Pd, Cennamo frena sul congresso. La parola al Nazareno

Assemblea affollata del Partito Democratico ad Avellino dedicata al nuovo quadro politico dopo la nascita del "governo di svolta" di M5s, Pd e Leu e guidato da Giuseppe Conte. Confronto teso per il pressing sul commissario provinciale. La base vuole l'assise provinciale

I Democratici irpini sembravano aver ritrovato l’entusiasmo dei giorni migliori stasera in via Tagliamento ad Avellino. Gran folla alla convocazione della assemblea da parte del commissario provinciale Aldo Cennamo, che ha aperto il confronto sul “Governo di Svolta”, nato nel pomeriggio al Quirinale, in attesa del giuramento previsto per domattina alle 10. Il commissario non aveva fatto però i conti con la passione politica di dirigenti e amministratori di una città e di una provincia abituata a recitare un ruolo da protagonista nella vicenda politica regionale e nazionale. E così, una discussione di carattere generale, promossa sulla scia dell’input dato dalla Direzione nazionale per coinvolgere i territori nella nuova prospettiva politica aperta nel Paese dalla nuova maggioranza parlamentare, è stata colta da più parti per rilanciare la urgenza di sbloccare il partito avellinese. Cennamo si è trovato di fronte umori ben diversi da quelli attesi. Il Pd irpino vuole il congresso, vuole superare lo stallo in cui un commissariamento infelice prima, un congresso dichiarato illegittimo poi, lo hanno precipitato, riducendolo a comprimario in una Campania dove percentualmente ha sempre raccolto il consenso più alto tra le cinque province campane. Aldo Cennamo si è soffermato sulla vicenda nazionale. “Il Pd guida la svolta nel Paese”, ha spiegato nella sua relazione il commissario provinciale del Pd irpino, di fronte al gruppo dirigente e agli amministratori locali riuniti in Via Tagliamento. Tornando sulle difficoltà superate per ottenere il risultato concretizzato nelle ultime ore al Quirinale, ha chiesto ai Democratici irpini di restare uniti contro i sovranisti, ammonendo un gruppo dirigente visibilmente contrariato per la mancanza di un chiaro impegno sul congresso. Il Governo frutto della convergenza fra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, segna un cambiamento profondo e duraturo del quadro politico italiano, ma proprio per questo Avellino non può restare in panchina. Malumori a parte, segnalati dall’uscita di scena (durante il suo intervento) del consigliere comunale Franco Russo, è emerso con chiarezza che ancora una volta sara il Nazareno a dover decidere i tempi di un ritorno al confronto democratico. A fine mese, il 26 settembre, il Responsabile Organizzativo Stefano Vaccari verrà da Roma per affrontare la questione del tesseramento, chiarendo quali realistici tempi occorreranno per arrivare al congresso. Tre settimane ancora di attesa e incertezze all’orizzonte dopo questo incontro. Nel frattempo il tempo scorre e le questioni non aspettano. In Irpinia c’è tanto da decidere come lo stesso Aldo Cennamo sa, avendo colto nella sua relazione molti spunti. Se il 17 settembre con Camilla Sgambato si discuterà pubblicamente di scuola pubblica, il 10 settembre sarà proprio Cennamo a convocare i sindaci sul caso Alto Calore. Indicandoli come gli unici ad avere voce in capitolo sul tema del riassetto idrico, Cennamo ha sterilizzato il problema ignorando che invece è tutto dentro il partito. È nel Pd che due fazioni si scontrano tra gestione pubblica totalitaria e quella cosiddetta a maggioranza. Lasciare discutere solo i sindaci, escludendo l partito nelle sue componenti, contraddice quanto avvenuto a Roma, dove non sono stati solo i parlamentari a decidere. Analogamente in irpinia non possono essere solo i riferimenti istituzionali a discutere, contraddicendo il fondamento costituzionale che consegna ai partiti la funzione di tramite dei cittadini per la partecipazione alla vita pubblica. Cennamo ha parlato della necessità di mettere al bando i trasversalismi, ma trascura di considerare che è nella assenza di una linea del partito espressa democraticamente che si alimenta il gioco delle parti. E così, dulcis in fundo, ha ammonito glu schieramenti contrapposti a superare divisione e steccati al Comune di Avellino, dimenticando che a separare Gianluca Festa e Luca Cipriano c’è un opposto mandato popolare, non superabile senza un processo democratico fondato sulla chiarezza. Cennamo ha ricordato al gruppo dirigente irpino le sue responsabilità per lo sfascio di questi anni, ignorando forse che dal 2013 non si celebra ad Avellino un congresso valido proprio per responsabilità del nazareno.


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