La targa dell'Acquedotto Pugliese, ex Eaap

L’Acquedotto Pugliese ha compiuto 100 anni il 19 ottobre scorso. La Puglia ha aperto il programma di celebrazioni dell’acqua pubblica, sancito come evento di interesse nazionale dalla medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ignorando l’Irpinia. Eppure, il Sele e il Calore costituiscono dall’800 la fonte base del sistema idrico di questa laboriosa, vitale e amica (per l’Irpinia e la Campania) regione meridionale. Il centenario dell’acqua pubblica celebra la data del 19 ottobre 1919, quando l’Acquedotto Pugliese venne trasformato in Ente Pubblico, l’EAAP. A cominciare dalla Amministrazione regionale della Puglia, la comunita locali commemorano questo secolo come il ricordo di una conquista sociale di portata storica. Per comprendere quale svolta sia stata l’acqua pubblica per queste terre bagnate dai mari Adriatico e Ionio, ma povere di acque dolci, basta ricordare il poeta latino Orazio. Descriveva la Puglia come terra assetata: “Siderum insedit vapor siticulosae Apuliae”, cioè “…arriva alle stelle l’afa della Puglia sitibonda”. Ebbene, benchè l’Irpinia sia la protagonista di questo secolo pugliese, con il generoso e oneroso tributo d’acqua pagato ogni secondo di ogni minuto nei secoli dai suoi fiumi, non risultano appuntamenti commemorativi o celebrativi ad Avellino, sede dell’Alto Calore Servizi e del Distretto Idrico Calore Irpino, autorità d’ambito nell’Ente Idrico Campano, da cui tutte le sorgenti irpine dipendono (con la riforma del 2015).

All’interno delle Sorgenti “Sanità” di Caposele

L’IRPINIA E L’ACQUEDOTTO PUGLIESE.  L’acquedotto pugliese è il maggiore complesso di infrastrutture acquedottistiche tra loro interconnesse in Europa. Il suo canale principale nasce in Alta Irpinia da fonti che vengono generate dai Monti Picentini. Le acque del Sele e (dal 1870), del Calore hanno contribuito al fabbisogno pugliese. Nel 1906 questo tributo idrico fu irreggimentato grazie all’inizio dei lavori di costruzione dell’acquedotto per superare il problema millenario dell’acqua nelle Puglie, dove la difficile estraibilità idrica dal sottosuolo costringeva ad utilizzare l’acqua piovana raccolta in cisterne. Una battaglia durissima dei deputati di Bari portò al finanziamento ingente delle opere necessarie a cambiare la storia di quelle terre, appaltate con una gara internazionale. Quelle opere furono realizzate sotto gli occhi dei bisnonni degli attuali amministratori locali e cittadini di Caposele, Teora, Conza della Campania. Il nome di quella infrastruttura grande e innovativa per l’epoca è la Galleria idrica di valico appenninico Pavoncelli. Stiamo parlando di un tunnel imponente già al momento della sua costruzione: 12,75 chilometri, quarto per lunghezza in Italia dopo Frejus, Gottardo e Sempione. Otto anni dopo, la prima acqua della Pavoncelli già dissetava i primi paesi pugliesi, mentre l’Europa stava per essere incendiata dalla Prima Guerra Mondiale. L’iniziale trasferimento idrico dal Sele (4.500 litri al secondo) fu integrato dalle acque del Calore (2.000) per una portata complessiva di 6.500 litri al secondo. Grazie all’Irpinia, il 24 aprile 1915 fu inaugurata a Bari la prima fontana in Piazza Umberto, con una intallazione che recava scolpita a rilievo la datazione dell’anno precedente, il 1914, anno in cui la Pavoncelli fu terminata.

Una fontana pugliese del 1914 installata l’anno successivo

NEL 1919 L’ACQUEDOTTO PUGLIESE DIVENNE ENTE PUBBLICO.  Quattro anni dopo, il 19 ottobre del 1919, quando l’Acquedotto Pugliese venne trasformato in Ente Pubblico. Questi fatti e moltissimo altro formerà oggetto di lezione nelle scuole pugliesi quest’anno, in linea con quanto disposto dalle autorità amministrative e scolastiche regionali per celebrare il Centenario dell’Acqua Pubblica. Nei giorni scorsi le iniziative sono state presentate in una conferenza stampa da: Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia; da Simeone Di Cagno Abbrescia e Nicola De Sanctis, presidente e amministratore Delegato dell’Acquedotto Pugliese; da Mario Loizzo, presidente del Consiglio della Regionale pugliese; da Franco Landella, vicepresidente dell’ANCI Puglia e da Federico Pirro, Docente di Storia dell’Industria all’Università degli Studi Aldo Moro di Bari. Le celebrazioni sono cominciate venerdì 18 ottobre, al Teatro AncheCinema di Bari. Prossimo appuntamento il 4 dicembre, quando alle 18 presso il Palazzo dell’Acqua, è prevista la presentazione dell’iniziativa editoriale “Acqua madre mia”, con la presentazione di tre pubblicazioni, curate dal Consiglio regionale e da Acquedotto Pugliese. Seguiranno a gennaio nella stessa sede la mostra di arte contemporanea “Il sentimento dell’acqua”, poi a febbraio il convegno sulle prospettive dell’acqua pubblica, quindi, la manifestazione conclusiva al Teatro Petruzzelli di Bari.

Le sorgenti Pollentina del Calore di Cassano Irpino

L’ACQUEDOTTO PUBBLICO HA DATO IMPULSO ALLO SVILUPPO DI UNA REGIONE DINAMICA E VOLENTEROSA.  Come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, i vertici regionali pugliesi ben comprendono la portata dell’acqua pubblica nella vicenda storica della loro terra. “Dal ‘900 la storia dell’ultimo secolo in Puglia è stata più volte associata a quella del suo Acquedotto, perché racconta la battaglia per affrancarsi dalla scarsezza dell’acqua e dall’incubo della sete”, ha affermato Mario Loizzo, presidente del Consiglio della Regionale pugliese. “Non si può parlare del futuro dell’Acquedotto Pugliese senza conoscerne le origini e non ci sarà altro futuro se non acqua pubblica e un acquedotto di natura pubblica”. E sono parole importanti anche per Irpinia e Campania quelle pronunciate dal Governatore Michele Emiliano. “I cento anni di acqua pubblica in Puglia costituiscono un motivo identitario. L’acqua è il simbolo della diversità di cultura politica, ambientale e di rilancio del Mezzogiorno. Per noi questa azienda pubblica deve rimanere tale e se è possibile deve coinvolgere sempre più i Comuni e anche altre Regioni”, ha affermato.

L’assessore regionale all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, Vice presidente della Giunta della Campania

“UN NUOVO PATTO TRA CAMPANIA E PUGLIA PER TUTELARE LE SORGENTI IRPINE NEL COMUNE INTERESSE DI POPOLAZIONI E AMBIENTE”. Tra Campania e Puglia, regioni intimamente e culturalmente saldate da legami di indiscussa amicizia, vanno rivisti gli attuali accordi sui trasferimenti idrici. Dopo un preliminare tavolo tecnico ministeriale nei mesi scorsi, l’iniziativa del Vicepresidente regionale con delega all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, non ha avuto sbocco. Si rende necessario rimodulare le quote di approvvigionamento delle province campane di Avellino, Benevento e Salerno, quindi della Puglia, rilanciando il patto di solidarietà tra le due regioni in chiave di maggiore sostenibilità ambientale, ecologica e sociale. Lo spunto è offerto dalla necessità di negoziare i diritti e i doveri sulla gestione dei nuovi impianti idrici (centrale idroelettrica compresa) realizzata a Caposele con il raddoppio della galleria Pavoncelli. L’auspicio è che questo secolo di acqua pubblica pugliese possa rappresentare solo l’inizio di un cammino di benessere e sviluppo per le comunità (unite) del Mezzogiorno.

Un briefing tecnico all’interno della Galleria Pavoncelli (Foto Aqp)

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