Sergio Leone il ‘narratore’ in mostra all’Ara Pacis di Roma

Roma celebra fino al 3 maggio 2020 un mito del cinema mondiale a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita. Un'occasione imperdibile per approfondire il profilo di un autore che ha imposto ai maestri il suo sogno

Sergio Leone il 'narratore' in mostra all'Ara Pacis di Roma. Nella foto: Federico Fellini e Sergio Leone confronto, sguardo nello sguardo

Sergio Leone il ‘narratore’ e il suo sguardo al centro della mostra che Roma gli dedica all’Ara Pacis fino al 3 maggio. “C’era una volta Sergio Leone” è il titolo dell’iniziativa, con cui si celebra, a 30 anni dalla morte e a 90 dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema mondiale. Tra gli oggetti personali, gli scatti, i documenti e le partiture esposti nella Capitale, una fotografia restituisce al di là di ogni parola il senso della sfida lanciata da Leone al cinema. Il quadro della foto incornicia in un espressivo bianco e nero da sinistra a destra Federico Fellini e Sergio Leone opposti di profilo sguardo contro sguardo, quasi come due bounty killer della pellicola, sulla main street di una ideale città del cinema, pronti a misurarsi sulla originale tecnica della narrazione. Questa fotografia vale l’intera mostra, peraltro così ricca di immagini, suoni, scritti, ma anche di costumi, oggetti, schermi. Ma in quella foto c’è l’essenza del genio italiano, che piega con la sua inventiva le regole della tecnica alla propria narrazione. Sergio Leone e Federico Fellini in questa foto rinnovano nel ‘900 quella vocazione rinascimentale che scorre nelle vene degli artisti italiani, da sempre più bravi a codificare che ad assimilare, a inventare che ad applicare, a sperimentare che ad attuare.

Sergio Leone il ‘narratore’ in mostra all’Ara Pacis di Roma fino al 3 maggio 2020. Nella la locandina clint Eastwood

SERGIO LEONE IL ‘NARRATORE’, IL PROGETTO CULTURALE. La mostra “C’era una volta Sergio Leone” è stata suddivisa in diverse sezioni: Cittadino del cinema, Le fonti dell’immaginario, Laboratorio Leone, C’era una volta in America, Leningrado e oltre, dedicata all’ultimo progetto incompiuto, L’eredità Leone, si legge nella nota di presentazione fornita dal Museo dell’Ara Pacis. “Grazie ai preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone e di Unidis Jolly Film i visitatori entreranno nello studio di Sergio, dove nascevano le idee per il suo cinema, con i suoi cimeli personali e la sua libreria, per poi immergersi nei suoi film attraverso modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena, sequenze indimenticabili e una costellazione di magnifiche fotografie, quelle di un maestro del set come Angelo Novi, che ha seguito tutto il lavoro di Sergio Leone a partire da C’era una volta il West”, si legge. Un libro pubblicato dalle Edizioni Cineteca di Bologna, “La rivoluzione Sergio Leone”, a cura di Christopher Frayling e Gian Luca Farinelli, completa il progetto culturale nell’universo artistico e intellettuale del maestro originario di Torella dei Lombardi.

Sergio Leone con i pantaloni corti. Il futuro padre del Western all’italiana tra le braccia di suo padre

SERGIO LEONE IL ‘NARRATORE’, IL PERCORSO ESPOSITIVO. Curato dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini, il percorso espositivo conduce il visitatore nell’intimo universo narrativo di Sergio Leone, non ignorando la tradizione familiare dell’autore, figlio di un regista del muto italiano, noto sotto lo pseudonimo di Roberto Roberti, come Leone firmò Per un pugno di dollari con lo pseudonimo di Bob Robertson. La mostra legge e inquadra i film del regista italiano come capitoli di un’unica opera capace di declinare in un rielaborato linguaggio cinematografico il filone storico-mitologico. Il western viene reinventato come epico luogo del conflitto interiore dell’uomo, costretto a reprimere la sua barbarica indomabile e impetuosa vis libertaria, per una modernità normalizzante. Con “C’era una volta in America” il treno della civiltà annunciato nel finale di “C’era una volta il West” ha definitivamente normalizzato l’eroe nella società di massa, nella città senza soluzione di continuità, che non lascia ai buoni o ai cattivi lo spazio per cavalcare verso il tramonto oltre i confini del villaggio. La mostra offre allo spettatore la possibilità solo di immaginare quale grandiosa opera sarebbe stato il film che stava preparando al momento della scomparsa, dedicato alla battaglia di Leningrado. Ne rimangono, solo poche pagine, indizi di una ulteriore evoluzione che non ha fatto in tempo a scolpire con la luce. Altri continuano a farlo, attingendo alla sua scuola, ricorda il Museo dell’Ara Pacis: “…da Martin Scorsese a Steven Spielberg, da Francis Ford Coppola a Quentin Tarantino, da George Lucas a John Woo, da Clint Eastwood ad Ang Lee continuano a riconoscere il loro debito nei confronti del suo cinema”.

Sergio Leone nel 1975

DOPO PARIGI, ROMA OMAGGIA IL MITO DI SERGIO LEONE IL ‘NARRATORE’. Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione arriva in Italia dopo il successo dello scorso anno alla Cinémathèque Française di Parigi, istituzione co-produttrice dell’allestimento romano insieme alla Fondazione Cineteca di Bologna. La mostra è realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Istituto Luce – Cinecittà, Ministère de la culture (Francia), CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, SIAE e grazie a Rai Teche, Leone Film Group, Unidis Jolly Film, Unione Sanitaria Internazionale, Romana Gruppi Elettrogeni Cinematografici. Digital Imaging Partner: Canon. Sponsor tecnici: Italiana Assicurazioni, Hotel Eden Roma, Bonaveri. L’ideazione è di Equa di Camilla Morabito e il supporto organizzativo di Zètema Progetto cultura.


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