Nella platea del Goleto Festival alcuni ospiti degli Sprar dell'Alta Irpinia

“L’Alta Irpinia nei nuovi corridoi umanitari della Caritas”. Monito del Vescovo Pasquale Cascio nell’affollata seconda serata del Goleto Festival: “La chiesa c’è per tutti, attenti a chi suggerisce strumentalmente la guerra tra poveri”. L’intervento di monsignor Cascio rappresenta il culmine di una serata dedicata all’incontro tra i popoli e le culture, nel cuore di quel Cratere aperto dal sisma di 39 anni fa, quando volontari di ogni parte del mondo sono venuti qui a scavare tra le macerie. A Sant’Angelo dei Lombardi si è mostrata ieri sera una comunità che non teme i migranti, l’immigrazione, ma è sconvolta dalla emigrazione dei suoi figli e nipoti, in fuga alla ricerca di una speranza di vita. In questo solco, nella distanza tra la realtà sociale vissuta e quella posticcia della rappresentazione mediatica il Vescovo ha parlato della necessità di integrazione. Cascio ha preso la parola dopo che in tanti avevano visitato la mostra  allestito nella Abbazia da Alessandro Blasi, “Un emigrante di nome Gesù”, ammirata anche dagli ospiti dei Centri Sprar di Sant’Angelo, Sant’Andrea, Conza e Bisaccia. Prima del dibattito il concerto dei Makardia, con i testi e le musiche di Filomena D’ Andrea, che ha dato il là agli interventi con “Pietro il petroliere”  e “Armando”.

I relatori protagonisti del dibattito organizzato nell’ambito della seconda serata del Goleto Festival. Al centro, accanto alla Presidente del Rotary Club Sant’Angelo Goleto, il Vescovo dell’Alta Irpinia, Monsignor Pasquale Cascio

“GLI STRANIERI NON TOLGONO SPAZIO AGLI ITALIANI, NON AFFIDATEVI ALLE VOSTRE PAURE”. Messaggio forte quello pronunciato dal Vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco, Conza, Bisaccia,  Monsignor Pasquale Cascio. “La strada del confronto e della ‘accoglienza dell’altro’ in questo buio è la vera luce. La vita o è accolta o è offesa, non ci sono alternative. È qui che si creano tutte le forme di relazione: la stessa giustizia sociale si crea all’interno dell’accoglienza. Compito della chiesa è non banalizzare il messaggio del Papa, anche se la paura e i potenti mezzi di comunicazione svuotano le coscienze, e il cuore ha paura di amare”, ha spiegato. “Alla politica voglio dire che l’accoglienza è un sistema di giustizia sociale. Tante persone bussano alla nostra porta per dirci che aiutiamo gli stranieri e non loro. Ma i nostri poveri non sono esclusi, tutti sono tutelati, perché la famiglia è grande, c è posto per tutti”, ha sottolineato. “Accogliere i poveri che arrivano da fuori tutela anche i nostri poveri. In passato più eravamo poveri e più si pensava alle leggi giuste, ma superata la povertà ha preso il sopravvento il mercato, la finanza. Il mondo finanziario è la vera prigione dell’uomo nei numeri del denaro”, ha avvertito. “In questi ultimi giorni ho coinvolto la Caritas diocesana per partecipare ai corridoi umanitari, per mettere in moto altri metodi di accoglienza. La chiesa insieme alla comunità di Sant’Egidio lavora a questo. Nell’impegno delle risorse siamo attenti ad assicurare non solo accoglienza,  ma  l’integrazione, che deve essere seguita. Il Papa ci invita a fare in modo che queste persone sentano l’accompagnamento di chi li ha accolti. I fratelli che si integrano qui devono avere la possibilità di diventare cittadini italiani”.

Un momento della serata dedicata agli Sprar durante il Goleto Festival
Prima del dibattito il concerto dei Makardia, con i testi e le musiche di Filomena D’ Andrea

IL DIBATTITO. Il dibattito della seconda giornata era stato aperto dalla presidente del Rotary Club Hirpinia Goleto, Rosanna Repole: “Il tema dell emigrazione ci appartiene, sia per la storia di questo territorio, sia per il contributo offerto con i centri Sprar. Oggi ci sono le famiglie con noi e sarebbe bello farli diventare cittadini del nostro territorio, per costruire la nostra idea di Italia, che è quella di un Paese accogliente, aperto. Alla luce del clima politico che stiamo vivendo, il nostro obiettivo deve essere quello di riconnetterci con la società civile e tornare popolari, seguendo l’insegnamento di Papa Francesco”.

In prima fila al Goleto Festival i bambini presenti negli Sprar dell’Alta Irpinia. Alcuni di loro sono nelle strutture con i loro genitori

Dopo i saluti dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, Valeria Braccia, il coordinatore degli Sprar per la cooperativa sociale Irpinia 2000 onlus Gianni Farese ha sottolineato come i centri Sprar siano stati modificati nell’assetto e nella mission dal Ministero degli Interni. Oggi sono Sistema di Accoglienza di Protezione e Minori non Accompagnati. Sostituiscono lo Sprar e si occuperanno in Campania di 3mila persone ripartite su centinaia di progetti. “I centri Sprar oggi sono dimezzati e attendiamo il nuovo decreto del Ministero degli Interni per le direttive di gestione del prossimo triennio” ha spiegato.

La platea del Goleto Festival nella seconda serata dedicata al tema della accoglienza in Alta Irpinia

Salvatore Esposito, della Fondazione Mediterraneo Sociale, che segue la rete dei Comuni sostenibili, di cui fa parte Calitri, ha evidenziato la necessità di costruire  “momenti di consapevolezza politica e culturale”. E ha spiegato: “Michele Di Maio ha messo in discussione la gestione amministrativa con un forum scientifico internazionale per strutturare un cambiamento radicale sul territorio. Papa Francesco sta dando una risposta alla grande bugia dell’homo economicus: cambiare il modello di sviluppo, superare l’economia del profitto e arrivare all’ economia della reciprocità e della comunione”. Antonio Zollo, giornalista de L’Unità, torna a Sant’Angelo dei Lombardi dopo 35 anni, quando aveva visitato il paese appena dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Dati alla mano,  diffusi dall’agenzia Unhcr, illustra le cifre sull’emigrazione e sui dati demografici dell’Europa. “Il calo demografico europeo produrrà un fabbisogno di persone abilitato a svolgere ruoli. È stimato in 5 milioni di persone fra il 2040 e 2050. Anche gli italiani hanno conosciuto il dramma dell’emigrazione, e sono stati fra le vittime della tragedia in Belgio. Il problema a Bruxelles è la mancanza di una strategia unitaria e condivisa per gestire accoglienza, e poi l’integrazione e la formazione. Ma alla luce dei dati licenziati dall’agenzia Onu, abbiamo l’obbligo di essere accoglienti, perché coincide con la necessità di garantire la nostra sopravvivenza”.


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