Avellino in festa per San Ciro. Tornano i falò

Nell’antica parrocchia di Costantinopoli come ogni anno il 31 gennaio si celebra la festa in onore del santo medico, eremita e martire. Il programma religioso annunciato dal parroco don Emilio Carbone

Avellino in festa per San Ciro il 31 gennaio. Nell’antica parrocchia di Costantinopoli «ogni anno si celebra la festa in onore di San Ciro, medico, eremita e martire», ricorda il parrocco, don Emilio Carbone. «È una festa antica e tenuta in grande considerazione nella nostra città», spiega il sacerdote. Il programma prevede un fitto calendario religioso. Da martedì 28 a giovedì 30 gennaio alle ore 18 è in programma il Santo Rosario con le confessioni e la messa, con la benedizione dell’acqua e dell’olio di San Ciro. Venerdì 31 gennaio ci sarà la festa di San Ciro, con le messe alle ore 9, 10, 11, 12 e 16.30. Alle 18 la messa solenne e il bacio della reliquia di San Ciro. Dopo i riti religiosi ci sarà l’accensione e la benedizione del ‘falò’ di San Ciro.

La chiesa Santa Maria di Costantinopoli in corso Umberto I ad Avellino

BIOGRAFIA DI SAN CIRO. Medico ed eremita, visse nel III secolo e morì decapitato. San Ciro nacque ad Alessandria d’Egitto, allora una delle città più importanti dell’antichità. Celebre era la scuola di Medicina, dove aveva studiato anche Galeno. S. Sofronio racconta che S. Ciro era un medico valente che gestiva una sorta di ambulatorio, dove curava soprattutto i poveri. In quel tempo ad Alessandria, erano molto diffusi astrologi, maghi e indovini. L’imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività “curative” senza autorizzazione, senza distinguere tra medici e maghi. San Ciro fu costretto quindi a lasciare la città e si ritirò in Arabia. Nella solitudine si dedicò ad una vita eremitica di preghiera e penitenza, molto diffusa a quei tempi. Ben presto lo raggiunse un ex soldato di nome Giovanni, nato a Edessa, che era stato costretto ad abbandonare la vita militare per le persecuzioni anti-cristiane. I due si dedicarono alla vita ascetica per quattro anni. Nel frattempo l’imperatore Diocleziano riprese la persecuzione contro i cristiani, e anche nelle cittadine vicine numerosi cristiani venivano incarcerati, torturati e condannati a morte. A queste notizie Ciro, seguito da Giovanni, lasciò il proprio eremo e decise di tornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede. Ciro e Giovanni si fermarono a Canopo, ad una ventina di chilometri da Alessandria, per soccorrere una madre e le sue tre figlie, che erano state imprigionate. Furono, però, anche loro imprigionati, torturati e uccisi. Era il 31 gennaio del 303 (o 312, come alcuni storici sostengono). S. Onofrio racconta che i cristiani raccolsero i corpi dei martiri e li seppellirono in una basilica eretta in onore di S. Marco.
Quando poi gli arabi occuparono l’Egitto, verso la metà del VII secolo, le spoglie dei martiri furono portate a Roma, e quando i gesuiti costruirono a Napoli la chiesa del Gesù Nuovo, le reliquie dei corpi dei santi Ciro e Giovanni furono traslate in questa chiesa. Ma i santi Ciro e Giovanni erano già venerati a Napoli dai gruppi di origine egiziana, che da secoli operavano in città. Verso il 1675 giunse a Napoli, nella residenza dei gesuiti, San Francesco de Geronimo, che nella sua predicazione rinvigorì il culto dei santi martiri Ciro e Giovanni. Ne chiuse alcune reliquie in una teca e se ne serviva per benedire gli ammalati. Numerose furono le guarigioni e ciò contribuì a diffondere la devozione a S. Ciro presso il popolo napoletano. Il teschio di San Ciro viene conservato nella chiesa di Marineo (PA) di cui è il patrono. È anche il patrono di Portici (Na)e di Grottaglie (Provincia di Taranto). Si festeggia il 31 gennaio.

San Ciro

S. Sofronio Patriarca di Gerusalemme (VI secolo) – “Voi siete veramente la luce del mondo, Voi siete il sale della terra. Luce che non tramonta e sale che non s’infatua; luce che non si spegne e sale che non si scaccia fuori…O coppia di Santi tre volte beata, per la quale la Divinità appare meravigliosa ! O coppia di Martiri, per la quale il mondo si rallegra!… Come non restare attoniti al vedere congiunti due uomini, che erano tanto diversi? Poiché uno era medico e monaco, Ciro, l’altro soldato, Giovanni; ….Chi ha compiuto questa mirabile unione, se non Gesù Cristo, che suole unire e raccogliere in un ovile le disperse pecorelle e fa discendere gli Angeli in terra, come fa salire gli uomini al cielo? Ammirando questa sacra unione tra Ciro e Giovanni, ripetiamo col Profeta che salmeggiava sull’arpa: Questa trasformazione è opera dell’onnipotente mano di Dio. Questa forza onnipotente congiunse i cuori di Ciro e Giovanni e li collocò nella stessa dimora e li adornò con una sola palma di combattimento e di una sola gloria dopo la morte e con una stessa corona li onorò per l’eterno trionfo”.


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