Rogo ICS, l’industria agroalimentare chiede chiarezza sull’impatto ambientale

Uve, nocciole, castagne e cipolle tra i prodotti che potrebbero avere pesanti penalizzazioni sul mercato e sulle esportazioni dopo l'incendio nell'area industriale di Avellino. Gli agricoltori chiedono di accelerare la comunicazione delle analisi con report capillari su suoli e acque

Rogo ICS sabato 14 settembre. Concluse le operazioni di spegnimento. I Vigili del Fuoco annunciano che la fabbrica è in sicurezza

Sul rogo ICS l’industria agroalimentare chiede chiarezza. Il vasto incendio che si è sviluppato a Pianodardine è ancora al centro di approfondimenti scientifici, il cui esito non è stato ancora definitivamente comunicato. C’è preoccupazione più per l’incertezza che per i risultati stessi, viste i primi riscontri pubblicati dalle autorità, che finora hanno parlato di impatto contenuto dell’incendio sull’aria. Dalla vendemmia del vino alla raccolta di nocciole, castagne e della cipolla ramata di Montoro, gli agricoltori impegnati nelle zone prossime in linea d’aria a quelle del rogo della ICS lanciano un grido d’allarme e chiedono un coinvolgimento immediato delle autorità competenti per avere certezze e limitare così i danni. Anche la multinazionale Ferrero di Sant’Angelo dei Lombardi, che nei mesi scorsi aveva annunciato l’interesse per un maggiore acquisto della materia prima in Campania, è alla finestra. Come gli altri operatori grandi e piccoli si aspetta dati attendibili sulle ricadute reali all’interno del perimetro considerato a rischio intorno al capoluogo.

La sede dell’Asl in via degli Imbimbo

“Asl e Arpac devono fare presto a dare risposte a Pianodardine: l’agricoltura teme riflessi negativi nella percezione dell’opinione pubblica”. Così le decine e decine di imprenditori agricoli che lavorano nell’areale della zona colpita dal drammatico incendio che ha interessato la Ics di Pianodardine. In particolare, si avverte una grande preoccupazione in merito al danno di immagine che le aziende e i prodotti potranno ricevere nelle prossime settimane, con gravi ricadute sull’economia locale e sulle esportazioni di pregio. Alla luce dei divieti imposti dalla Prefettura nelle prime ore dell’incendio, con l’invito agli abitanti della città di Avellino e ad un corposo elenco di comuni limitrofi a barricarsi in casa; unitamente alle misure precauzionali imposte dall’Asl di Avellino, le aziende agricole rischiano una esposizione mediatica negativa. E per ora nessuno considera possibile la eventuale perdita anche parziale del raccolto. Decine di operatori del comparto agricolo stanno sollevando in queste ore la grave preoccupazione sulla incertezza intorno alla eventuale presenza di agenti inquinanti rilasciata durante l’incendio della Ics di Pianodardine. Benchè ben circoscritta l’area cosiddetta di crisi, a tre giorni dall’evento, non è ancora sciolta la riserva sull’impatto ambientale effettivo del rogo. Pur comprendendo le ragioni di cautela e la tempistica necessaria all’approfondimento scientifico, è necessario quanto prima fare chiarezza nell’interesse dei produttori e dei consumatori, ma anche dei cittadini che in proprio coltivano orti oppure si dedicano a piccoli frutteti per uso familiare. In trepidante attesa, in queste ore, non solo i proprietari dei vigneti e delle aziende vinicole prossimi alla raccolta delle uve, ma anche i proprietari dei noccioleti che si estendono da Prata Principato Ultra e fino a Montemiletto. Senza contare la produzione castanicola, i marroni di Serino e la cipolla ramata di Montoro. In pressing sugli agricoltori anche la multinazionale Ferrero, che ha conservato l’area di ritiro delle nocciole irpine nel sito in cui era ubicata la Ferrero sud, e che ha tutto l’interesse ad ottenere garanzie sulla salubrità del prodotto che si prepara a ritirare. “Non possiamo entrare in una eventuale black list del mercato ortofrutticolo: abbiamo bisogno di certezze e garanzie da offrire ai nostri clienti”.


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