano Irpino circa 5mila. Nella stessa classifica di cui sopra, con l’accorpamento, il tribunale di Benevento è passato dal 36° al 30° posto per numero di procedimenti. “I numeri attuali non sono distanti dai dati del 2013” sottolinea Agnusdei. “Intervenire sui processi è una manovra encomiabile, ma le soluzioni per ridurre i tempi processuali non devono contrarre i tempi concessi alle parti per esporre le loro ragioni. Altra questione sospesa è la mancanza di organico, al di là degli intendimenti delle compagini governative. Nelle zone dove è intervenuto l’accorpamento c’è stata una modifica di natura procedurale, e sono emersi problemi anche di natura logistica. Le strutture giudiziarie sono le stesse, e ancora oggi mancano gli spazi per fare in modo che gli operatori di giustizia mettano in moto il loro potenziale: riforme come quella del 2013 hanno messo in atto dei provvedimenti legislativi senza avere la possibilità di attuarli” aggiunge.
La questione dell’edilizia giudiziaria è un ulteriore nervo scoperto. “E’ necessario dunque l’attivazione di un tavolo nazionale teso alla ricerca di soluzioni condivise: per bontà di alcuni amici ricopro la carica di referente del comitato nazionale, un impegno a cui non mi sottraggo, e con cui cerchiamo di esprimere la voce di amministrazioni comunali e ordini forensi dei tribunali soppressi. Abbiamo già ottenuto un incontro col Ministro, e l’apertura di un intergruppo parlamentare a cui è stato demandato il lavoro di valutazione delle criticità, assumere determinazioni che il Governo potrebbe fare proprie e procedere alla riapertura dei tribunali. Non ci aspettiamo tempi brevi. Dopo l’audizione di ottobre, sono state annunciate audizioni nelle singole realtà. A giorni l’intergruppo riprenderà i lavori e ci sarà una calendarizzazione dei sopralluoghi presso tutte le realtà, all’esito dei quali ci saranno delle determinazioni sul ripristino degli uffici giudiziari” conclude.
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