La IIA riparte è ripartita dalla ex Breda. Flumeri resta in panchina aspettando un Contratto di Sviluppo, da tre anni. Lo stabilimento irpino è sottoutiluzzato in attesa dell’attivazione di una procedura che non è mai partita. Si continua a rilanciare con investimenti teorici sempre più impegnativi e imponenti, ma in realtà l’intervento resta solo sulla carta dal settembre del 2016, quando l’Accordo è stato siglato la prima volta. Dal tavolo riuniti al Mise giovedì la vera svolta è stata certificata per Bologna, forte del suo marchio storico, Breda, a differenza di Valle Ufita che il suo, la Irisbus, lo ha perso otto anni fa. E intanto la Cigs scorre, avendo bruciato metà dell’anno solare.
BREDA ESCE DAL TUNNEL, L’EX IRISBUS SI DISSOLVE. Il tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico su Industria Italiana Autobus, presieduto dal Vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial, ha visto la partecipazione del Ministero del Lavoro, degli Enti locali, di Invitalia, dell’azienda e dei sindacati, ha ricordato una nota diffusa dal Mise nella serata di giovedì. A quel tavolo sono state comunicate dal nuovo amministratore delegato dell’azienda Giovanni De Filippis le vere novità. Da un lato, ha fatto sapere che l’iter di rientro dalla Turchia della produzione viaggia ad alti ritmi a Bologna, dove la fabbrica perfettamente funzionante ha richiamato al lavoro tutti i lavoratori in Cigs. In questo quadro, si è comunicata la imminente consegna «dei primi nuovi autobus per la città di Roma, che rappresenta uno dei principali clienti dell’azienda». Ma se Bologna ride, Valle Ufita può piangere. «Per il sito di Flumeri sono in corso di definizione i contratti per la manutenzione e l’ammodernamento dello stabilimento, propedeutici al riassorbimento dei lavoratori per i quali sono già stati attivati dei percorsi di formazione», si legge nella nota ministeriale. «Il riavvio delle linee di produzione del sito campano sarà sostenuto anche con la sottoscrizione del Contratto di sviluppo». Le parole sono del Ministero, non appartengono al sindacato o ai lavoratori. Da un lato c’è una fabbrica che funziona a pieno regime, dall’altro ce n’é una ferma, nonostante decine di milioni di euro giacciano nel cassetto in attesa di far partire un Contratto di Sviluppo siglato nella prima stesura nel settembre 2016. Appare evidente il rischio per gli operai, ma soprattutto per il territorio. Al momento, IIA viaggia sulle consolidate certezze del marchio Breda a Bologna, avendo di fatto separato il destino dalla ex Irisbus, con cui Breda si era fusa otto anni fa, quando Fiat decise di abbandonare gli stabilimenti ex Iveco di Flumeri.
«RITROVATO UN MARCHIO STORICO», NON È IRISBUS. Questa realtà la scrive nero su bianco ancora una volta il Ministero: «La nuova compagine societaria, guidata a maggioranza da Invitalia e Leonardo, ha permesso quindi un netto cambiamento rispetto al passato nella gestione dell’azienda, consentendo di avviare il rilancio di un marchio storico (Bredamenarinibus oggi Breda, ndr) e realizzare il polo italiano di produzione di autobus, così come auspicato dal Ministro Di Maio nel momento in cui ha preso in mano il dossier». Il Mise parla di soddisfazione espressa dai sindacati. Come hanno avuto modo di affermare molti esponenti, tra questi il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, in realtà il tavolo del Mise ha certificato in risultato a luci e ombre, le luci a Bologna e le ombre a Flumeri. Ed è evidente come al momento, grazie al lavoro fatto in questi otto anni, si temporeggi sulla individuazione di un nuovo investitori grazie alle commesse ottenute dagli enti locali italiani. Bologna oggi lavora grazie alla presenza sul mercato, che forse non basterebbe a coprire anche Flumeri, che infatti è ferma. Nessuna fretta, si legge nel documento. «Verrà concesso un ulteriore periodo di tempo per verificare la presenza di un nuovo partner industriale, che sia in grado di portare all’azienda un valore aggiunto, sia in termini di tecnologia che di know how nel settore dei mezzi ecosostenibili». La conclusione del Mise difende l’operato politico del Ministro, ma non chiarisce le prospettive reali per Valle Ufita: «Il primo incontro presieduto da questo Governo su Industria Italiana Autobus risale a un anno fa. Da allora sono stati raggiunti molti risultati, a dimostrazione del fatto che quando si svolge un lavoro serio e sinergico tra le parti coinvolte, si mette un’azienda in difficoltà in condizione di rialzarsi ed avere un futuro produttivo, salvaguardando i lavoratori», scrive il Vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial.
CONTRATTO DI SVILUPPO ANNUNCIATO E POI CONGELATO PER QUASI TRE ANNI. Fu l’allora Assessore alle Attività Produttive Amedeo Lepore ad annunciare in una conferenza stampa a Napoli l’Accordo di Sviluppo pe la IIA di Flumeri tre anni fa. “Il contratto di sviluppo è stato presentato dalla società Industria Italiana Autobus S.p.A. (nata nel 2014 dalla fusione dell’ex Bredamenarinibus S.p.A. e Irisbus Italia S.p.a ex Fiat Iveco di Flumeri) per la realizzazione di un programma di sviluppo industriale relativo alla riattivazione del sito produttivo, ex Irisbus, di Flumeri (AV), impegnato nella realizzazione di veicoli a motorizzazione anteriore e posteriore appartenenti al segmento dei mini-midibus”. La prima firma in calce a quel “Contratto” è del 21 settembre 2016, ormai tre anni fa. Nel gennaio di quest’anno è stato aggiornato alla luce del cambio di proprietà all’interno della Industria Italiana Autobus, confermando gli importi: 18.163.265,30 euro di cui 2.040.000 euro già erogati, “subordinatamente alla presentazione e alla positiva valutazione del nuovo piano industriale dell’impresa, da parte di Invitalia”, finalizzati al recupero e alla riqualificazione dello stabilimento ex Irisbus”, al netto della salvaguardia occupazionale. L’investimento “prevede il progressivo riassorbimento dalla CIGS, di circa 300 unità impiegate presso il sito di Flumeri (AV) e la conservazione, da parte della Industria Italiana Autobus S.p.A., di uno stratificato e localizzato know how nella produzione di autobus”, si leggeva solo un semestre fa. Oggi quei 20 milioni sono saliti a 31, ma restano ugualmente solo sulla carta.
LE REAZIONI. Per Fismic, che questa mattina ha riunito la Segreteria Provinciale, incontrando «un gruppo numeroso di lavoratori e cassintegrati di Industria Italiana Autobus, guidati dai delegati Fismic Giovanni Garofano e Gerardo Novino» la Industria Italiana Autobus «viaggia a due velocità». Lo afferma il Segretario Generale della Fismic-Confsal, Giuseppe Zaolino. «Al Nord (Bologna con Bredamenarinibus) piena occupazione di 150 unità e con un salario più alto del 30% ed un Sud (Flumeri ) con il 60% degli addetti in cassa integrazione e salari più bassi del 30%». I numeri parlano chiaro. Fismic le definisce «gabbie salariali camuffate nella stessa società», spiegando che «per noi sono insopportabili e non più tollerabili». La quota produttiva di Flumeri continua a sostenere la produzione turca di Karsan, osserva. «A Bologna lavorano tutti e qui da noi si scaricano gli effetti della crisi con 160 lavoratori su 273 costantemente in cassa integrazione e ritardi nella ristrutturazione conclamati (lastratura e verniciatura saranno completati a luglio 2020) e per la seconda linea, quella elettrica, la previsione per il 2021». Di fronte a «queste contraddizioni non bastano più le rassicurazioni di qualcuno, perché è arrivato il tempo di accelerare per restituire dignità e certezze ai lavoratori di Flumeri, altrimenti i sacrifici di questi anni saranno serviti solo per arricchire i Turchi e sistemare i problemi di Bologna e del marchio storico, la ex Bredamenarinibus».
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