In duemila a Calitri per Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace

Accolto da applausi e cori di incitamento l'amministratore locale indagato con le accuse, tra l'altro, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha lanciato il suo monito «perché le Aree Interne ritrovino umanità e coesione», senza le quali non ci sarà speranza di ripartenza

Mimmo Lucano (al centro) e il Sindaco di Calitri Michele Di Maio allo Sponz Fest. A destra l'ex segretario provinciale del Pd, Giuseppe Di Guglielmo

Calitri città aperta nel cuore delle Aree Interne del Mezzogiorno accoglie con applausi e calore Mimmo Lucano, già sindaco di Riace, colpito dal divieto di dimora nel suo paese. In duemila hanno affollato «il mercato intraterrestre», allo Sponz Fest di Vinicio Capossela, per ascoltarlo. Lucano è stato accolto nella cornice fuori dal tempo di questa cittadina unica in Italia, dove i segni ancora visibili del terremoto del 1980 si sovrappongono alle tracce del neolitico lasciate all’alba dell’uomo. L’ex primo cittadino di Riace è stato il protagonista della giornata al Festival, calato in un panorama popolato fin da un passato remoto che lascia senza fiato chi lo osserva per la prima volta. Raccontata da Plinio il Vecchio nel I secolo avanti Cristo, come colonia aletrina, secoli prima che vi si gettassero le fondamenta pre urbane nel XIII secolo, quando Calitri si formò come un insediamento. Tra gli ortaggi e i prodotti della terra pronti per essere gustati nelle tavolate allestite per i visitatori, Lucano ha dialogato con l’antropologo Vito Teti, nel Vallone Cupo. Felice dell’accoglienza, dell’abbraccio del Sindaco Michele Di Maio, del ‘padrone di casa’ Vinicio Capossela, non ha nascosto il suo turbamento per quello che descrive come una sorta di esilio, nei giorni in cui è divampata la polemica per la il mantenimento della sua interdizione da Riace, dove resta indagato e sotto processo a Locri, dove ha dovuto difendersi dalle accuse di associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in gran parte cadute, salvo soprattutto quest’ultima. È Di questi giorni la sua rinuncia a chiedere di essere autorizzato a rientrare per visitare il padre gravemente malato. «Non chiedo elemosine», la sua risposta ai giornalisti che lo hanno cercato. A Calitri Mimmo Lucano ha invocato, come in ogni altra circostanza in cui parla in pubblico, i princìpi costituzionali. Ha chiesto giustizia per accuse mosse a suo carico che ritiene infondate. Dopo aver contribuito a dare riparo e accoglienza a tanti profughi in fuga dalla guerra e dalla fame, ha qualche modo ha confessato di condividere l’angoscia dei profughi, dichiarando di sentirsi quasi senza casa. Come i tanti stranieri giunti con ogni mezzo in Calabria, non ha un luogo a cui poter tornare. Lucano ha espresso preoccupazione per «i tempi bui dell’Italia», oggi preda di un sentimento popolare sensibile al clima di odio in cui il Paese è precipitato. Al contrario, ha concluso, le Aree Interne del Mezzogiorno hanno bisogno di aprirsi all’altro, per sfuggire ad un isolamento che sta svuotando i territori e soffocando la speranza. Tra un brano di Capossela e un applauso dei duemila presenti, ha rivolto il suo monito ai tanti giovani presenti, perché contribuiscano a far prevalere umanità e comprensione sull’odio.

Il castello di Calitri

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