“L’angelo azzurro” di Heinrich Mann

Ilde Rampino recensisce per Nuova Irpinia uno dei capolavori della letteratura tedesca

"L'angelo azzurro" di Heinrich Mann. la locandina dell'omonimo film con Marlene Dietrich

“L’angelo azzurro” di Heinrich Mann. La sofferenza repressa per il disprezzo da parte dei propri alunni che si trasforma in rabbia e poi in passione insana per una donna è il tema, affascinante e intricato, di “L’Angelo Azzurro” di Heinrich Mann. Quel soprannome “Unrat”, “spazzatura” lo perseguita continuamente, l’ironia cattiva che pervade l’ambiente scolastico, lo stigmatizza come un marchio, di cui non riesce a liberarsi, provocando l’ilarità anche da parte dei suoi colleghi. Egli è chiuso nel suo ruolo di tiranno ed è come se fosse imbrigliato in una rete che lo stringe sempre più: il suo tentativo di vendicarsi, assegnando un tema difficilissimo, si rivela vano. Il suo scopo principale è instillare nei suoi alunni l’amore per la cultura, per il ragionamento, per uno studio approfondito per i testi fin nei minimi particolari, per il greco e il latino, tutti elementi che lo fanno sentire superiore agli altri, mentre egli in fondo li vedeva come se avessero poteri di comando, si sentiva in una posizione quasi subalterna. L’assurdità di questa idea lo rendeva furioso e nello stesso tempo impotente, poiché ciò che avveniva nella scuola “aveva la serietà e la realtà della vita” e avvertiva da parte loro questa indifferenza alle sue richieste, quasi fosse una marionetta nelle loro mani. Il disprezzo e il senso di sfida che l’alunno Lohmann esercitava nei suoi confronti feriva il suo orgoglio, ma era come se egli non si potesse sottrarre al suo atteggiamento, sentiva che in qualche modo il ragazzo lo teneva in pugno e dubitasse della sua autorità, anche nel silenzio più cupo che il professor Unrat voleva creare attorno a sé. L’interesse di Lohmann per l’artista Rosa Frohlich rappresenta quindi per il professor Unrat il pretesto per agire, per liberarsi dai lacci della rete che il ragazzo gli ha creato intorno: il suo unico obiettivo è “pizzicarlo” e porlo in una situazione di disagio per essere stato scoperto. Ma l’entrare in contatto con un mondo sconosciuto, fatto di fascino equivoco, all’interno di un fumoso locale – l’Angelo Azzurro – irretisce il professor Unrat. Egli che nel mondo dello spirito apparteneva alla classe dominante e si rendeva conto di fare una vita diversa dagli altri suoi colleghi, improvvisamente”era stato sbalzato dai binari della vita  di tutti i giorni” e si sentiva “circondato da nemici”, mentre i suoi ex allievi sogghignavano. L’incontro con quella donna, Rosa Frohlich, spirito inquieto e inquietante, che pareva “un grido” per la forza con cui la sua figura gli apparve, comincia a provocarlo in un vortice di istinti oscuri, mentre egli si sente  “il solo con la mente lucida in un mondo che era la sua negazione” , si presenta a lei come difensore dei giovani ed è attratto dal suo fascino e dalla profusione di colori. Si crea così una “guerra” latente tra il professor Unrat e Lohmann, verso cui egli prova molta gelosia e rancore, poichè  considera la donna “cosa sua” perché gli ha permesso di vederne la creazione, facendolo assistere alla sua “vestizione” fino a pretendere che ”i  regali deve riceverli solo da me”. Comincia a prendersi cura di lei, a entrare nel suo mondo fatto di belletti, acconciature e vestiti, dipendente dai suoi cambiamenti di umore. La prende sotto la sua protezione, ma vuole isolarla dagli altri, si sente vittorioso sui suoi alunni che l’avevano disprezzato: nel camerino di Rosa si sente il padrone e li tratta anche lì come se fossero suoi alunni. Rosa diventa la protagonista del suo mondo, le offre persino un appartamento per legarla a sé e allontanarla dagli altri. Egli si sottrae a qualsiasi pregiudizio  morale, vive noncurante di tutto, nonostante le critiche degli altri, affermando che “la mia dignità appartiene a me solo”. La passione per lei, che considera una donna “che non tutti meritano di possedere” lo trascina in un vortice di sensazioni contrastanti: si rende conto che non può avere più fiducia in lei, perché ora lei apparteneva a tutti e la sua rabbia, unita a un impotente senso di frustrazione provoca in lui un crollo morale che lo porta persino ad essere licenziato. Tuttavia non riesce a dimenticarla e le chiede di sposarla: tra lei e Unrat che continuava a seguirla in un notturno vagabondare, si era creato una sorta di legame ed egli si sente completamente in balia di lei, dell’uragano di passioni che l’aveva travolto, della febbre ardente che lo consumava, ma che lo metteva spesso in uno stato di angoscia che faceva vagare per le strade deserte in cerca di pace.

A cura di Ilde Rampino

 

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