Zes, Melchionna: sindaci finalmente protagonisti. Ora un tavolo per programmare

Intervista al segretario generale della Cisl Irpinia Sannio Mario Melchionna, alla luce della firma del "protocollo d'intesa per lo sviluppo" fra Asi Avellino, Regione Campania e Comuni. Come auspicato da tempo dal sindacato i Comuni diventano protagonisti sul territorio di quella politica economica che guarda con rinnovato interesse alle aree Pip- Piano di Insediamento Produttivo nati nel post terremoto del 1980

I Comuni diventano protagonisti del disegno dello sviluppo industriale atteso dalla Regione Campania in merito alle Zes- Zone Economiche Speciali, e con la firma in calce al protocollo d’intesa siglato con l’Asi di Avellino e la Regione aderiscono a quel processo di “imprenditoria amministrativa” auspicato da tempo dai sindacati provinciali, ma anche alle coordinate lanciate a Benevento in occasione del primo forum delle aree interne promosso dai Vescovi. Nonostante le forti perplessità nutrite dalla Cisl Irpinia Sannio e dal segretario generale Mario Melchionna in merito all’apertura ufficiale delle aree ad economia speciale per costruire l’appetibilità degli investimenti, non è possibile trascurare in questa fase, la nuova visione che anima la politica: la costruzione della rete istituzionale per riammagliare i territori, riempire i confini per abbatterli, e colmare i vuoti. Per la prima volta dopo decenni, si accendono giusti riflettori sulle Aree Pip, molte delle quali non sono mai decollate, e la programmazione dedicata alle attività manifatturiere ed artigianali spesso è rimasta solo su carta. Facciamo il punto con Mario Melchionna.

Il 24 luglio scorso l’Asi di Avellino ha convocato 21 sindaci per siglare il protocollo d’intesa per lo sviluppo, una strategia di politica economica che affianca e supporta le Zes e richiama i sindaci al ruolo di broker industriali. Lei cosa ne pensa?

“Si tratta di una iniziativa positiva, in quanto è finalizzata ad ampliare il perimetro dell’area su cui ricadranno investimenti: maggiori saranno le opportunità inserite nel ventaglio della Zes e della strategia messa in campo dall’Asi, migliore sarà il risultato atteso”.

I sindaci hanno un ruolo protagonista in questa strategia licenziata dal Consorzio di Via Capozzi.

“Il nodo infatti è verificare la maturità degli amministratori, che sono chiamati a ragionare non più come sindaci dei singoli comuni, ma come Unione dei Comuni. Il documento infatti richiama esplicitamente alla reciprocità fra gli amministratori, che dovranno sostenere non solo la semplificazione e l’agevolazione a nuovi insediamenti, ma anche collaborare sull’intera piattaforma con una sola voce. La solidarietà fra i sindaci dovrà essere in sintesi, un vero e proprio atto politico”.

Continui.

“I comuni sono protagonisti del proprio territorio, e rappresentano il primo livello istituzionale vicino a chi vuole creare insediamenti produttivi. Il Comune sarà il soggetto che accompagna l’iter istituzionale e abbatte la burocrazia per semplificare gli interventi. I sindaci non possono occuparsi soltanto di ordinaria amministrazione, ma devono avere quella flessibilità e dinamicità di azione, tale da rendere appetibili i territori, e completare le infrastrutture materiali e immateriali. Basta piangersi addosso e puntare il dito verso altri responsabili”.

Accanto alla valorizzazione delle aree industriali connotate dalla Zes, si affiancano per la prima volta le Aree Pip, che saranno coinvolte nelle azioni di supporto alla Zona Economica Speciale. Qual è la fotografia scattata dalla Cisl su questo aspetto?

“Ogni comune ha investito nelle aree Pip- Piani di Insediamento Produttivo- ma molte sono abbandonate e ingoiate dall’erba, senza contare che non hanno mai visto l’insediamento delle attività produttive. Questa rappresenta però sicuramente una grande opportunità, ovvero quella di fare una ricognizione del patrimonio e ottimizzare gli investimenti. In prima battuta suggerirei ai sindaci di concentrarsi su quelle aree già attrezzate e dinamiche, altrimenti si rischia di dover aprire un’altra fase di lavori legati alla riqualificazione delle aree. Si potrebbe immaginare un processo graduale di investimenti, per agganciare da subito la strategia delle Zes, per poi lavorare sul completamento degli investimenti”.

L’Asi ha inoltrato formale richiesta al Governatore De Luca e all’assessore regionale Marchiello di prendere parte alla firma ufficiale fra Regione, Asi e Comuni che si terrà a Venticano il 5 settembre prossimo. In quella data si potrebbe annunciare anche l’apertura della manovra economica della Zes secondo lei?

“Oramai parliamo di Zes da ben quattro anni, ma fino ad oggi non abbiamo ancora visto nessun investimento. La battaglia vera che dovrebbe intestarsi la Regione è lo stanziamento dei fondi necessari per rendere appetibili le aree. La grande preoccupazione del sindacato è che i fondi stanziati dal Governo saranno spalmati su tutta Italia e non specificatamente per il Mezzogiorno: appena 300 milioni di euro. Ma così l’economia del Sud non si risolleva e il divario resta”.

Pensa che le Zes possano rivelarsi una semplice misura governativa di incentivo all’imprenditoria, indebolendo di fatto le ambizioni della Campania e del Mezzogiorno?

“Il Governo non sta dando la giusta attenzione al Sud, e le Zes sono l’unica occasione per incentivare nuovi investimenti e frenare l’emorragia di partenze e chiusure. Leggo molta politica in questa manovra e poca sostanza. Ci aspettiamo che De Luca porti a casa un risultato, e che renda operativa la strategia con i fondi disponibili: non possiamo attendere oltre, perchè a breve potrebbe già essere superata”.

In vista dell’apertura formale della strategia regionale a valere sulle aree industriali, si aprono diversi interrogativi sulle manovre di messa a disposizione dei lotti ma anche dei capannoni vuoti di proprietà privata, e di quelli sottoposti a curatela fallimentare. La Cisl sta vagliando queste questioni?

“Sarà la Regione Campania a legiferare in materia e a licenziare un puntuale regolamento. L’Asi potrà candidarsi ad acquisire quei capannoni che risultano di proprietà privata ma assegnati ad un progetto non produttivo e a rientrare nelle disponibilità per poterlo rimettere a bando. Certo non possiamo rischiare di replicare interventi che avallano cattedrali nel deserto:immagino invece che si possano prevedere ulteriori agevolazioni nell’affidamento. Devo dare atto a Sirignano di avere già promosso degli atti in questa direzione, come nel Calaggio, dove sono state riattivate tutte le strutture presenti”.

Oltre al recupero degli opifici abbandonati, la messa a disposizione dei suoli prevede una nuova stagione di cementificazione, invertendo una rotta politica annunciata da qualche decennio che premeva invece per la riduzione del cemento improduttivo. 

“Sono convinto che serva un giusto equilibrio fra ambiente e natura e infrastrutture. Non immagino una cementificazione selvaggia, ma non dovremmo ingessarci su posizioni che non portano a niente. Nel rispetto delle leggi, è necessario fare le cose che servono, servizi e accessibilità, altrimenti corriamo il rischio di rimanere fuori”.

Altra partita attiene alle strutture sottoposte a curatela fallimentare. Come farà l’Asi a rientrare nella proprietà di opifici e capannoni che da anni occupano i giudici fallimentari e le aste pubbliche? 

“La questione dovrà essere risolta in tempi brevi, ma ritengo che la procedura debba essere indicata dal regolamento regionale oppure da un decreto ad hoc in cui viene dettagliata la questione relativa alle curatele. L’importante è che gli addetti ai lavori intervengano tempestivamente per regolamentare lo snellimento della burocrazia e per dotare poi i tecnici degli strumenti amministrativo- legali per valutare i curricula degli imprenditori candidati, per evitare di ripetere gli errori di 30 anni fa”.


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