“L’infinito” compie 200 anni, Davide Rondoni racconta Leopardi ad Atripalda

In occasione del bicentenario della pubblicazione della poesia “L’infinito” Rondoni racconta Leopardi nel libro “E come il vento: L’infinito, lo strano bacio del poeta al mondo” nella Chiesa della Confraternita di S. Monica ad Atripalda

A cura di Ilde Rampino

“L’infinito” compie 200 anni, Davide Rondoni racconta Leopardi ad Atripalda nel libro “E come il vento: L’infinito, lo strano bacio del poeta al mondo”. In occasione del bicentenario della pubblicazione della poesia “L’infinito” è stata organizzata una bellissima manifestazione il 18 novembre nella Chiesa della Confraternita di S. Monica ad Atripalda, in cui il poeta Davide Rondoni ha parlato di questa meravigliosa poesia, ponendo anche l’accento sull’importanza di leggere la poesia per interpretare e mettere a fuoco la propria vita, mentre la danzatrice Alessia Tudda si è esibita traendo spunto dalle suggestioni dei versi, esprimendo forza, vitalità e ardore e incarnando in modo mirabile i desideri e i turbamenti dell’animo umano.

La presentazione del libro “E come il vento” ad Atripalda

Un’analisi accurata de “L’infinito” di Giacomo Leopardi, un testo conosciuto da tutti, ma che offre sempre nuovi spunti per una comprensione più approfondita dei suoi elementi: è lo scopo dell’interessantissimo libro del poeta Davide Rondoni, che attraversa come in una sorta di viaggio le suggestioni e al contempo le intrinseche contraddizioni di questa poesia che può essere annoverata nel patrimonio umano di noi tutti. Il cuore “straziato di molto amore e di molta vita” si chiede da cosa provenga questo anelito degli uomini all’infinito e parla di una ”commozione della ragione”. L’infinito, secondo Rondoni, è “ciò per cui siamo fatti e che esiste in un non altrove della poesia” e addentrarci con il cuore tra i versi di questa meravigliosa poesia è un dono prezioso al di là del carattere autobiografico. E’ fondamentale leggere la poesia per penetrarla ma soprattutto per “nascere in essa e rinascere”. Il concetto di infinito è presente nella scrittura indecifrabile del mondo e si deve andare alla ricerca di essa” fino ad immergerci in un ”dolce naufragio “in cui l’anima sempre riprende fiato. La poesia può nascere anche in luoghi angusti o nelle carceri, in cui si avverte un anelito alla libertà per oltrepassare le sbarre di una forzata solitudine. Esiste un profondo dissidio tra l’uomo e il mondo ed è necessario ascoltare le voci care che hanno qualcosa di infinito dentro per far vibrare il loro cuore attraverso le loro parole. La poesia si può considerare come la “figlia prediletta del silenzio” e compie il miracolo di far avverare esperienze impossibili, in una meravigliosa armonia, mentre l’infinito “lascia un’impronta nel nostro dolore”. La musica riveste nel testo di Davide Rondoni una valenza estremamente significativa, nell’alternanza di voci e silenzio e i versi sembrano imprimere i passi di una danza meravigliosa e di una voce musicale – “il suon di lei”- mentre i poeti sono simili a “fari sulle colline”, perché illuminano qualcosa che non è percepibile da tutti, che provoca a volte gli “spaventi del cuore”. L’autore analizza il rapporto tra visibile e invisibile e l’anelito al sovrumano e all’immensità, con una particolare consapevolezza del tempo. Il poeta Davide Rondoni ha risposto ad alcune domande.

L’Infinito compie 200 anni. Davide Rondoni racconta Leopardi

Nella sua disamina de “L’Infinito” di Leopardi mi ha colpito molto la sua frase: “il non altrove della poesia”. Può chiarire il concetto?

“Vi sono alcune esperienze a cui i poeti danno voce che riguardano le cose fondamentali della vita in cui si può parlare solo poeticamente, come l’amore, il dolore e si può abitare in un luogo che è “non altrove della poesia”. La facoltà poetica è l’unico linguaggio per percepire tutte le emozioni, come fa in fondo Leopardi, e tutti gli uomini, quelli “vivi” posseggono questa capacità. I poeti danno voce alle esperienze di tutti”.

Particolarmente interessante è la sua riflessione sul rapporto tra visibile e invisibile. 

“La poesia incarna l’esperienza del segno, attraverso cui si può comparare qualcosa che si conosce con qualcosa che non si conosce e non si può definire, come l’amicizia, Dio ed esso diventa visibile per cui si arriva alla conoscenza: le cose importanti si comprendono, cioè “si prendono con sé”. In questa poesia il segno fondamentale che cambia tutto è imprime una direzione diversa al proprio sentire è il vento, che è presente in tutte le civiltà come quella greca con il passaggio del dio Ermes e quella ebraica con il profeta Elia”.

Qual è il concetto di tempo nella poesia di Leopardi?

“Il tempo è eterno, presente, è un’unità infinita che non si può misurare né vedere, ma esiste e in questa esperienza il pensiero può “naufragare”, suggestiva è l’esperienza del limite in cui il verso “sedendo e mirando” coscientemente mette insieme pensiero e sensibilità. Solo l’uomo ha questa esperienza del tempo, ne è connotato. L’infinito riguarda soprattutto il tempo, non tanto lo spazio: a noi interessa la parola “fine” che riguarda chi amiamo. Il concetto di eterno è legato al tempo e del resto è significativo che questa poesia inizi con la parola ‘sempre'”.


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