Antonio Di Nunno e la stagione dei sindaci, Bassolino: ne è simbolo

Antonio Bassolino ha concluso il convegno promosso presso l'ex carcere borbonico dal Giornale "L'Irpinia", nel quinto anniversario della scomparsa dell'ex primo cittadino di Avellino

Antonio Bassolino in un recente scatto postato sul suo profilo Facebook

Antonio Di Nunno e la stagione dei sindaci possono ritenersi facce complementari della stessa medaglia. Il modo di intendere il ruolo di Sindaco che incarnò Di Nunno appartiene al moto democratico e repubblicano risvegliato nel Paese negli anni Novanta come reazione allo scandalo di Tangentopoli. A mezzo secolo dalla fine della guerra, nelle città una generazione di ‘politici del fare’, con la Costituzione sotto il braccio si fece largo tra le macerie lasciate dagli scandali, per ristabilire un patto fiduciario con i cittadini. Antonio Di Nunno contribuì a quel tentativo con autorevolezza, sobrietà, lungimiranza. Concludendo il convegno commemorativo organizzato dal Giornale L’Irpinia nella Sala Blu dell’ex Carcere Borbonico, Antonio Bassolino ha riconosciuto il significato del percorso compiuto da Antonio Di Nunno tra la metà degli anni Novanta e il 30 ottobre 2003, quando le sue dimissioni divennero irrevocabili, nel momento di rottura con la politica tradizionale. Parlando al cospetto dei protagonisti di quegli anni, il vicesindaco Generoso Picone il Presidente del Consorzio Interprovinciale Enzo De Luca, l’europarlamentare Giuseppe Gargani, gli assessori Antonio Gengaro, Nunzio Cignarella, Nuccio Di Pietro, il capogruppo di Ppi e poi Margherita Lello De Stefano, il ricordo di Antonio Bassolino per piglio e rigore si è rivelato un lucido momento di ricostruzione storica di quella fase politica italiana.

Antonio Bassolino in un recente scatto postato sul suo profilo Facebook

Nel parlare di Di Nunno, Antonio Bassolino ha affrontato la (crisi) politica di oggi, pur rispettando il tema del convegno promosso dal Giornale L’Irpinia. A cinque anni dalla scomparsa di Antonio Di Nunno, a 17 dalla fine del suo mandato al Comune capoluogo, a 25 dalla prima elezione, Bassolino lo ha inquadrato come un precursore. Il dossettiano Di Nunno accettò la sfida elettorale un quarto di secolo fa perchè temeva la fine del patto fiduciario tra cittadino e rappresentanza democratica. Per l’amico ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino, ancora oggi Antonio Di Nunno è l’emblema di una stagione, quella dei sindaci, animata dall’ambizione di restaurare su base locale il prestigio delle istituzioni. Come lui, tanti eletti direttamente per amministrare provarono a rinnovare perfino nello stile la politica, resa calpestabile dalla gestione mediatica di Tangentopoli. In questo scenario, il giornalista Rai fu protagonista di una fase politica che ha visto le autonomie locali rinnovare profondamente la classe dirigente pubblica a metà degli anni Novanta. L’appassionato ricordo che Bassolino serba dell’amico è un monito alle nuove generazioni di amministratori locali, a non crogiolarsi alla luce effimera del consenso tributato dai social media, quando la gente vera diserta le urne in misura sempre più preoccupante, minando la stabilità del sistema democratico.

Antonio Di Nunno, sindaco dal 1995 al 2003, promotore della nuova cittá progettata al termine della lunga fase di ricostruzione seguita al terremoto del 23 novembre 1980

“CRISI PROFONDA DELLA RAPPRESENTANZA”, BASSOLINO PROTAGONISTA DEL DIBATTITO NEL MEZZOGIORNO. Antonio Bassolino, tra i principali artefici di quella stagione nel Mezzogiorno e nel Paese durante il suo doppio mandato alla guida del Comune di Napoli, è protagonista oggi di un dibattito sulla crisi della rappresentanza, più che della politica. E anche ieri ad Avellino ha riproposto la sua ricetta per far ripartire il campo riformista, dialogare con il 40 per cento dell’elettorato che non partecipa al voto. La politica deve rivolgersi ai 21 milioni e mezzo di cittadini che alle ultime elezioni europee non sono andati a votare. Bassolino la descrive come una “società astenuta” quella di oggi, scandita da un Mezzogiorno che non c’è più. “Intollerabile l’attenzione mediatica totale per il voto in Emilia Romagna, mentre della Calabria non parla nessuno”, ha osservato con evidente allarme. Se in un suo post su Facebook ha spiegato che si devono “spostare forze e consensi, giorno per giorno, passo dopo passo, con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà”, Bassolino ha ricordato che i sondaggi di opinione attestano il grado di sfiducia verso la politica, non il suo consenso. La ricetta è ripartire da una classe dirigente espressione del territorio, da cui selezionare le energie migliori per governare il Paese. L’esempio da seguire è quello di Antonio Di Nunno, laborioso e instancabile sindaco per la gente che in lui ritrovava il primo tra i cittadini, per dedizione ad una città che amava con le opere ogni istante del suo mandato.

OMAGGIO DEL GIORNALE L’IRPINIA AD ANTONIO DI NUNNO. L’iniziativa di ieri è stata promossa da L’Irpinia, Giornale di  Politica, Economia, Cultura e Sport, con cui il giornalista Antonio Di Nunno si era diviso negli ultimi anni della sua carriera con il Tg della Campania. Il convegno nella Sala Blu dell’ex carcere borbonico è stato aperto dai saluti del Sindaco di Avellino Gianluca Festa, che in pochi ricordano giovanissimo capo delegazione dei Verdi impegnato al tavolo interpartitico alla vigilia delle elezioni amministrative del 1999, quando Partito Popolare e Democratici della Sinistra discussero della ricandidatura di Antonio Di Nunno. La relazione introduttiva di Generoso Picone, giornalista de Il Mattino, ma soprattutto Vicesindaco e Assessore nelle giunte presiedute da Antonio Di Nunno, ha consentito di focalizzare il tema del convegno, moderato dal giornalista de Il Mattino Aldo Balestra. È intervenuto Amalio Santoro, oggi consigliere comunale, ma in quegli anni segretario provinciale del Partito Popolare Italiano, fulcro del Centrosinistra di Romano Prodi e Massimo D’Alema, che ispirò la stagione dei sindaci, aperta dalla riforma elettorale in senso maggioritario, il cosiddetto Mattarellum.

A MARIO CESA IL PREMIO D’ONOFRIO.  Al termine del convegno è stato consegnato il Premio D’Onofrio nell’edizione speciale 2020 al compositore Mario Cesa, «per la sua poetica assolutamente originale, che consiste nel metabolizzare la ritualità della musica popolare, trasfigurata in una scrittura e in un linguaggio colto». Questa la motivazione per la quale i promotori hanno scelto di assegnare il Premio D’Onofrio al maestro Mario Cesa, «una delle personalità più rappresentative della cultura musicale contemporanea».


Antonio Di Nunno e la stagione dei sindaci. Convegno con Antonio Bassolino ad Avellino per il quinto anniversario della scomparsa dell’ex primo cittadino avellinese

LEGGI ANCHE:

Antonio Di Nunno, 5 anni fa moriva il sindaco della svolta avellinese

ARTICOLI CORRELATI