Una tela del 1500 ritrovata ad Avellino da un antiquario. Esposta la nobildonna del mistero

Potrebbe essere la Marchesa Maria de Cardona la donna raffigurata nella tela, mentre Agnolo Bronzino si ipotizza l'autore. Il quadro è stato esposto in occasione del Convegno "Il Castello e le sue prospettive" presso il Casino del Principe

Una tela del 1500 ritrovata ad Avellino è stata esposta per la prima volta al convegno organizzato dall’associazione Terrafuoco in occasione del Convegno «Il Castello e le sue prospettive», organizzato dall’Associazione Terrafuoco, presso il Casino del Principe. Nei giorni scorsi gli organizzatori hanno digitalizzato e reso pubblico un particolare del dipinto, attraverso la foto delle mani che reggono i cardi, accompagnando l’immagine con la lettera inoltrata dall’antiquario all’Associazione Terrafuoco. La tela «raffigura una nobildonna di profilo, in abiti rinascimentali, che regge tra le mani tre fiori di cardo», si legge nel documento firmato da Ettore Cesta, titolare dell’esercizio commerciale La Gatta Cenerentola in Avellino, impegnato in approfonditi studi sulla origine di quest’opera, con riferimento all’autore, al committente e alla signora ritratta. Dalla lettera si apprende che sono in corso ulteriori analisi sul quadro, ma anche l’esito delle prime ricerche condotte fino ad oggi sul quadro. Ettore Cesta ha formulato le prime ipotesi sul soggetto e sull’autore del dipinto. Potrebbe essere la Marchesa Maria de Cardona la donna raffigurata nella tela, Agnolo Bronzino potrebbe essere l’autore. Prematuro al momento trarre conclusioni, avverte l’antiquario, che con scrupolo rinvia ad una conferenza stampa tutti dettagli. Sarà indetta quando i risultati dei test scientifici avranno chiarito definitivamente il mistero. Di seguito il testo integrale della missiva a proposito della tela del 1500 ritrovata ad Avellino.


Una tela del 1500 ritrovata ad Avellino da un antiquario. Particolare delle mani che reggono i cardi

LETTERA DELL’ANTIQUARIO ETTORE CESTA ALL’ASSOCIAZIONE TERRAFUOCO. Mi chiamo Ettore Cesta e sono un antiquario, titolare dell’esercizio commerciale La Gatta Cenerentola in Avellino. Ho letto delle vostre manifestazioni per Maria de Cardona e mi sono sentito in dovere di mettervi a conoscenza di quanto segue: nell’ottobre dello scorso anno, durante una ricognizione dei materiali custoditi in un deposito pertinente una abitazione privata nel centro storico di Avellino, ho tra le altre cose reperito una tela raffigurante un ritratto di donna che appariva come una riverniciatura di un dipinto più antico. Incuriosito anche dalla particolarità del ritrovamento, il quadro si trovava in un seminterrato privo di corrente elettrica ma una luce da una apertura sembrava indicare proprio quell’oggetto, ho deciso quindi di compiere delle ricerche in merito all’autore e al soggetto raffigurato. Il proprietario del deposito mi aveva riferito di ricordare che la tela proveniva dall’abitazione di una vicina di sua nonna e che la signora in questione raccontava, a supporto di presunte discendenze nobiliari, che quel quadro raffigurava una sua ava che era stata gran signora di Avellino. La tela, priva di firma o di indicazioni dell’autore, raffigura una nobildonna di profilo, in abiti rinascimentali, che regge tra le mani tre fiori di cardo. La riverniciatura sembra ricalcare il disegno e i colori originali. E’ stato il particolare dei fiori di cardo a indirizzare le mie ricerche: ricercando tra i significati allegorici di tali fiori ho trovato pochi riferimenti sul loro utilizzo nella simbologia pittorica ma numerose testimonianze del loro utilizzo nell’araldica; e ricercando tra gli stemmi nobiliari che raffigurano fiori di cardo ho ritrovato quello del casato dei De Cardona, che furono anche signori di Avellino: poteva il soggetto raffigurato essere la Marchesa Maria de Cardona? E chi era l’autore del dipinto? Un’inattesa scoperta ha indirizzato le ricerche una altrettanto inattesa direzione: in un’epistola indirizzata da Ortensio Landi a Bartolomeo Panciatichi è presente un riferimento alla De Cardona e alla volontà del Landi di averne un suo ritratto. Potrebbe il Landi aver commissionato l’opera a mezzo dell’amico e collega Panciatichi? E chi avrebbe costui incaricato di eseguire il ritratto. In effetti il Panciatichi, potente politico della Firenze rinascimentale, aveva già commissionato per proprio conto dei ritratti di donne importanti: e quando decise di far raffigurare la sua consorte Lucrezia si era rivolto a Agnolo Bronzino che aveva realizzato un dipinto su tela oggi conservato alla Galleria degli Uffizi. Potrebbe essere quindi lo stesso Bronzino l’autore della tela ritrovata? Suggestive similitudini tra i il ritratto di Lucrezia Panciatichi e la tela esaminata sembrerebbero suggerire di si. Convergenti sull’epoca di attribuzione del dipinto sono anche i primi risultati delle prime analisi ottiche condotte sulla tela da studiosi dell’Università Politecnica di Leopoli. Quando i risultati dei test scientifici saranno confermati sarà indetta una conferenza stampa per illustrare questi ed altri dettagli.


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