Sulla riconversione della Novolegno il Gruppo Fantoni apre uno spiraglio. Nel corso dell’ultimo incontro tenuto presso la Regione Campania il 12 novembre scorso, l’amministratore delegato ha ragguagliato le parti sociali sulla situazione. Fermo restando il tentativo di cedere gli impianti ad imprenditori stranieri, pista per ora non ancora particolarmente calda, l’amministratore delegato Giorgio Barzazi ha dichiarato, tra l’altro, che il Gruppo Fantoni ha riflettuto nuovamente sulla possibilità di rilanciare l’attività industriale del sito, ma non avendo maturato la soluzione idonea, potrebbe valutare opportunità suggerite. Secondo Giovanni Lo Russo, segretario della Filca Cisl Irpinia Sannio, il Gruppo si sarebbe dichiarato «comunque disponibile ad investire qualora incontrasse idee e situazioni interessanti per portare avanti l’attività industriale e imprenditoriale, anche con altri soggetti». Della posizione di Giorgio Barzazi hanno preso atto tutti i partecipanti alla riunione, alla quale erano presenti gli Assessori regionali Sonia Palmeri e Antonio Marchiello, il capo di gabinetto del Presidente del Consiglio Regionale, Carlo D’Orta, le Rsu Aziendali, il sindaco di Montefredane Valentino Tropeano e Confindustria Avellino.

Giorgio Barzazi, amministratore del Gruppo Fantoni

RICONVERSIONE O CESSIONE DELLO STABILIMENTO, ARRIVA LO STUDIO DI FATTIBILITÀ. I tempi per una soluzione sembrano quasi maturi. A metà dicembre l’Advisor incaricato dal Gruppo (in accordo con Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Campania) di redigere «uno studio di fattibilità sulle potenzialità del sito industriale in previsione di una riconversione o cessione dello stesso» sarà consegnato entro la metà del mese di dicembre. Da quel momento sia la cessione che la riconversione saranno realizzabili sulla base di parametri certi, non solo da un punto di vista finanziari. L’Advisor nella sua analisi terrà certamente conto della storia della fabbrica, dell’attuale stato degli impianti, della logistica di collegamento nel contesto di Pianodardine – Arcella di Montefredane. Non è un caso che l’imprenditore oggi apre un canale di dialogo, dopo molti mesi di indisponibilità, anche alla luce del nuovo quadro normativo che da gennaio interesserà l’area industriale ove è ubicata la Novolegno, nel cuore della Zona Economica Speciale. L’appetibilità di uno stabilimento come questo verrà misurata, quindi, dallo studio, sulla base del quale saranno poi condotte le eventuali trattative sua per una riconversione che per una cessione.

Giovanni Lo Russo, Filca Cisl

IL SINDACATO PRONTO A SOSTENERE UNA RICONVERSIONE DELLA NOVOLEGNO ALL’INTERNO DELLA FILIERA AMBIENTALE.  Informando della situazione attuale della Novolegno, la Filca Cisl esprime la propria posizione, valutando le novità emerse al tavolo del 12 novembre a Napoli. Per la Filca-Cisl la Novolegno spa lo stabilimento avellinese, «l’unica realtà del Meridione ad effettuare circolarmente il riciclo del legno» potrebbe avere un futuro e una appetibilità. Per esempio, Filca Cisl ipotizza un investimento con più soggetti, tra i quali cita Irpiniambiente spa, perché nel sito di Arcella potrebbe nascere o svilupparsi «a partire dall’impiantistica esistente un polo o una piattaforma finalizzati al riciclo del legno e di altri materiali come plastica, carta e metalli, per il loro riuso o impiego». Osservando che «in Irpinia non esistono realtà di questo tipo», Filca ritiene che non debba disperdersi il know how e il potenziale tecnologico oggi ancora disponibile in un settore raro nel Mezzogiorno, come il riutilizzo del legno. Giovanni Lo Russo sostiene che anche il Sindaco di Montefredane, Valentino Tropeano, ritenga fondamentale preservare la vocazione dello stabilimento al di là di chi sarà disponibile a investire nel suo rilancio. In quarant’anni di attività, lo stabilimento «ha sviluppato tutte le condizioni favorevoli per margini di redditività, distribuendo ricchezza ed occupazione sul territorio». In sostanza, la Filca ritiene importante ripartire dal cuore della vecchia attività industriale, «la lavorazione del legno di riciclo conferito dalle piattaforme di discarica». Il Sindacato ritiene questa strada utile a reintegrare i dipendenti oggi destinati ad essere lasciati a casa. «Il riciclo del legno compiuto, con l’aggiunta di altri materiali), appare ancora il settore più idoneo su cui puntare in un progetto che vede lo stabilimento di Montefredane in grado di offrire lavoro e produzione con margini di redditività», scrive Lo Russo. «Questo è lo spiraglio, con una disponibilità imprenditoriale ad investire, con una volontà della Politica, l’aiuto delle Istituzioni, con la ZES (Zona economica speciale), con l’apporto sindacale e una discreta infrastruttura del posto, avremo una reindustrializzazione e riconversione dello stabilimento e quindi la salvaguardia del sito produttivo e delle maestranze».

La sede del Ministero dello Sviluppo Economico

AL MISE SI ATTENDE LA SINTESI. Ottenuto lo studio di fattibilità, la riconversione della Novolegno o la sua cessione saranno al centro di una nuova riunione al Ministero dello Sviluppo Economico, dove emergerà, con tutte le carte sul tavolo, «un quadro più chiaro sulle varie soluzioni della vicenda». La chiusura del sito produttivo, che si sviluppa su 10.079 metri quadri, coinvolge 117 lavoratori più l’indotto.


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